24 settembre 2011, Sabato

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Giorno 7


Mi svegliai con tutte le buone intenzioni del mondo quel sabato mattina.

Mi sarei impegnata per Debby e per il bene della mia vita sociale affinché le cose quella sera andassero bene. Volevo davvero passare una serata come un'adolescente normale.

Mi alzai dal letto ben riposata verso le nove, niente scuola il sabato.

Scesi subito a colazione, nonostante mi sentissi ancora scombussolata, non mi era ancora chiaro per quale motivo.

- Buongiorno tesoro, caffè? –

Mamma sembrava di buon umore, il che ci permise di gustare la colazione in pace. Papà era fuori per lavoro. Mise su un disco di musica classica, roba che non conoscevo ma che la rilassava tantissimo a suo dire.

- C'è la festa dei diciotto di Roberta stasera? –

Annuii, sorseggiando il mio caffellatte. Cercai di mostrare quel minimo di entusiasmo che si richiedeva a una ragazza della mia età.

- Ci saranno i suoi genitori? –

- Non credo, le lasceranno casa per una sera. –

- Ci sarà dell'alcol? –

O Gesù. – Credo proprio di sì, mamma. –

Non rispose subito, trafficando nel lavello ancora in vestaglia. Sapevo che voleva andare a parare da qualche parte, e le permisi di interpretare il genitore preoccupato senza farle muro.

- Ti comporterai responsabilmente? –

- Te lo prometto. –

Sospirò, annuendo. – Sei grande ormai e arriverà il giorno in cui non potrò prendermi cura di te. –

- Mamma... - mi avvicinai a lei, posando la tazza nel lavello, e le presi le mani.

- Ho ancora bisogno che tu ti prenda cura di me. Ne avrò bisogno sempre. Stai tranquilla per stasera, berrò responsabilmente. –

Ci abbracciamo. Dio, mia madre aveva un odore buonissimo. Sapeva di biscotti fatti in casa la domenica mattina e di lenzuola fresche di bucato. Improvvisamente, non so bene per quale motivo, iniziarono a bruciarmi gli occhi e la gola ed ebbi paura di scoppiare in lacrime. Stavo diventando stranamente emotiva quel periodo.

- Su, su. – mi diede dei colpetti sulla spalla. – Fai una doccia e poi mostrami l'abito. –

Fu un pomeriggio divertente. Mamma mi piastrò i capelli, poi facemmo varie prove d'abito, anche se alla fine indossai quello che avevo acquistato al centro commerciale. Di tanto in tanto lanciavo un'occhiata al cellulare, ma tutto taceva.

Non sapevo bene cosa stessi aspettando.

Quando papà tornò verso le cinque, si affacciò in camera mia e ci trovò nel bel mezzo dei preparativi, sorridenti. Alzò le mani in segno di resa quando lo guardammo.

- Non badate a me. – fece. – Fate le vostre cose da donne e lasciatemi mangiare dei pop-corn davanti alla partita. –

Gli feci la linguaccia e papà scomparve in salone per il resto del pomeriggio. Verso le sette di sera ero quasi pronta. Mamma si era divertita a farmi bella e glielo avevo lasciato fare più per lei che per me ovviamente.

Avevo indossato un tubino nero aderente che mi lasciava scoperta un po' troppo da tutte le parti per i miei gusti, ma se per lei andava bene allora forse ero io l'esagerata. Dio, avevo bisogno di rilassarmi.

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