AL GIUSTO MOMENTO

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25 agosto 2029

Filippo Vicario è un uomo di quasi sessant'anni.

E' un tipo anonimo - uno di quelli che confondi con lo sfondo, uguale a tanti altri.

Ha un carattere mite, indossa sempre vestiti di tonalità scure e un paio di occhiali con lenti molto doppie - ché la vista gliel'ha rovinata il suo lavoro.

E' un uomo grigio, Filippo.

Ma non è sempre stato grigio.

Sua moglie gli dice sempre, infatti, che quando si sono conosciuti, non era così. E che quindi può essere anche altro.

Filippo e sua moglie lo sanno bene che lui è altro, che la colpa di quel suo essere grigio è solo ed esclusivamente di quel lavoro che gli impone di indossare una pettorina con un numero su e lo nasconde dietro un obiettivo con l'obbligo di scattar solamente quello che gli altri decidono per lui.

Eppure aveva iniziato a scattar foto per passione.

Filippo a vent'anni, infatti, non era grigio, non indossava una pettorina con un numero sopra e scattava solo ciò che riteneva spontaneo. Vero.

I suoi posti preferiti erano le stazioni e gli aeroporti.

Perché lì posso trovar tutto. Posso trovar l'amore nel dolore, e viceversa.

Il problema di Filippo era che d'amore e di dolore non si mangia e per sopravvivere alla fine era stato costretto di diventare un fotografo sportivo. Uno di quelli che si occupano di scattar foto ai lati del campo, uno di quelli che si confondono con gli schermi a led.

Doveva essere un lavoro provvisorio. Sarebbe dovuto durar poco e nulla.

E invece, è durato un'intera vita.

Ed oggi a sessant'anni si ritrovava a Roma, in aeroporto - proprio in uno di quei posti che a vent'anni piaceva frequentare, ma che ora odia - insieme ad una decina di suoi colleghi, in attesa che si faccia l'orario giusto per avviarsi al gate.

Al suo fianco c'è un ragazzino - uno che di anni ne ha diciannove - che è lì per la prima volta.

E' quello che lo sostituirà.

<<Lo faro per poco. Io voglio fotografare altro>> gli aveva detto lui pochi minuti prima quando si erano presentati.

Filippo gli aveva sorriso e in cuor suo aveva sperato che le parole di quel ragazzo si realizzassero.

Che quel per poco non durasse tutta la vita come era stato per lui.

Lo guarda armeggiare con una macchina fotografica analogica, così diversa da quella che hanno imbarcato e che usano per fotografare gli atleti.

Che useranno da domani per scattar foto a dei tennisti.

Lo fa da una vita ormai, Filippo.

<<Ne ho una simile a casa>>

<<E perché non l'hai qui con te?>>

Il ragazzo socchiude l'occhio sinistro e avvicina l'altro alla macchinetta.

Filippo lo vede puntare l'obbiettivo ovunque, alla chiara ricerca di qualcosa da fotografare.

Lo vede per un istante fermarsi, come se avesse trovato qualcosa da immortalare, e poi muoversi ancora senza scattare mai.

Filippo fa un sorrisetto.

<<Perché non c'è nulla da fotografare>>

E proprio in quel momento che lo sente.

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