1- Bentornata a Willow Grace

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Mel

"Il destino ti aspetta sulla strada che hai scelto per evitarlo"
-Proverbio arabo-

-Sei molto silenziosa, Mel va tutto bene?-

Papà avvicinò il palmo alla bocchetta dell'auto per poi aumentare l'aria del condizionatore prima di spostare lo sguardo su di me.

-Sto bene-

La sua bocca si piegò appena, come faceva sempre quando pensava a qualcosa di spiacevole.

Mi rivolse l'ennesima occhiata preoccupata da quando era venuto a prendermi all'aeroporto.

-Tu stai sempre bene- concluse a voce più bassa e tornò a guardare la strada.

Cercai qualcosa da dire ma non mi venne in mente nulla di buono. Affondai la testa nel sedile mentre i primi dettagli di Willow Grace ci sfilavano accanto.

La verità era che avrei tanto voluto smettere di pensare.

Avrei tanto voluto aver imparato come fare.

Ma, come attratti da un filo invisibile, i miei pensieri continuavano a ripropormi le stesse immagini.

È vero che l'ansia ha una fervida immaginazione, è capace di rosicchiare ogni minima traccia di lucidità e riversarti addosso migliaia di possibili scenari orribili e spesso logicamente improbabili.

I miei, però, orbitavano tutti intorno alla mamma.

Erano passati tre giorni da quando io e zia Rose l'avevamo accompagnata in clinica.

Ero consapevole che fosse la cosa giusta per lei, che lì avrebbe potuto intraprendere un percorso per stare meglio.

Ma avrei tanto voluto che le cose fossero diverse.

-Hai dato un'occhiata al programma della scuola?- papà interruppe di nuovo il silenzio.

-Non ne ho avuto il tempo-

-Beh, ho visto che c'è un bel corso di letteratura avanzata, e uno di poesia. Potresti iscriverti a uno dei due, o tutte e due, e vedere come va, che ne pensi?-

Mi lanciò un'altra occhiata, e i suoi occhi nocciola, così diversi dai miei, mi dissero tutto quello che non aveva bisogno di dirmi a parole.

Era dispiaciuto per me.

Era preoccupato per me.

E non era abituato a me.

Erano anni che non passavamo più di mezza giornata insieme.
Dopo il divorzio dalla mamma lo avevo visto solo per le feste e il tempo era sempre stato troppo poco. Trasferirmi a casa sua con la nuova famiglia che si era costruito era una novità per entrambi.

-Gli darò un'occhiata, sì- distesi le labbra prima di tornare a guardare fuori dal finestrino.

-Bene- si pizzicò il naso.

In realtà non mi importava molto di iscrivermi a corsi extra, non se non erano in funzione per il college. Tutto quello che volevo era ottenere una borsa di studio che mi permettesse di tornare a Seattle e frequentare il college lì l'anno seguente.

La mamma avrebbe potuto fare molti progressi, ma sapevo che avrebbe avuto bisogno di me una volta uscita dal programma e che io rimanessi vicino a lei a Seattle era la migliore soluzione per entrambe.

Il resto del viaggio, che comunque non durò più di dieci minuti, lo proseguimmo in silenzio. Io immersa nei ricordi dolci amari di quella cittadina, a cui avevo fatto ritorno dopo anni di assenza, e mio padre impegnato a fingere di non essere in ansia per quel cambiamento.

Look up - Let's play with destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora