Quando era arrivato in America, Simone, aveva capito subito che l'unico modo per non soccombere sotto il peso dell'essere l'ultimo arrivato e sopravvivere tra ragazzini che urlavano in maniera spropositata, in lingua straniera, era capir almeno cosa stessero urlando - così da individuare tutte quelle persone che in futuro si sarebbero messe tra lui e la vittoria ai tornei che gli avrebbero permesso di tornare a casa.
Aveva ben presto capito che le lezioni, che gli davano tra un allenamento e l'altro, non gli sarebbero mai bastate per raggiungere un livello di inglese decente da poter rispondere ai suoi compagni.
Non che volesse parlar con loro, ma voleva almeno esser capace di capire se uno di quei ragazzini lo stessero insultando in sua presenza e rispondere nella maniera più adeguata possibile.
E quindi aveva trovato un modo più veloce e più facile: aveva iniziato a usare le canzoni.
Dopo un po' s'era accorto che neanche quelle riuscivano ad aiutarlo nel modo giusto.
Non faceva che passare ore ad ascoltare canzoni che parlavano di cose che lui neanche conosceva, che neanche riusciva a immaginare.
Simone - che aveva solo dodici anni, che il termine viaggiare l'avrebbe per sempre associato al momento in cui aveva lasciato casa sua, che l'ultimo abbraccio l'aveva dato in aeroporto a sua nonna mentre cercava di far incrociare lo sguardo con quello di suo fratello - non riusciva a capire l'amore che sentiva nelle canzoni che ascoltava.
E allora s'era accorto, un giorno, d'aver imparato centinaia di vocaboli che non sapeva neanche come usare.
Ed effettivamente, come si possono usare parole d'amore se non lo si conosce?
E poi Simone, odiava non capire le cose.
Soprattutto quelle che sapeva esser facili da capire.
Alla fine a risolvergli il problema era stata Kate.
S'era presentata una sera quando avevano appena quindici anni con un cartone di pizza in equilibrio su una mano e stretto al petto, con l'altra, il computer.
<<You can use movies>>
In quel periodo Simone era già molto più alto di lei. La guardava dall'alto al basso, i capelli biondi raccolti in due trecce e la macchinetta ai denti.
Giravano per l'Accademia sempre uno accanto all'altro. Tutti credevano stessero insieme, quando era ormai un anno che Simone aveva capito d'esser attratto dai ragazzi e - insieme a Kate - aveva deciso di non smentire quella voce che girava.
Non smentire, non confermare e non è una bugia.
Quando quella sera lei gli aveva esposto quella idea, Simone gliel'aveva bocciata un secondo dopo che gli era uscita dalla bocca.
E poi alla fine gli aveva dovuto dar ragione.
Guardare film l'aveva aiutato.
Solo una volta aveva avuto la stessa sensazione di quando ascoltava la musica.
La sensazione di non capire cosa stesse ascoltando e non riuscire a farlo neanche se lo volesse perché semplicemente non poteva farlo.
Come poteva, Simone, capire la difficoltà di amare qualcuno se lui stesso non era mai stato amato?
Il nome del film neanche se lo ricorda più. È tanto bravo a ricordare le trame, i dialoghi e le scene.
Con i nomi, invece, no. Come se il suo cervello si rifiutasse di ridurre quelle due ore di film in poche parole.
Ricorda di una scena, in particolare, che proprio gli aveva fatto perdere la testa.
C'erano i due protagonisti- due che chiaramente s'amavano - che litigavano all'uscita di un locale.
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GRAN SLAM
FanfictionSimone Balestra ha 25 anni e la sua carriera da tennista potrebbe finire da un momento all'altro. Ha avuto otto anni per raggiungere l'obiettivo impostogli dal padre e, soprattutto, dagli sponsor che, alla fine di quell'anno, lo abbandoneranno in ca...