Virgilio morì improvvisamente a Brindisi nel settembre 19 a.C. dopo essersi preso una brutta insolazione a Megara qualche giorno prima.
L'Eneide era ancora incompiuta: infatti, per quanto la stesura fosse ormai terminata, doveva ancora essere revisionata e alcuni versi non rispettavano la metrica. Pertanto Virgilio chiese ai suoi amici Vario Rufo e Plozio Tucca di bruciare il manoscritto, cosicché nessuno potesse mai leggerlo.
Tuttavia, i due preferirono consegnare l'opera all'imperatore Ottaviano Augusto, che ne ordinò la pubblicazione e la fece diventare nel giro di pochissimo tempo il poema nazionale romano.
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De Aeneide
RandomCitazioni, aneddoti e scleri sull'"Eneide" di Publio Virgilio Marone.