Virgilio scrisse l'Eneide sotto insistenza di Mecenate, braccio destro del princeps Augusto e suo patronus, per celebrare la gloria di Roma e della figura dell'imperatore. Poiché, però, questi era ancora vivo, non era opportuno elogiarlo apertamente (il principato avrebbe potuto prendere improvvisamente una piega dispotica, annullando le lodi del poema), così Virgilio decise lodare Augusto in maniera indiretta attraverso la figura di Enea.
L'eroe troiano, infatti, ha origini divine, dal momento che sua madre è la dea Venere, e allo stesso modo suo figlio Ascanio. Dal ragazzo discenderà la gens Iulia, così chiamata da Iulo (altro nome di Ascanio stesso), di cui farà parte Caio Giulio Cesare. Poiché Ottaviano Augusto era il pronipote di Cesare e successivamente fu adottato dal condottiero, il princeps può vantare origini divine.
Inoltre, nel libro sesto, Anchise mostra ad Enea le anime dei futuri grandi uomini di Roma, tra cui proprio Giulio Cesare e Ottaviano Augusto.
Tra gli altri personaggi illustri della storia romana sono citati Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Tarquinio il Superbo, Lucio Giunio Bruto (uno dei primi consoli secondo la tradizione), i Deci, i Drusi, i Fabii, Catone il Censore, Lucio Emilio Paolo, Scipione Africano, Scipione l'Emiliano e i Gracchi.
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De Aeneide
RandomCitazioni, aneddoti e scleri sull'"Eneide" di Publio Virgilio Marone.