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Un altro gigante di vetro, un'altra vista mozzafiato.
L'ascensore esterno trasparente sale a gran velocità fino all'attico situato quasi all'ultimo piano.
Questa volta però, ci affacciamo nel cuore della città, con altre costruzioni mastodontiche, case e luci di negozi che anche di notte, continuano ad illuminare instancabili con le loro insegne sempre attive.

Entriamo in quella che sicuramente è solo una, delle tante case di sua proprietà e appoggiando la giacca con non curanza sul divano del salottino, Dagon si dirige a passo svelto al piano superiore, collegato da una scalinata in legno bianco a sbalzo.

Cercando di lasciare in giro meno sabbia possibile, appoggio le décolleté a terra, vicino all'entrata e mi incammino verso la parete finestrata che dà su San Diego.
Mi immergo nei miei pensieri finché osservo l'altezza che mi eleva da terra, sentendomi quasi capace di poter toccare il cielo con dito.
Sono arrivata da pochi giorni e stanno succedendo tantissime cose. Non mi sarei mai immaginata di trovarmi qui, in mezzo alla folla di una città turistica e al lusso che può offrire.

Ritorno con la mente al presente alla comparsa di Dagon, con in mano dei boxer neri e una maglia extra large bianca abbinata ad una stampa rossa sul davanti.
<<High Desert Mavericks?>> domando incuriosita dal nome mai sentito nominare.
<<Una squadra di baseball californiana. Bei tempi quelli.>>
Mi getta il tutto in braccio, andandosene poi verso la cucina.
Il piano è un open-space che collega salotto, cucina e un altro corridoio con diverse camere.

Apre il frigorifero ed estrae come un trofeo d'oro una bottiglia scura di cui non riesco a leggerne l'etichetta.
<<Vino?>> 
Pessima idea.
<<Ma certo>> annuisco, incamminandomi per raggiungerlo a piedi nudi.
Apre l'anta di un mobiletto, che non impiega molto a richiudersi da sola con un solo tocco  della mano, afferra due calici e in men che non si dica, ha già aperto la bottiglia e versato da bere.

<<Il bagno è in fondo al corridoio, a destra. Ti procuro il necessario per farti una doccia e quello, è il tuo pigiama per stanotte>> conclude indicando col bicchiere gli indumenti che ho in mano.
<<La porta davanti invece, conduce alla stanza per gli ospiti>> beve un sorso, rimanendo qualche secondo in silenzio a riflettere <<a meno che tu non voglia dormire nel mio letto>> sentenzia sfacciato e mi ritrovo, come al solito, a recitare una smorfia di stupore misto imbarazzo.
<<Paura?>>
Mi rinfaccia la mia stessa battuta fatta in spiaggia e con un sorriso, rispondo allo stesso modo.
<<Paura io? Mostrami la tua stanza.>>
Sul suo viso compare un ghigno malizioso, divertito dalla mia intraprendenza.

Saliamo le scale senza fretta e arrivati davanti all'unica porta in fondo, la apre con grazia, incitandomi ad entrare per prima. E' pur sempre ben educato, o forse furbo.
Vengo avvolta dalle tonalità calde del color crema, sfumate al beige delle tende e tappeti, concludendosi poi con il legno scuro dei mobili.
E' così ordinata ed impeccabile che non si direbbe ci viva qualcuno.
Inoltre, il profumo che sprigiona, è lo stesso che porta sulla sua pelle.

<<Lì c'è il bagno, Miss Arroganza>> indica con un dito un'arcata vicino al televisore al plasma.
<<Quando la finirai di chiamarmi così?>> lo stuzzico fingendomi offesa e dirigendomi intanto verso il luogo indicato.
<<Quando la smetterai di fare l'arrogante>> risponde sarcastico, con un tono più alto e non posso non fare a meno di ridere.
Dopo qualche breve minuto, compare con due asciugamani piegati geometricamente, spazzolino sigillato e pettine nuovo.
<<Molto gentile>> rispondo con un cenno di riverenza, appoggiando il tutto sul mobiletto scuro, vicino al lavabo in pietra.

L'acqua bollente mi inonda come una cascata di lava e mi lascio coccolare dal vapore acqueo ad occhi chiusi, cercando di sciogliere il cappotto di ghiaccio formatosi attorno al corpo dopo il bagno in mare.
Strofino i capelli con lo shampoo alla vaniglia, grattando via tutta la sporcizia e il sale, massaggiandomi con cura la cute.

"Non puoi scappare"
Spalanco gli occhi terrorizzata.
Non azzardo un movimento e rimango in ascolto. 
Potrebbe essere stato Dagon a parlare. 
Tentenno qualche altro secondo con la pelle d'oca e i peli dritti.

Cerco di calmarmi. Il quarto bicchiere, mi sta giocando un brutto scherzo.
Butto la testa completamente sotto il getto per iniziare il risciacquo e nel buio delle palpebre chiuse, compaiono due occhi rossi terrificanti.
Questa volta caccio un urlo, respirando affannosamente e mettendomi una mano sul cuore.

"Vieni da me
Mi schiaccio con la schiena contro la parete, guardandomi a destra e sinistra nervosamente, con il terrore che il cuore possa esplodermi nel petto.
Che mi succede?

<<Ariel, va tutto bene?>> domanda Dagon dall'altra stanza, leggermente preoccupato dopo aver sentito il mio urlo.
<<S-sì>> rispondo incerta. 
Sciacquo alla buona le ultime nuvole di schiuma nei capelli e in fretta e furia mi precipito fuori dalla doccia, avvolgendomi nell'asciugamano pulito.
Mi guardo allo specchio, leggermente appannato, cercando di riprendere il controllo di me stessa e di darmi una calmata. 
Impiego qualche minuto a sistemarmi i capelli in una treccia, vestirmi con il suo intimo e dirigermi poi in camera, dove lo trovo completamente nudo, mani sui fianchi e addosso solo un'espressione euforica.

Divampo di vergogna, puntando lo sguardo di lato con una piccola risatina causata dall'assurdità della situazione.
<<Oh, finalmente!>> si lamenta della durata della mia doccia, come se fossi rimasta nel box per ore.
<<Ma non potevi aspettare di essere in bagno!?>> lo rimprovero senza rabbia, mentre dai piedi, lo vedo fare il giro della camera per poi raggiungermi e stanziare davanti a me.
<<Non amo perder tempo>> conclude alzandomi il viso con l'indice, per poi strizzarmi l'occhio ed entrare in bagno.

Ne approfitto per mettermi comoda sotto le coperte, sistemandomi i cuscini e fissando il soffitto ancora con il cuore in gola.
E adesso che si fa? Non sono certa di voler andare oltre e so di non essere nemmeno obbligata.
Da un lato Dagon è affasciante e con un carattere accattivante, impulsivo. 
E' un uomo con il mondo ai suoi piedi, degli obbiettivi prefissati e tutte le sicurezze in tasca che io non ho.
Mi sento a mio agio in sua compagnia e devo dire, anche al sicuro.

Ricompare dopo una decina di minuti con la stessa scioltezza e nudità, fino a sistemarsi al mio fianco sotto il lenzuolo, posizionando le braccia dietro la testa e contraendo i bicipiti per metterli in risalto.
Sono scioccata.
<<Fai sul serio?>> di nuovo una piccola risatina ironica.
<<Sono abituato a dormire nudo >> ribatte con spontaneità <<ma puoi sempre andare nella stanza degli ospiti.>>
Continua con il gioco della sfida e anche se mi costa ammetterlo, è davvero divertente.
<<Non do vittoria a nessuno, mai>> concludo autoritaria, sistemandomi su un lato e voltandogli la  schiena.
<<Allora non ti dispiace se vengo a scaldarmi.>> 

Rimango ferma mentre il letto affonda sotto il suo peso e il suo spostamento, con il lenzuolo che tira tutto da un lato e, alla fine, dopo diverse manovre, mi si spalma contro con il suo corpo statuario, incastrandosi perfettamente tra l'incavo del mio collo,  la curva della schiena e in mezzo alle gambe.
Riesco a sentire il suo calore costantemente elevato, le sue mani forti che mi stringono la vita e l'intimità che preme rigida.
<<Ma non eri abituato a dormire nudo?>> il mio tono rimane sulla stessa lunghezza d'onda del suo, incoraggiando questo gioco a doppio fine.
<<Ho mentito>>
Mi stringe maggiormente nella morsa e inerme nelle sue braccia, mi lascio avvolgere, esplorare e pervadere da tutte le emozioni che mio corpo riesce a provare.

 

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