17- Il rumore del silenzio

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Mel

"Stai ferma, in silenzio, e ascolta il tuo cuore.
Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti porta"
-Susanna Tamaro-

-Torno a Seattle- dissi stringendo il copriletto tra le dita.

-No Mel, i dottori hanno detto che ci vorrà un po' di tempo... se venissi ora non sarebbe una cosa positiva né per te, né per tua madre- Zia Rose sospirò e lo feci anche io.

Mi sentivo stanchissima, quella notte non avevo chiuso occhio ma per fortuna quel giorno era domenica e non sarei dovuta andare a scuola.

-Tesoro, starà meglio, Elizabeth è forte- sentii gli occhi pizzicare ma, sinceramente, non credevo di avere in corpo altre lacrime da versare.

Stava andando tutto a rotoli.
Ogni cosa era sbagliata.
-Lieve disturbo borderline di personalità- mormorai sentendo il cuore spezzarsi.

-I dottori mi hanno detto così ma dovranno eseguire altri controlli. Mel, tua mamma ora non é in condizioni per affrontare la tua visita. La conosco e la distruggerebbe sapere che l'hai vista così-

La crisi di mia mamma era stata sopita in fretta, i medici la stavano ancora tenendo sedata e questo non faceva che acuire il mio dolore.
Da quello che mi era stato raccontato il giorno prima, la mamma aveva tentato di fuggire dalla clinica e quando sono riusciti a fermarla versava in uno stato confusionale.

La mia mamma.
Smaniavo nell'andare ad aprire google e leggere tutto ciò che potevo sul disturbo che le avevano appena diagnosticato.
-Mi manca, magari se fossi lì starebbe meglio. Non credo che stare da sola le faccia bene- comunicai le mie paure ma la voce mi si spezzò.

-Non è da sola ci sono molte brave persone che si prendono cura di lei. Ma appena starà meglio ti prenoterò il volo e verrai a trovarci, promesso- zia Rose addolcì la voce e io mi buttai sul letto affondando la testa nei cuscini.

Le tempie mi pulsavano dopo la nottata in bianco, lanciai un'occhiata fuori dalla finestra.
Quel giorno il cielo era comparso di nuvoloni e sapevo che presto sarebbero arrivata le pioggia.
Ottimo era ciò che mi serviva.

-Dimmi di te tesoro, come stai? Raccontami qualcosa-

La mia mente volò automaticamente a Damian, al nostro bacio segreto sulla spiaggia, e a quello che mi aveva detto.

Lo attraevo, gli piacevo dal punto di vista meramente fisico ma nient'altro.
Era stato onesto eppure non riuscivo a smettere di pensarci.

Pensavo ai suoi occhi scuri come la notte, profondi e criptici ma non vuoti.
No, gli occhi Damian erano un pozzo di segreti ma brillavano talmente tanto che mi sentivo accecata quando li guardavo.

Socchiusi gli occhi sentendo la familiare fitta al petto.

I miei pensieri corsero poi a Sean, che non aveva fatto altro che mandarmi messaggi di scuse per tutta la giornata. Li avevo ignorati tutti.
Lui si scusava ma non sapeva che avrei dovuto farlo io.

Era tutto sbagliato.

-Carl mi ha detto che avete avuto un disguido ieri- sollevai le palpebre fissando il soffitto chiaro.

-Mel puoi parlare con me, lo sai. Non chiudermi fuori- zia Rose sembrava preoccupata.
Ed ecco che si aggiungeva un' altra persona che avevo deluso.

Zia Rose era sempre stata una vera amica per me, una presenza indissolubile e a cui dovevo molto, moltissimo.
Senza di lei non sarei riuscita a prendermi cura della mamma da sola.

Look up - Let's play with destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora