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Di nuovo su di giri, di nuovo preso dalla foga e questa volta, non esita a prendere possesso del mio corpo, modellandolo come creta fra le mani.
Come una spugna assorbo le sue emozioni, ammontando lo stesso piacere, lo stesso desiderio e la stessa passione.
Ci avvinghiamo, ci mordiamo e ci graffiamo.

<<Voglio la tua anima e il tuo corpo.>>

Le parole arrivano veloci come una porta che sbatte davanti al viso. Un blocco mentale dissolve nell'aria l'euforia del momento, lasciandomi interdetta e immobile.
Come la pellicola di un film, di cui viene riavvolto il nastro più e più volte, le sue parole riecheggiano minacciose nella mia testa, facendo scattare diversi campanellini d'allarme.
Credo che abbia scelto il momento per ufficializzare il passaggio da comune ragazza a complice di stragi.
Non permetterò che la mia anima venga compromessa.
<<Lasciami>>

È stato un grande errore venire qui e lo sapevo, non ho fatto nulla per impedirlo e non ci ho nemmeno provato.
Volto il viso di lato per schivare le sue labbra e i suoi occhi, cercando di liberarmi dalla sua morsa.
<<Dagon>> tento di spingerlo via dalle spalle, ma la sua forza innata mi trattiene a sé.
Il caldo mi indebolisce, il vapore mi ostruisce i polmoni, sto affannando e la pressione sanguigna ne risente.
Continua a torturarmi il collo, le spalle, ovunque, senza timore e senza vergogna.
<<HO DETTO LASCIAMI!>>
Con una carica sovrannaturale lo sbatto contro l'anta in vetro, che per il duro colpo, va totalmente in frantumi.
Dagon vola fuori schiantandosi a terra, con la pelle del tutto intatta, nonostante i pezzi di vetro appuntiti.
Sono pietrificata e non mi capacito di esser riuscita a fare una cosa simile. Paura? Adrenalina?
Gabriel.

Corro fuori recuperando un asciugamano e mi dirigo al piano di sotto nella speranza di non scivolare a causa dei piedi bagnati sul legno.
Dov'è la mia borsa?
Mi guardo intorno spaesata, avendo perso di vista i miei averi.
Necessito del cellulare o temo che questa possa essere la fine.

<<ARIEL!>> Lo sento urlare al piano superiore.
Compare da sopra le scale con un asciugamano avvolto in vita, la sua immagine mi terrorizza e la mia fantasia mi propone diversi scenari differenti di possibile morte.
Non so cos'altro fare, il panico mi impedisce di ragionare velocemente, quindi mi dirigo all'ascensore per scappare.
<<Dai, dai>>
Il numero rimane bloccato al piano terra, non accenna a salire.
Mi volto e lo vedo scendere le scale lentamente, sapendo perfettamente che non ho via di fuga.
<<Non ti avvicinare>> lo minaccio sentendomi ridicola e impotente.
Lui alza le mani fingendosi impaurito, rimanendo sul posto.

<<Perché l'hai fatto?>>
Contro ogni mia aspettativa, il suo tono è calmo e pacifico, in cerca di risposte.
<<Non ti darò niente. So cosa sei>> gioco tutte le mie carte, questa volta non può vincere lui.
<<Che cosa sono? Offeso sicuramente. Ariel, non capisco dove vuoi arrivare. Entrambi ci desideriamo a vicenda ed entrambi siamo adulti, perché non ti lasci andare?>>
Vuole anche fare lo spiritoso ma io non ci casco. Sa benissimo di cosa sto parlando, può fingere quanto vuole, ma ormai lo tengo in pugno.
<<No, lo sai bene di cosa parlo. Gli occhi rossi, il controllo della mente. Hai giocato con me fin dall'inizio, ma ora ti ho scoperto.>>

Sbuffa portandosi le mani ai fianchi e scuotendo la testa deluso.
Poi si avvia in cucina, sparisce qualche secondo e ritorna con un barattolino trasparente in mano.
<<Certo, sono uno stronzo e un mostro, ma sai cos'ho scoperto io invece? Queste.>>
Agita la scatoletta, facendo risuonare delle pastiglie al suo interno.
<<Mentre ti aspettavo davanti al Platinum, il tuo caro amico Max mi ha riconosciuto e mi ha consegnato una busta con queste dentro, dicendo che le avevi dimenticate in stanza quando eri uscita per venire da me. Peccato che non si sa come mai, tu non sia mai uscita dall'hotel, visto che sei arrivata dall'altra parte della strada. Non so farmi gli affari miei e quindi l'ho aperta.>>

HOTEL INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora