7 ottobre 2011, Venerdì

512 30 1
                                    

Giorno 20


Mi alzai con un certo malessere quella mattina, eppure mi imposi di mantenere la calma. Non potevo pretendere di vedere Cris ogni singolo giorno della mia vita, non potevo pensare di monopolizzarla e tantomeno di stare male se non era nei paraggi. Avrei vissuto quella giornata tranquillamente, in modo propositivo, aggiustando ciò che avevo rotto in quei giorni.

Magari potevo indagare sull'autore della polaroid. O semplicemente stare lontana il più possibile dai guai.

Durante le prime ore di lezione scrissi distrattamente sul diario. Le polaroid erano entrambe infilate al sicuro nelle prime pagine, e le sentivo scottare lì dentro come un fuoco lento. Mi ricordavano l'unico grande segreto che avevo mantenuto con Cris e mi procuravano un senso di inquietudine fastidioso.

Debby mi assestava ogni tre per due delle gomitate nelle costole per sapere come fosse andato l'appuntamento il giorno prima. Tutte le volte che cercavo di raccontarglielo il professore ci beccava.

Alla fine, mi strappò il diario dalle mani e ci fece un grande punto interrogativo sopra. Io sospirai e poi sghignazzando abbozzai un disegno un po' osceno che descriveva la scena in bagno.

Debby lo guardò ed impiegò diversi secondi per interpretarlo. Poi strabuzzò gli occhi.

- Oh, mio... -

- Ferri e Proietti! -

Accartocciai il foglio nel palmo della mano, stretto in un pugno, soffocando le risate.

- Cosa vi siete messe in testa oggi? -

- Nulla... ci scusi professore. -

Lui si sistemò meglio gli occhiali sul naso, poi riprese a parlare della filosofia di Kant, misurando la stanza a grandi passi.

Debby avvicinò la testa alla mia. - Ti ha toccato...? -

- Ssh. No, io a lei. -

- Tu cosa...? -

- Va bene, ADESSO BASTA! - sobbalzammo sulle sedie. Il professore ci indicò la porta. - Siete pregate entrambe di uscire, oggi non vi sopporto. -

Ci alzammo lentamente e con le teste basse, il vociare della classe e le risatine soffocate di Roberta Mariani e compagne a fare da sottofondo a quella nostra passerella della vergogna.

Incrociai lo sguardo scioccato di Manuel proprio un attimo prima di uscire dalla porta e gli feci segno con la testa di raggiungerci. Quella cosa doveva finire lì.

- Che stronzo! - fece Debby una volta che fummo da sole nel corridoio silenzioso. - Che palle! Mi interessava Kant. -

- No, ti interessava di più sapere chi avesse toccato chi. -

- Anche questo è vero. E quindi? -

- Io a lei. Cioè in realtà l'ho più baciata che toccata... -

Debby scoppiò a ridere, mettendosi le mani sulla testa. - Voglio assolutamente sapere com'è. Forza, spara, senza filtri. -

Sospirai. - Morbido. Profumato. Eccitante. -

- E a lei è piaciuto o...? -

- Sì. No. Oddio, credo di sì. Ora mi stai mettendo in crisi. -

- Probabilmente è abituata a ben altro... -

- Ok, non c'è bisogno che mi ricordi che è stata a letto con mezzo mondo. Su quello è stata abbastanza chiara anche lei. -

30 giorniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora