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<<Aspettami qui, torno tra poco>>
Max mi lascia all'interno di un bar in stile anni cinquanta, con il pavimento a scacchiera bianco e nero e un jukebox installato in fondo alla sala.
Alcune persone mangiano direttamente al bancone, altri bevono un frappè ai tavolini vicino alla vetrata.
Mi accomodo anche io in un posto da due, con poltrone in pelle rossa singole posizionate una di fronte all'altra, per godermi la vista fuori e anche i nuvoloni grigi che presagiscono un'imminente temporale.

Il vento si alza inaspettatamente e le persone premono ad accelerare il passo per raggiungere ognuno la propria destinazione, prima di beccarsi la pioggia.
<<Posso portarti qualcosa, cara?>>
Una signora di mezza età, vestita con una divisa azzurra e cuffietta bianca in testa, rimane in attesa imbambolata al mio fianco, con carta e penna in mano.
<<Sto aspettando una persona>> le rispondo cordialmente con un sorriso e dopo essersene andata senza nemmeno rispondere, ritorno a contemplare la vita al di fuori di queste quattro pareti.

<<Ciao, scusa, posso sedermi qui? E' tutto occupato!>>
Abbandono la noia all'arrivo di un ragazzo tutto denti e fossette.
Si siede e scuote la testa piena di ricci per aggiustare la capigliatura e con un sorriso smagliante, afferra il menù e scorre rapidamente lo sguardo sulla lista di quello che la casa ha da offrire.
<<Scusa, ma io starei aspettando- >> non termino la frase, che tempestivamente mi blocca.
<<Oh non ci vorrà molto, quando arriverà chicchessia, me ne sarò già andato.>>
Rimango basita, sbattendo le palpebre più volte per cercare metabolizzare quanto sta accadendo.
La cameriera torna alla carica vedendo il posto finalmente occupato.
<<Vi porto qualcosa, cari?>> ripete la stessa frase e l'espressione di chi non ne può più dalla vita, non è cambiata.
<<Sì, due hamburger con patatine fritte e salse varie, grazie.>> 
Ordina anche per me, tornando poi a guardarmi soddisfatto come un bambino innocente.
<<Oh, non badare a me! Prendo quello che prendi tu>> lo prendo in giro, non sapendo che altro dire.
La situazione è esilarante.

<<Comunque mi chiamo Gabriel>> mi porge la mano e la stringo a mia volta con decisione.
<<Ariel>> 
Corruga la fronte manifestando un'espressione pensierosa, come se stesse cercando di ricordare qualcosa di importante.
<<Vuoi sapere una cosa interessante?>>
Faccio un cenno col capo rimanendo in ascolto, domandandomi se ho altra scelta.
<<Ariel deriva da Uriel, e Uriel è un arcangelo. Dall'ebraico significa "Luce di Dio">>
La sua enfasi e il suo buon umore mi destabilizzano; conferiscono alla sua voce una sensazione non solo di giocosità ma anche di spensieratezza e tranquillità.
Un viso innocente, due occhi verde smeraldo e una spruzzata di lentiggini sul naso.
<<E io che pensavo che mia madre avesse scelto questo nome solo perché ha visto un centinaio di volte il cartone animato "La Sirenetta">> mi esce un piccolo risolino isterico, data la situazione.
Oltre alle varie persone strane che potevo incontrare, mi mancava il fanatico religioso.

<<Anche il tuo, è un nome di un arcangelo>> sottolineo per non farmi vedere impreparata.
Non sono credente, ma le basi storiche le ho studiate.
<<Esatto! Poi tra i più famosi c'è anche Raphael  e infine il mio preferito, Micheal. Ha preso a calci Lucifero quando è stato il momento di cacciarlo giù nell'Inferno. Ora dà una mano ogni tanto.>>
Rimango allibita dall'intensità e concentrazione con cui racconta come se fosse stato presente, di questi personaggi in una storia avvincente.
Non so se avere paura o se stare al gioco. Scoppio inevitabilmente a ridere.
<<Scusa, ora dà una mano ogni tanto? Se ne va in giro ad aiutare le vecchiette ad attraversare la strada per caso!?>>
Stiamo superando il limite del normale.
<<Può essere. Io ogni tanto lo faccio>> fa spallucce guardandosi intorno, alla ricerca delle pietanze ordinate.
<<Ma tu non sei un arcangelo>> puntualizzo severa.
Si volta a lanciarmi un'occhiata confusa, per poi puntare lo sguardo dietro la mia schiena e quindi, verso l'uscita. 

HOTEL INFERNODove le storie prendono vita. Scoprilo ora