Capitolo 26

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Pov Christian

Da quando ci eravamo fidanzati ormai erano passati un sacco di mesi.

Eppure sembrava ieri, potevo ricordare ancora la pioggia che cadeva sopra di noi, mentre ci baciavamo, ignorando la sensazione di freddo.

Quello era stato in assoluto uno dei momenti più belli che avevamo vissuto.

Ne avevamo guadagnato un bel raffreddore, ma alla fine n'era valsa la pena.

Poi eravamo ritornati a Bergamo, e davanti agli altri non avevamo fatto altro che comportarci come due semplici amici.

Ne avevamo parlato ed ancora non ci sentivamo pronti ad esporci o altro, un conto era tenersi la mano a Bari, dove nessuno ci conosceva, un altro dover affrontare il discorso con persone che facevano parte della nostra quotidianità.

Davanti ai nostri amici, i gesti che facevamo sembravano del tutto normali, nessuno sarebbe riuscito a pensare che ci fosse di più dietro ad una mano sulla gamba o sul fianco, oppure ad uno sfioramento dall'apparenza del tutto innocente.

Forse erano disattenti, oppure un po' scemi.

A mio dire, chiunque si sarebbe potuto accorgere del modo in cui ci guardavamo, ed arrivare alla conclusione che no, non eravamo solo amici.

Noi ci volevamo a vicenda, ci amavamo, anche se loro ignoravano la cosa.

Gli unici a sapere erano Alexia ed Alex, lo avevamo raccontato ad entrambi perché erano quelli che sapevano tutta la situazione tra noi ed avevano avuto reazioni diverse.

Se Alex tranquillamente mi aveva dato un abbraccio e mostrato un sorriso perché era felice per me, e diceva che me lo meritassi, Mattia aveva dovuto zittire Alexia che rischiava di far capire a chiunque cosa fosse successo.

Avevamo condiviso diverse esperienze insieme.

Come il primo appuntamento, che non era stato romantico o altro, era stato semplicemente da noi.

Non eravamo tipi da rose rosse e parole dolci, anzi, nonostante fossimo fidanzati, continuavamo a sfotterci e a prenderci in giro a vicenda, come se niente fosse cambiato.

La differenza era che ci amavamo, ma eravamo ancora noi stessi, con gli insulti che dicevamo all'altro, con i giudizi di Mattia sul mio stile, con lui che mi chiamava "arlecchino" e che mi dava le sue cinquine, sempre molto apprezzate.

Eravamo riusciti a togliere finalmente le maschere d'indifferenza che utilizzavamo per non far capire il nostro stato d'animo all'altro.

Adesso era molto più facile rendermi conto del fatto che fosse felice, triste, arrabbiato, orgoglioso o geloso.

Perché si, avevo scoperto che Mattia era geloso, il che mi aveva fatto rimanere un po' a bocca aperta perché, per il suo passato, nessuno avrebbe mai creduto ad una cosa del genere.

Bhe, anche perché nessuno sapeva la realtà.

La cosa bella era che la sua gelosia era moderata.

Non era uno di quei ragazzi che si facevano mille film mentali per un abbraccio o un bacio sulla guancia, inoltre si fidava di me, eh menomale, perché l'alternativa di dover lasciare il ragazzo con cui volevo stare da anni, solo per gelosia, non mi rendeva proprio entusiasta.

Molte volte però l'avevo trovato a lanciare occhiate velenose a poveri innocenti, solo per uno sguardo di troppo.

Come se io fossi stato capace di avere occhi per qualcun altro.

Io ero il re dei sottoni, non c'era da preoccuparsi.

E, comunque, c'era da dire, che quello a cui tutta la scuola andava dietro, non ero io, ma lui.

The boy next door||ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora