Andromaca

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Nel terzo libro dell'Eneide, Enea e i suoi uomini giungono in Epiro, regno di Pirro. Qui scoprono che il figlio di Achille è morto e ora sul trono si trova Eleno, uno dei pochi figli di Priamo scampati all'assedio di Ilio. Sua sposa è Andromaca, moglie di Ettore: infatti, dopo la caduta di Troia e l'uccisione di Astianatte, era diventata schiava di Pirro e condotta in Epiro come bottino di guerra. 

Nonostante si sia risposata, il suo amore per Ettore è rimasto invariato, tanto che, non appena vede Enea sano e salvo, domanda se anche il precedente marito fosse sopravvissuto alla strage.

Riporto di seguito alcuni passi del monologo di Andromaca.

"Ti presenti a me come vera forma, vero nunzio,
figlio di dea? Sei forse vivo? O se la grande luce fuggì,
Ettore dov'è? [...]
Ma te quale rotta diedero i venti, quali fati?
O quale dio spinse alle nostre spiagge te ignaro?
E il piccolo Ascanio? Vive forse e si pasce dell'aria?
Chi ormai da Troia ti...
Che amore c'è nel bambino della madre perduta?
Forse che il padre Enea e lo zio Ettore lo spinge
all'antico eroismo ed al coraggio virile?"

"[Ad Ascanio] Accogli anche questi, che siano i ricordi delle mie mani,
fanciullo, ed attestino il grande amore di Andromaca,
sposa ettorea. Prendi gli ultimi doni dei tuoi,
oh per me unica immagine del mio Astianatte.
Così gli occhi, così lui le mani, così il volto aveva;
ed ora crescerebbe con te di pari età."

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