Pov Christian
Flashback
Erano le 7 di sera quando, controvoglia, mi alzai dal letto per farmi una doccia e andarmi a preparare.
Certamente ero curiosissimo di conoscere quel ragazzo, ma non potevo restare steso un altro po'?
Decisi di mettere da parte la pigrizia e mi buttai sotto il getto della doccia.
Mentre l'acqua mi scorreva addosso, le rotelline del mio cervello non smettevano di funzionare.
Pian piano mi stava salendo l'ansia perché ad interagire con le persone ero un totale disastro.
Non volevo fare brutta figura, assolutamente no, dovevo mostrare il meglio di me.
Ma come facevo se non sapevo neanche quali erano i miei punti forti?
Mi imbarazzavo per qualunque cosa e mi dava talmente fastidio essere così...
Invidiavo le persone aperte, decise, che non si lasciavano sopraffare da sentimenti inutili come l'ansia e che riuscivano sempre a sapere come comportarsi, in ogni occasione.
Avrei tanto voluto nascere con quelle caratteristiche ed invece no.
Ero un ragazzino di 15 anni timido che si vergognava anche di respirare.
Potevo essere benissimo come Alexia, col sorriso costantemente sulla faccia e disponibile con chiunque.
Sentì il mio flusso di pensieri interrompersi, ascoltando la voce di mia sorella che mi richiamava, dicendomi che aveva anche lei bisogno del bagno.
Sbuffai.
Non potevo neanche criticare me stesso in santa pace perché arrivava qualcuno a farmi perdere il filo del discorso.
Uscì dalla doccia mettendomi l'asciugamano, mi avvicinai allo specchio e presi un po' di schiuma per capelli, con l'obiettivo di sistemare quel nido che mi ritrovavo in testa.
Avevo deciso che avrei lasciato si asciugassero da soli, onestamente, non avevo la minima voglia di subirmi anche il calore del phon, bastava e avanzava trovarsi in una stagione calda.
Arrivato in camera, aprì l'armadio, cercando qualcosa da mettere.
Ecco l'ennesimo problema.
Solitamente avrei fatto uno dei miei strambi abbinamenti, come una maglietta viola e dei pantaloncini verde militare, ma non questa volta.
Dovevo essere almeno decente, almeno.
Quindi, ignorando il caldo che avrei provato e il sudore, scelsi una camicia.
Sfortunatamente non trovai quella a maniche corte, pertanto dovetti accorciare le lunghe maniche che mi stavano soffocando, letteralmente.
Per il sotto, anche lì, con una grande pazienza e spirito di volontà, optai per dei jeans, lunghi pure quelli.
Sarei crepato?
Si.
Sarebbe stato meglio?
Certamente.
Mentre indossavo i pantaloni, il mio sguardo calò su degli anfibi neri.
No.
Non avrei ceduto.
Però sarebbero state in modo migliore rispetto alle puma rosse...
E questo pensiero, mi fece cedere.
Non potevo crederci, mi stavo comportando da deficente.
Quello che avrei dovuto fare era presentarmi in costume da bagno, probabilmente diretto contro il primo scoglio che trovavo, invece stavo là, a cercare di rendermi il più bello possibile, come se poi fosse facile.
Mi sarei preso a pugni se non avessi parlato con Mattia, sul serio, perché tutto il teatrino che stavo facendo era unicamente per lui.
Quello era un principe ed io sembravo la versione brutta di un rospo.
Che giustizia era mai questa?
Ovviamente anche la sua famiglia mi stava simpatica, ma sinceramente, sti gran cazzi?
Non me ne sarebbe importato assolutamente nulla se la loro opinione sul mio aspetto fosse stata negativa, non mi sarei mica messo a piangere eh.
Sapevo comunque, che il mio impegno fosse inutile.
Ok, magari mi rendevo presentabile per una sera e poi?
Le restanti?
Tutte le volte in cui mi avrebbe visto vestito come un cretino?
Non sapevo se era peggio sperare che non mi notasse affatto nei giorni a venire, o che mi notasse mentre ero nelle condizioni peggiori possibili.
Ma poi perché mi facevo ste pare?
Era un ragazzo, della mia stessa età, ma la sua presenza, sapere che sarei stato nella stessa stanza insieme a lui, mi metteva agitazione, una profonda agitazione.
E non aveva senso, non aveva senso perché cosa me ne fregava dell'opinione di un ragazzo?
In generale, poteva infastidirmi un giudizio cattivo, ma non lo davo a notare, facevo finta di nulla e poi dopo un po', me ne scordavo totalmente.
Eppure, mi metteva in soggezione pensare che avrebbe potuto guardarmi e pensare che ero un disastro, che ero orribile e che non vedeva l'ora di tornarsene a casa sua per starmi alla larga.
Dio mio, ma che mi era successo?
Da quando ero così?
Appena mia sorella si accorse della mia figura, mi scrutò lentamente per poi esordire un: "Non posso crederci! Christian Stefanelli non si è vestito da arlecchino. Segnate sul calendario questa data perché non potrebbe ricapitare qualche altra volta. Che ti è successo fratellino?"
Ah ah ah ah.
Davvero simpatica, quanto un calcio nello stomaco.
Da una parte aveva detto che ero vestito bene, indirettamente, ma non mi piaceva il modo in cui l'aveva fatto.
Era stata leggermente, -non tanto leggermente- stronza, ma io non avevo assolutamente voglia di perderci del tempo.
Quindi, con tutta la nonchalance del mondo, la ignorai e scesi le scale per dirigermi in cucina.
Lì se ne stava mia madre, intenta a cucinare e vedendomi, mi chiese di aiutarla ad apparecchiare tavola.
Apposto, non ero più arlecchino, ero diventato Cenerentola.
Presi le tovaglie, i piatti e le posate di servizio, quelle che utilizzavamo quando veniva qualcuno a pranzare e volevamo rendere la tavola più elegante.
Dopo qualche minuto, finalmente avevo completato tutto, pertanto andai a sedermi sul divano mentre -impazientemente- aspettavo i nostri ospiti.
Cominciai a mangiarmi le unghie per l'ansia, era qualcosa che odiavo fare, ma al momento mi aiutava a sfogarmi.
Non vedevo l'ora che arrivassero, allo stesso tempo speravo che tardassero.
Ero un controsenso.
Ad un certo punto sentì il campanello suonare, erano arrivati.
Mia madre, essendo impegnata, mi chiese di andare ad aprire e così feci.
Una volta aperta la porta, mi trovai davanti i 5 componenti, tutti molto allegri e rilassati.
Beati loro.
Dissi loro di accomodarsi e di entrare, e poi feci vagare lo sguardo in direzione del biondo.
Inaspettatamente anche lui mi stava guardando e sentì subito le mie guance iniziare a tingersi del colore tendente al rosso.
Ero un caso disperato.
Ma, una cosa buona la feci, presi coraggio, allungai la mano e mi presentai.
"Io sono Christian, piacere."
"Piacere, Mattia."
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The boy next door||Zenzonelli
Fiksi PenggemarCosa succede se, tutto un tratto, l'arrivo del nuovo vicino di casa scombussola ogni tua certezza e sei costretto a mettere in dubbio ciò di cui eri stato sempre convinto?