11 ottobre 2011, Martedì

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Giorno 24


Imparai presto e a mie spese che i ragazzi e le ragazze sanno essere davvero crudeli se vogliono. A scuola il giorno dopo fu dura e se non fosse stato per la presenza di Debby e Manu avrei creduto che l'umanità fosse tutta un mucchio di rifiuti ambulanti, come spesso ero solita fare.

Fu già abbastanza pesante non essere neanche guardata da mia madre la mattina a casa. Mi ignorò come si ignora qualcosa di spaventoso e irrecuperabile, qualcosa che non capiamo e che ci fa venire le lacrime agli occhi solo a guardarlo.

La faccenda era sulla bocca di tutti, anche su quella di chi non aveva assistito alla marea di fogli A4 che si era riversata nel corridoio principale il giorno prima.

Alcuni di quei fogli, quelli che erano riusciti a sfuggire alla perquisizione e conseguente confisca del preside, ancora giravano clandestinamente tra i banchi e gli armadietti. Debby era pronta a individuarli come un cane antidroga e a farla pagare cara a chiunque beccasse. Nei miei confronti era entrata in una strana e dolcissima modalità protezione che la stava mandando fuori di testa.

Quello che mandava fuori di testa me invece erano i comportamenti strani. Alcuni compagni di classe mi guardavano come se fossi una pazza sull'orlo di qualche crisi, come se dovessi perdere le staffe da un momento all'altro.

Mi guardavano con così tanta insistenza e poca discrezione che mi convinsi che lo facessero apposta per capire quanto potessi resistere.

Persino Roberta, Diana e Marta che il giorno prima si erano dimostrate solidali e avevano aiutato a ripulire il casino, ora mi guardavano di sfuggita, di tanto in tanto.

E poi c'erano ancora le risate, i sussurri, gli sguardi umilianti.

- Presto andrà meglio. - mi disse Manu a ricreazione, sorseggiando del the alla pesca da una bottiglietta di plastica. - Se ne dimenticheranno, come si dimenticano di tutto. -

- Oppure li ucciderò io prima, uno per uno. - fece Debby dando un calcio ad un sasso. Eravamo seduti in disparte, sotto un albero quasi del tutto spoglio, gelando per il freddo. Non volevamo stare dentro, insieme agli altri.

Tutti e tre guardammo la traiettoria del sasso, pensierosi. Daniel a scuola non si era fatto vedere quel giorno. Non avevo idea di che cosa stesse passando, ma speravo solo che non mi sarei pentita di non averlo denunciato. Secondo i miei amici, ovviamente, avevo sbagliato. Cris invece mi appoggiava. Secondo lei quello dei fogli era stato solo un tentativo estremo e ultimo di Daniel di catturare la mia attenzione e forse era stato un bene perché ora che tutte le carte erano sul tavolo non aveva più niente contro di me e mi avrebbe lasciata in pace.

Al suono della campanella rientrammo riluttanti in classe, io cercando di non guardare nessuno e loro invece guardando in cagnesco chiunque incrociasse la nostra traiettoria. Quello che mi fece arrivare alla fine della giornata ovviamente fu il pensiero che di lì a qualche ora avrei rivisto Cris. Sapevo che era rischioso basare ogni mio momento di felicità sulla sua presenza, ma non potevo farne a meno.

Il momento più assurdo di quella mattinata si svolse dopo la fine dell'ultima ora, mentre ero al mio armadietto per lasciare alcuni libri. Manu e Debby si erano allontanati di qualche metro ed io ero sola. Mi preparavo già all'idea di avvistare il Suv nero dall'altro lato della piazza di lì a pochi attimi.

- Sam... -

Fu strano sentirmi rivolgere la parola da qualcuno che non fossero Debby e Manu. Nessuno mi aveva parlato quella mattina e io mi girai un po' sorpresa e un po' confusa. Kevin se ne stava davanti a me con un'espressione bizzarra, squadrandomi da capo a piedi più di quanto avesse mai fatto.

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