Capitolo 8

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Pov Christian

Flashback

I giorni trascorrevano lentamente, mentre ero sempre occupato con la testa tra i libri.

Ero sicuro che prima o poi sarei impazzito, oppure che alla fine mi sarei abituato a quella routine, probabilmente a dicembre, o forse mai.

Mi mancava l'estate, alzarmi tardi, andare in piscina, stare costantemente con Mattia e il non dover essere obbligato ad andare a scuola.

Ma tutto sommato, sopravvivevo.

Solo che c'era qualcosa che non andava.

Stavo sviluppando un sentimento che non ero solito a provare, la gelosia.

Ogni mattina io e Mattia facevamo la strada insieme, finché lui non trovava radunati vicino al cancello i suoi compagni.

Arrivati a quel punto ci separavamo, io andavo dal mio gruppo, lui rimaneva lì.

Anche se ci trovavamo in posizioni opposte, io restavo sempre a guardarlo e lo osservavo mentre interagiva con i suoi amici.

Alla faccia del nuovo arrivato, Mattia era adorato da tutti.

Quando camminavo nei corridoi sentivo parlare di lui, specialmente voci femminili.

Lo elogiavano, facevano considerazioni su di lui, su come si vestiva, su i suoi modi di fare e a me infastidiva.

Non sopportavo ascoltarle, soprattutto se le conversazioni includevano gossip.

Si chiedevano se era single, se era interessato a qualcuno ed io non capivo perché tanto interesse.

Ero consapevole che lui era bello, bellissimo, lo avevo pensato dal primo giorno che lo avevo visto dalla mia finestra, però era odioso sentire come molte di loro non avrebbero esitato a saltargli addosso.

La scuola era piena di ragazzi, pienissima, non potevano lasciare in pace il mio amico?

In quei casi c'era una sensazione che mi attanagliava lo stomaco, mi passava la fame e il mio buon umore spariva, completamente.

E Mattia non aiutava.

Le uniche volte che ci incontravamo in quell'arco di tempo, era durante la ricreazione oppure qualche volta in bagno, se avevamo fortuna.

Ed io ero felice di passare quegli istanti con lui, anche se erano brevi, ma non mi piacevano i discorsi che faceva.

Infatti, da quando io gli avevo detto di un presunto interesse nei confronti di Laura, sottolineo presunto, perché per me lei era una semplice compagna di classe e mi era stata sempre indifferente, Mattia aveva cominciato a parlarmi di ragazze.

Quello non era un argomento che trattavamo spesso, anzi, mai, ma improvvisamente lui aveva preso l'abitudine di aprirlo, specialmente nei momenti in cui non avevo voglia di affrontarlo.

Onestamente, in quelle occasioni, mi saliva l'istinto omicida nei confronti del mio amico.

Non eravamo nella stessa classe, quindi non ci era possibile vederci spesso in quelle 5 ore, e lui sprecava il tempo raccontandomi di Anastasia?

Sul serio?

Ed io avevo così tanta voglia di mandarlo a fanculo, di dirgli che di Anastasia me ne poteva fregar di meno, ma non ero egoista, non potevo ignorarlo alle prese con quella che, evidentemente, era la sua cotta.

Solo che poteva evitare di fare: "Anastasia di qua, Anastasia di là, Anastasia è bellissima, è gentile, adoro i suoi capelli ricci, hai visto i suoi occhi? Lo sai che oggi mi ha salutato? Penso di starle simpatico, ogni tanto parliamo e vedo che qualche volta mi guarda, dovrei provarci secondo te?"

Quel fottutissimo nome, che neanche mi piaceva, -niente contro chi si chiama Anastasia, ma mettetevi nei miei panni- mi era letteralmente uscito dallo stomaco ed ero ad un passo dall'andare dalla ragazza in questione, per dirle di cambiarselo all'anagrafe perché non volevo più sentirlo nominare, mai più.

Quando mi aveva chiesto se secondo me doveva provarci, avevo sputato l'acqua che stavo bevendo.

Cosa dovevo dirgli?

"Si, vai pure dalla 'tizia con un nome odioso', perché se lo sento un'altra volta vomito tutta la frustrazione che ho, chiedile di uscire, baciatela, sposatela, fai cosa vuoi, ma non dirlo a me."

Io non ne volevo sapere nulla, assolutamente nulla.

Tutta la scuola andava dietro a Mattia Zenzola, adesso perché proprio quella avrebbe dovuto rifiutare un'occasione del genere, era mica scema?

Non c'era verso che il suo tentativo di approccio potesse andare male.

Ed io ne ero consapevole, ero consapevole che lei avrebbe accettato, sarebbero usciti insieme, si sarebbero baciati e chissà, magari anche messi insieme, lui mi avrebbe abbandonato per stare con lei, avrei perso colui che consideravo mio fratello, che volevo accanto in ogni istante della mia vita e avrei dovuto condividerlo.

Magari avrei fatto anche da psicologo, ascoltando i suoi lunghi monologhi su quanto fosse perso per quella ragazza, su quanto le piacesse e non era ciò che volevo.

Avevo iniziato ad odiare l'argomento "ragazze" soprattutto perché fidanzarmi era l'ultima cosa che mi importava.

A volte mi sembrava solamente che lui cercasse qualcuno con cui fidanzarsi, come se volesse farlo a tutti i costi, come se non fosse importante con chi lo faceva, bastava che conquistava l'obiettivo.

Era una cosa che non apprezzavo, ma cosa potevo farci?

Al posto suo, neanche se mi avessero pagato mi sarei scervellato così tanto per una ragazza, per finire a fare il fidanzato.

Anche se d'altro canto, la mia testa lavorava giorno e notte, pensando a Mattia e a quell'altra.

L'avevo vista Anastasia, aveva i capelli lunghi, ricci, corvini, non era altissima, ma era più bassa di Mattia.

Caratterialmente non la conoscevo, sapevo solo che non fosse una ragazza molto estroversa, ciò confermava il fatto che guardasse il mio amico poche volte, o forse lo faceva spesso, solo che lui non se ne accorgeva.

Ogni tanto la mia testa faceva pensieri un po' troppo assurdi.

Uno di questi era il fatto che mi mettessi a paragone con lei.

Entrambi avevamo gli stessi capelli, e, sembrando timida, potevo dire che un po' anche mi somigliava.

C'era una netta differenza tra noi due però.

Lei aveva attirato l'attenzione di Mattia, a lui lei piaceva, e, probabilmente era ricambiato.

Sembrava fosse la mia versione maschile fisicamente e questa cosa mi dava ancora di più fastidio.

Se eravamo così simili perché lui aveva scelto lei?

Non gli bastavo io?

Ed okay, sapevo che non c'entrava nulla, lui voleva una fidanzata e per questo, non avrei neanche dovuto mettermi a confronto con lei, ma non ci riuscivo.

Mattia sembrava non capirlo, non capiva che mi faceva male quando parlava di lei, quando vantava i suoi pregi ed io fingevo indifferenza, come se le sue parole non mi toccassero, come se non mi importava un bel niente del suo discorso, e lo incoraggiavo, ci provavo, perché gli volevo bene e meritava qualcuno che fosse dalla sua parte, che lo supportasse, ma dentro mi sentivo una merda e non sapevo neanche il perché.

The boy next door||ZenzonelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora