Da piccoli Jacopo e Simone erano soliti scambiarsi le vite.
L'idea era venuta a Jacopo, anche perché tra i due era quello su cui gli adulti avevano più tempo gli occhi. E non perché lo volessero.
Jacopo, sin da piccolo, ha avuto lo stranissimo e innaturale potere di attirar l'attenzione su di sé.
Aveva il tono della voce troppo alto, gli occhi vispi di chi sembra sempre conoscer un modo per scappar via e non farsi trovare mai più.
Gli si prestava attenzione come lo si fa dinanzi ai quadri delle mostre itineranti, con l'ansia che quella potrebbe esser l'ultima volta che i proprio occhi possano poggiarsi sopra.
Simone, invece, passava inosservato. Non ché combinasse meno guai, ma semplicemente perché riusciva a far credere sempre che, qualsiasi problema creasse, quella sarebbe stata l'ultima volta.
E allora si scambiavano.
Jacopo diventava Simone e Simone diventava Jacopo.
Almeno fino a quando Jacopo non si fosse annoiato dell'ombra in cui viveva nei panni di Simone.
C'era solo un posto dove proprio i due non potevano essere confusi: il campo da tennis.
Con Jacopo che teneva la racchetta con la mano destra e Simone con la sinistra, non c'era modo che i due si scambiassero.
Però per le visite mediche non c'era problema.
All'età di undici anni quei controlli erano una completa perdita di tempo per Jacopo che voleva solo giocare a tennis per divertirsi con il fratello e mai aveva sognato di fare il tennista.
<<Domani vacci tu, scambiamoci>>
Non era la prima volta che lo facevano.
Solo che da quella visita un problema venne riscontrato. Un'ecografia aveva portato alla luce una disfunzione alla valvola aortica.
<<Siamo stati fortunati, adesso che lo sappiamo Jacopo avrà tutte le cure del caso>>
Dante aveva tirato un sospiro di sollievo.
Aveva gli occhi puntati su quello scricciolo di undici anni che, seduto in sala d'attesa, aspettava di tornare a casa.
Aspettava di tornare a casa per dire a suo fratello che quella sarebbe stata l'ultima volta che si sarebbero scambiati.
Il mattino dopo Jacopo - quello vero - fu trascinato di ospedale in ospedale alla ricerca di quella disfunzione della valvola aortica che di colpo era scomparsa.
Dopo il terzo ospedale l'avvenimento fu archiviato come 'errore medico'.
Nessuno sapeva di star cercando il problema nel petto sbagliato.
L'anno dopo Simone fu spedito negli Stati Uniti.
Fu Dante a scegliere.
Scelse Simone perché era freddo, perché era più bravo ad apprendere le cose, perché ascoltava le correzioni. Perché sembrava uno che la lontananza non l'avrebbe mai sofferta.
E poi perché non era disposto a far allontanare Jacopo.
Perché Dante aveva una strana sensazione, come se ad un tratto quel malfunzionamento della valvola che era stata trovato potesse riapparire all'improvviso.
E allora s'era tenuto stretto quel figlio che ai suoi occhi era più una mina vagante e aveva lasciato andar via quello che aveva le spalle grandi e lo sguardo sempre serio.
Poi ad un tratto la mina vagante esplose dall'altro lato del mondo, nel petto del figlio dalle spalle larghe, gli occhi seri e una carriera da tennista su cui erano stati investiti tutti i risparmi della famiglia.
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GRAN SLAM
FanfictionSimone Balestra ha 25 anni e la sua carriera da tennista potrebbe finire da un momento all'altro. Ha avuto otto anni per raggiungere l'obiettivo impostogli dal padre e, soprattutto, dagli sponsor che, alla fine di quell'anno, lo abbandoneranno in ca...