Capitolo 4

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Pov Christian

Flashback

"Io sono Christian, piacere."

"Piacere, Mattia."

Appena la mia mano entrò a contatto con la sua sentì una scossa attraversarmi il corpo.

La sua presa era stata decisa, mentre nel suo volto potevo notare un sorriso luminoso.

Mannaggia a me.

Non riuscivo a guardarlo senza pensare a 300 sinonimi diversi che indicavano quanto fosse bello.

Mattia era bello, era splendido, spettacolare, radioso, un adone, non sapevo più come descriverlo senza essere ripetitivo.

Mi sentivo stupido e confuso.

Da quando per la prima volta lo avevo incontrato -e non era passato chissà quanto tempo- non avevo fatto altro che elogiarlo, specialmente per l'aspetto fisico, perché caratterialmente non lo avevo ancora conosciuto.

Avevo un'idea che si era formata nella mia mente, ma non c'erano certezze che essa corrispondesse alla realtà.

Per questo non vedevo l'ora che ci sedessimo, che cominciassimo a mangiare e finalmente avrei trovato un modo per parlarci.

Nel frattempo però, ero rimasto imbambolato a fissarlo, mentre le nostre mani erano ancora unite e avrei voluto prendermi a schiaffi, perché sicuramente l'avevo messo a disagio e non avevo lasciato la presa.

Pertanto, a malincuore, interruppi il nostro contatto, per spostare lo sguardo verso i suoi familiari.

Non mi ero neanche accorto che sua madre si era diretta già dalla mia e quelle due avevano iniziato un discorso che non riuscivo a seguire perché ero troppo distratto.

Ero andato leggermente in panico, perché avevo voglia di fare tante cose, ma non sapevo come.

Fui sollevato appena vidi Alexia scendere giù dalle scale, ce l'avevo un po' con lei per la battuta che aveva fatto, soprattutto per il mio essere molto permaloso, ma lei almeno sarebbe riuscita ad alleggerire la situazione e necessitavo che lo facesse.

Volevo affiancarmi a lei, sperando vivamente che fosse interessata a conoscere il nostro vicino, avevo bisogno di un input per comunicarci e, trovare argomenti di conversazione non era la mia specialità.

Però non era giusto.

Non era giusto che io mi sentissi così, mentre Mattia dava l'apparenza di essere tranquillo.

Quel ragazzo, esistendo semplicemente, mi aveva mandato il cervello in standby e ormai avevo rinunciato a cercare di capire i miei pensieri, perché tanto questa situazione, il modo in cui mi stavo comportando, non aveva senso.

Non credevo di essermi mai sentito così in tutta la mia vita in realtà.

Ora, non è che io avessi chissà quale passato da playboy, però ogni tanto, una relazione l'avevo avuta e non mi capacitavo dell'ansia e dell'agitazione che provavo in quei momenti, perché per me era nuova come sensazione.

Mattia respirava e diventavo rosso.

Mattia mi guardava e diventavo rosso.

Mattia parlava e diventavo rosso.

Ditemi voi la conclusione giusta, stavo diventando matto, vero?

Eppure no, ero stupido perché non comprendevo in quel momento che stavo per prendermi, pian piano, la mia prima cotta per qualcuno che di Elena D'Amario non aveva neanche l'unghia.

The boy next door||ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora