Capitolo 2

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Pov Christian

Quello che stavo vivendo era il risveglio più brutto di sempre, sul serio.

Avevo la testa che mi scoppiava e non avevo per niente voglia di alzarmi dal letto, l'unica soluzione sarebbe stata prendermi un'aspirina per far passare il fastidio.

Della serata precedente non ricordavo assolutamente nulla e non era una cosa rassicurante.

Sentì il telefono vibrare e allungai la mano per prenderlo, erano le 12 di mattina, avevo dormito tutto questo tempo?

Appena controllai il mittente e il contenuto del messaggio, mi iniziò a salire l'agitazione.

Era Mattia e mi chiedeva di parlare di quello che era successo.

Cosa diamine era successo?

Pian piano nella mia mente iniziarono a scorrere delle immagini, dei frammenti di ricordi di ciò che avevo fatto.

Mio dio, ma quanto cavolo avevo bevuto?

Ecco a voi un altro episodio di "Christian e la sua sconnessione".

Avrei dovuto collegare le due cose, la festa di ieri, il dolore alla testa, perché non c'ero arrivato prima?

Ma poi da quando bevevo io?

Presi nuovamente il telefono, probabilmente qualcuno mi avrebbe raccontato, no?

Entrai nel gruppo che condividevo con i miei amici e cominciai a guardare i video che mi erano stati fatti.

Avevo un aspetto orribile e mi vergognavo profondamente.

C'era uno in cui stavo steso a terra -come un cretino- e Luca cercava di aiutarmi per tirarmi su.

Uno in cui Nunzio mi rideva in faccia mentre mi sorreggeva per non farmi cadere.

Un altro in cui cantavo -dando dimostrazione di quanto fossi stonato-

Ed infine il peggiore, quello che metteva ancora di più a repentaglio la mia dignità.

Ero vicino a Mattia, che gli parlavo, quando tutto ad un tratto gli vomitai addosso.

Improvvisamente mi passò un flashback davanti agli occhi, io che andavo dal mio migliore amico e mi dichiaravo.

Sipario.

No. No. No. No.

Non poteva essere vero, era un sogno, per forza.

Non potevo averlo fatto.

Avevo mandato a puttane il rapporto più importante della mia vita solo per un po' di alcol e dei stupidi sentimenti?

Il peggio era che ricordavo di averlo detto a Mattia, ma non ricordavo esattamente quali parole avessi usato.

Sarebbe potuta essere qualsiasi cosa, tipo: "mi sono innamorato di te, mi piaci -che era leggermente meno grave della prima opzione- o ti amo" oppure sarebbe stato ancora più imbarazzante, ad esempio avrei potuto confessargli le fantasie che facevo su di lui.

Volevo ammazzarmi perché era stata la cazzata più grande che avessi fatto e l'ultima cosa che volevo era parlare con Mattia.

Cazzo, non sapevo neanche come l'aveva presa e -forse- era un aspetto positivo, no?

Potevo anche fare finta di nulla, che non ricordassi niente che, per inciso, in parte è anche la verità.

Io non ero pronto a perdere Mattia, assolutamente no.

Era stata la prima persona con la quale mi ero aperto così tanto e sin dal nostro primo incontro era nato qualcosa di speciale.

Flashback

Questa mattina mi sentivo di buon umore, era passata qualche ora da quando i nostri nuovi vicini si erano trasferiti ed, erano la perfezione fatta persona.

Abitavamo letteralmente uno vicino all'altro eppure dalla loro casa non si sentiva neanche un rumore.

Quasi quasi mi veniva da piangere, ero abituato alle solite grida di Lucia e nei momenti in cui litigava, con chiunque, peggiorava ancora di più.

Ogni volta che la sentivo avevo solamente voglia di tapparmi le orecchie e sparire dalla faccia della terra.

Ero veramente fortunato.

Ma ritorniamo a noi, io ed i miei avevamo finito da poco di mangiare, che sentimmo il campanello suonare.

A quel punto, mia madre si alzò ad aprire e, inaspettatamente, mi ritrovai la famiglia Zenzola nel salotto.

Cominciai a diventare rosso tutto ad un tratto, ripensando al fatto che prima di dormire, i miei pensieri si erano concentrati tutti su quel ragazzo biondo.

Avevo preso una decisione, avrei messo da parte la mia timidezza e sarei andato a presentarmi.

Mattia aveva quel non so che, che mi incuriosiva e -inconsciamente- mi attirava verso di lui.

Dovevo per forza fare un tentativo per conoscerlo, infondo, se la mia testa mi mandava verso quella direzione, sicuramente c'era una motivazione, no?

Quel ragazzo doveva avere qualcosa di speciale o cosa ne so io, perché in qualche altro caso mi sarei arreso, avrei rinunciato a modificare un aspetto del mio carattere, o meglio, a metterlo da parte, solo per fare la sua conoscenza.

Solo che loro mi avevano preceduto, si erano presentati per primi da noi, quindi non avevo più la scusa delle presentazioni per disturbarlo.

E mo cosa facevo?

L'opzione mi si presentò davanti quando mia madre propose loro di venire a cenare da noi.

Scacco matto.

Era un occasione perfetta e soprattutto, avrei fatto qualsiasi cosa per capitargli vicino.

Era impossibile che, per tutta la serata, non ci sarebbe stato nessun argomento che mi avrebbe dato l'opportunità di parlare con lui.

Ed ormai, mi si era piantato nel cervello quell'obiettivo, di conoscerlo e non mi sarei arreso tanto facilmente.

Me ne convinsi ancora di più, quando lo vidi girarsi nella mia direzione e rivolgermi un sorriso.

Se già ero rosso come un peperone, non doveva avermi migliorato la situazione, ma non importava, io pensavo solo a quanto fosse bello quel sorriso e a quanto mi sarebbe piaciuto osservarlo.

Chiaramente dovevo accorgermi che era strano per me farei quei pensieri, fissarmi così tanto con qualcuno che neanche conoscevo e arrossire per un semplicissimo sorriso, ma non riuscivo a controllare le mie emozioni, per quanto non volessi assumere quel colore sul viso.

Ricambiai anch'io, cercando di essere almeno carino mentre facevo la stessa espressione.

Mi stavo mettendo nei guai e non ne ero neanche consapevole.

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Angolo autrice

Ed anche il secondo capitolo è andato.

Ci vediamo alla prossima.

Celeste.

The boy next door||ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora