31 Dicembre 2008
Finalmente tutto era pronto.
La tavola imbandita di patatine, salatini e pop-corn. Cola-cola e aranciata a volontà.
Quella sera avrebbe preso vita un pigiama party a casa di Selene, con la partecipazione delle sue compagne di classe, nonché migliori amiche.
Si sarebbero abbuffate, per poi concentrarsi a giocare con la Nintendo Wii, che in quel momento spopolava tantissimo fra i giovani.
Infine, allo scoccare della mezzanotte, sarebbero corse in giardino avvolte come salsicciotti nei loro cappotti, ad ammirare i fuochi d'artificio che ogni anno venivano organizzati sempre nella solita, se non unica, piazza del paese.Le previsioni metereologiche prevedevano neve, quindi l'emozione di guardar esplodere quegli ombrelloni colorati nel cielo scuro, con qualche fiocco a cadere lento sui visi caldi, caricava le ragazze a molla.
Dodici anni, spensieratezza e tutta la vita davanti.
Non appena arrivarono le tre amiche tanto attese, dopo i vari baci e abbracci, si accomodarono direttamente in salotto, con i genitori a guardare la tv entusiasti di avere un po' di gioventù e di casino in casa.
La cena somigliò tuttalpiù ad un buffet di pizzette e schifezze varie, ma il metabolismo a quell'età difficilmente ne risente, quindi la tavola fu spazzolata nel giro di un'ora con tanto di dolce finale e la madre di Selene, si apprestò subito a sparecchiare per lasciare spazio libero al gioco.
Verso le undici di sera le ragazze iniziavano ad accusare la stanchezza della giornata e delle ore intense di gioco e schiamazzo.
Ariel però non si sentiva così scarica e le venne in mente un'idea da proporre alle amiche che, di primo impatto, le lasciò un po' perplesse.<< Ragazze, perché non giochiamo con la tavola Ouija? Tanto manca ancora alla mezzanotte! >>
Con un silenzio tombale di sottofondo, prima la fissarono stranite e poi si scambiarono uno sguardo di intesa.
Si supportavano a vicenda, avevano molto in comune e appoggiare le idee, anche quelle più stupide, rientrava in uno dei ruoli fondamentali dell'amica perfetta.
Quindi tutte acconsentirono, anche se leggermente scettiche.Presero un foglio di carta e alla buona scrissero lettere e numeri.
Accostarono leggermente la porta a vetri del salotto, in modo da non farsi sentire dai genitori rimasti in cucina a parlare e a fumare in compagnia della vicina di casa, che nel frattempo era passata a salutare e a godersi il capodanno con loro.
Spensero la luce e accesero tre candele.
Usarono un tappo di bottiglia come planchette, costringendosi ad appoggiare un solo dito a testa, data la struttura piccola dell'oggetto.
Quando calò il silenzio, ognuna lottò contro se stessa per non scoppiare a ridere.
Si guardavano a vicenda con espressioni buffe, aspettandosi chissà che strana magia.
Poi Mary mosse volontariamente il tappo e le altre saltarono sul posto, causando una fragorosa risata che fece venire loro le lacrime agli occhi.<<Dai, dobbiamo rimanere serie!>> intervenne Ariel, convinta che la tavola avrebbe funzionato.
Rimasero così una decina di minuti, senza parlare, senza porre domande.
Per loro era semplicemente un gioco. Un gioco di cui non sapevano le regole e tanto meno le conseguenze in caso di sconfitta.<<E' una stupidaggine! Dai, mettiamo via tutto>> concluse Sari, la quarta anima del gruppo, la più quieta e silenziosa.
Non si sentiva a suo agio a giocare con quelle "cose esoteriche", le creavano un senso di angoscia.In quel momento la luce delle candele tremò per un istante, ma nessuno se ne rese conto.
Nessuno tranne Ariel.
I piccoli dettagli non le sfuggivano mai.
Rimase zitta. Non disse niente alle altre e pensò che probabilmente era stato un colpo d'aria, magari un respiro emesso troppo affannosamente.La mezzanotte ormai era agli sgoccioli e come da programma, uscirono fuori belle coperte a puntare i nasi all'insù, aspettando il meraviglioso spettacolo. La neve si presentò puntuale, come a volersi godere anche lei lo spettacolo.
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Iniziò il conto alla rovescia che partì dal coro unisono delle loro voci, seguite da tutto il vicinato che stava facendo la stessa cosa, ognuno nel proprio giardino.<< 4 >>
Ariel percepì un appuntito soffio gelido correrle lungo la schiena, che le rizzò i peli.
"La tua anima"
Un bisbiglio, un soffio di vento. Non capì.
Si guardò attorno fugacemente diverse volte, in cerca di una spiegazione.<< 3 >>
"Ti darò la caccia"
Un altro sussurro. Una voce.
Ariel rimase pietrificata. Com'è che nessuno sentiva?<< 2 >>
"Verrai da me"
Panico. Sudori freddi.<< 1 >>
"Sei mia"
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HOTEL INFERNO
ParanormalDi nuovo l'interferenza mi stordisce l'orecchio. "So dove sei" Oh no, di nuovo. > l'uomo con gli occhi azzurri e i capelli biondi lisciati all'indietro continua a stuzzicarmi, ma ho perso la concentrazione. "Sono qui con te" Mi guardo attorno scatto...