TEMPI DI RECUPERO

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5 settembre 2025

Non l'aveva mai visto il mare, Simone.

O meglio, non l'aveva ma visto in quel modo.

Non sapeva che dal ponte di una nave, con il vento che gli scompiglia i capelli, non si è capaci di capire dove finisce il mare e inizia il cielo.

E che, quando scende la notte, sembra essere in una caverna in cui l'unica fonte di luce è il cielo stellato.

Il cielo stellato...

Quando quel pensiero prende forma si impegna per farlo andare via.

Non può ancora lasciarsi andare, farsi viziare dai ricordi che hanno la voce di Manuel, il sorriso di Manuel, gli occhi di Manuel.

Le labbra di Manuel.

Deve metterli via quei pensieri, almeno per un po', perché, come la voce delle sirene, lo attirano inevitabilmente. E riuscirebbero a farlo affogare.

E c'è un che di ironico, perché se si lasciasse corrompere da quei ricordi, si getterebbe letteralmente in mare per tornare da lui.

E ciò non farebbe altro che portarlo alla morte.

Proprio come quegli uomini affogati seguendo le voci delle sirene, con l'unica differenza che lui ad ammazzarlo non sarebbero state le onde, ma la sua vita.

O meglio, quello che lui spera diventi la sua vecchia vita.

Sta facendo la scelta giusta, lo sa.

Anche se fa male, anche se non fa altro che tremare e asciugarsi le lacrime.

Anche se Manuel gli manca.

Simone sa che ha fatto ciò che è giusto per sé.

Perché se è vero tutto quello che Manuel gli ha insegnato sull'amare una persona, allora Simone sta facendo la cosa giusta: cercare di costruire, sulle macerie del vecchio sé stesso, una persona capace di vivere senza dover soccombere sotto il peso delle vite degli altri.

Una persona capace di dare più amore senza mischiarlo col dolore.

Simone è per la prima volta senza qualcuno che decida per lui, senza una luce da afferrare.

Ha lo sguardo sulle sue mani per non guardare il cielo - che lo porterebbe nel posto sbagliato.

E mentre è impegnato a raccogliere le lacrime e racimolare più calore possibile, si dice che non è stata una brillante idea viaggiare di notte senza prenotare una cabina - o un posto in poltrona - con indosso solo una maglietta a mezze maniche e un pantalone della tuta.

Ha fatto una pessima scelta, Simone.

Ma, non sa per quale motivo, è felice di averla fatta.

Forse perché a sbagliare è stato solo e soltanto lui.

Non sa neanche se la destinazione che ha scelto per ricominciare sia giusta.

Sicuramente è un posto in cui non ha mai messo piede per giocare e questo non può far a meno di tranquillizzarlo.

Ha scelto di raggiungere quel posto nel modo più scomodo possibile, come lo raggiungerebbero le persone normali: dagli Stati Uniti all'Italia con un aereo e poi dall'Italia a lì con nave.

Di una scomodità assurda ma normale.

Ed era stato incredibilmente facile e sorprendente scoprire quanto la gente non lo riconosceva.

Aveva fatto il viaggio di ritorno dagli Stati Uniti con l'ansia dell'esser riconosciuto, per poi accorgersi che le persone non riuscivano a capire chi fosse se non indossava un completino da tennis e una racchetta in mano.

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