36- Ti racconto una storia

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Mel

"Nulla vi è di nascosto che non sarà svelato e nulla vi è di segreto che non sarà conosciuto."
-Luca 12, 1-7 -

-Come stai Melanie?- il dottor Brown mi sorrise gentile prendendo la biro dal tavolo.
Mi piaceva quell'uomo, non voleva spremermi come un limone e ogni volta che gli raccontavo qualcosa nessun giudizio sembrava attraversare le sue iridi.
-Bene, la mamma sta meglio e presto la sposteranno- mi raddrizzai nervosa sulla poltrona imbottita.
Il dottor Brown era lo psicologo della scuola e zia Rose aveva insistito perché lo incontrassi prima di partire.
-La zia si occuperà di Lea, è tutto in ordine- sì, tutto in ordine.
Si sistemò gli occhiali perplesso.
-Lea?- gli sorrisi imbarazzata.
-La mia tartaruga, preferisco lasciarla qui nel suo ambiente che portarla in Florida, le piace troppo la pioggia- storsi il naso alla sciocchezza che dissi ma lui annuì comprensivo. Mise da parte il quadernino e mi fissò negli occhi.
-Sai Melanie? Va bene essere tristi.- lo guardai deglutendo a fatica.
-Essere giù di morale è umano, soprattutto dopo traumi del genere. Non soffrirai per sempre.- strinsi le ginocchia colpita dalla sua arguzia. Ci eravamo visti solo un paio di volte ma sembrava conoscermi meglio di molte persone.
-Le emozioni vanno accettate, anche quelle sgradevoli.
Quando hai paura di essere triste devi ricordarti che non ne esistono di sbagliate. Non si ferisce nessuno con un'emozione, sono le azioni e le parole a farlo. Perciò accetta qualsiasi stato d'animo, a volte non andiamo fieri di quello che sentiamo ma se riusciamo a comprenderlo e a trasformarlo allora abbiamo la possibilità  di diventare persone migliori- riflettei sulle sue parole.
-Il fatto è che non amo i cambiamenti- ammisi e mi sentii una bambina insicura. Lui mi sorrise bonario.
-E chi non ne ha paura in questo mondo?-

Guardai Damian mentre dormiva, sembrava così tranquillo. Ma sapevo che non era la realtà, non lo avevo mai visto così "perso" come quella sera.
Era stato il suo compleanno, sospirai triste.

Avrei voluto poter fare qualcosa per lui, magari anche solo una sciocchezza.

Gli spostai una ciocca di capelli dalla fronte, lo avevo accompagnato a casa e si era addormentato senza neanche togliersi le scarpe.

Nessuno di noi aveva detto una parola durante il tragitto, e anche Kyle era sembrato preoccupato.
Quando eravamo arrivati ero rimasta scioccata nel vedere i signori Hale aspettarci in salotto.

Era come se già sapessero in quale stato si sarebbe trovato loro figlio quella sera.
Margaret lo aveva guardato addolorata mentre io e Nate lo accompagnavamo in camera sua.

Sentivo il cuore spezzato nel vedere Damian in quel modo, era sempre stato così forte e invincibile fino a quel momento.

Si era buttato sul letto dicendomi qualcosa di incomprensibile e prima che potessi fare qualcosa si era addormentato.
Lo avevo osservato per un eternità di tempo cercando delle risposte che non avrei potuto trovare da sola.

Mi ero limitata a togliergli le scarpe e gli avevo sistemato i cuscini.

Il suo viso in quel momento era bello ma contratto, neanche nei sogni Damian era tranquillo. Osservai quel ragazzo dall'armatura d'acciaio che in quel momento sembrava un bambino smarrito.

Lanciai un'occhiata alla sua camera scura e con un sospiro mi decisi a uscire.
I genitori di Damian mi osservarono dalla cucina e io mi sistemai la borsa sulla spalla stancamente.

Look up - Let's play with destinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora