La prima cosa che si insegna a un giocatore professionista di tennis é questa: non fidarti di nessuno.
A Simone l'hanno ripetuto centinaia di volte.
Non fidarti del tuo entourage, del tuo sparring, del tuo coach - anche se, nel suo caso, è suo padre - e degli sponsor.
Non fidarti del nuovo ragazzino che è alla sua prima partita nel circuito ATP, del tennista che ha esordito nel tuo stesso torneo cinque anni prima e del tennista che è alla ricerca del decimo Gran Slam e poi in conferenza stampa giura ogni anno che "questo è l'ultimo".
Non fidarti di chi rispetto a te è poco sopra in classifica e di chi è poco sotto - che quelli in alto vogliono continuare a vederti lì e quelli in basso vogliono vederti cadere.
Non fidarti di chi si occupa dell'incordatura delle tue racchette e di chi si occupa di prepararti il cibo.
Non fidarti dei telecronisti, dei giornalisti.
E soprattutto, non fidarti del pubblico.
Gliel'hanno ripetuto milioni di volte: non ti far fregare dal pubblico.
<<Non sei un giocatore di calcio, non indossi la maglia di una squadra. Nessuno tifa per te e il tuo bel faccino>>
Ed hanno ragione, Simone lo sa.
Lo sa perché il pubblico del tennis lo conosce bene, l'ha spiato per anni.
Un agglomerato di radical chic che spende i risparmi di un anno - anche per il posto più lontano - e non si sa neanche per quale motivo.
I campi su cui Simone gioca sono ormai quelli principali. Il prezzo per assistere ad una finale oscilla tra i 300€ e i 500€, ma dire che si riesce a vedere il match è utopia; con quei soldi ti riservi solamente il posto più lontano dal campo. Il Centre Court di Wimbledon conta 16 mila posti ed è solamente il sesto più grande al mondo.
Sedicimila persone che durante lo scambio restano - o cercano di restare- in rigoroso silenzio mentre Simone, come tutti gli altri tennisti, vestito totalmente di bianco - come impone il regolamento- cerca di vincere sull'ennesimo avversario.
Sedicimila persone che vogliono restare seduti su quella sedia il più tempo possibile.
Ed anche se per caso tifassero per te, se notano quanto sia veloce lo scorrere dei punti a tuo favore, faranno di tutto per disturbarti così da allungare la durata dell'incontro.
Che tu stia giocando un Masters 1000 da 2 set su 3 o che stia giocando uno Slam da 3 set su 5, loro vogliono tutto, vogliono il massimo.
Vogliono tre set, vogliono cinque set.
E a quel punto, quando tutto sta per finire, per loro è totalmente irrilevante che tu vinca o perda.
A loro non interessa.
È così che funziona il pubblico del tennis.
Ma non devi metterti mai contro di loro, mai.
Basta raggirarli, dargli quello che vogliono: un rovescio a sventaglio ad una mano lì dove andava bene anche un colpo meno potente, una veronica dove non occorre, una palla corta per chiudere un punto anche se andava bene un semplice diritto lungo linea.
E loro saranno lì, ad applaudire, a sfogare quegli urletti censurati durante lo scambio, per poi ritornare composti ad aspettare il prossimo punto, avendo già dimenticato quello appena visto.
Mentre il tennista di turno sorride perché ha dato a loro quello che volevano, ma senza rischi. Perché non succede proprio nulla se si sbaglia un rovescio a sventaglio, una veronica o una palla corta, quando si è avanti di un set e il turno di servizio per chiudere la partita è proprio il tuo.
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GRAN SLAM
FanfictionSimone Balestra ha 25 anni e la sua carriera da tennista potrebbe finire da un momento all'altro. Ha avuto otto anni per raggiungere l'obiettivo impostogli dal padre e, soprattutto, dagli sponsor che, alla fine di quell'anno, lo abbandoneranno in ca...