Dovevo rimettere apposto tutto quanto.
Da lontano scorsi la figura di Terech: corsi da lui, tra le sue braccia. I nostri occhi si incontrarono in un intreccio d'intesa. Appena fummo l'uno tra le braccia dell'altro il mio cuore si rese conto che qualsiasi cosa sarebbe successo saremmo rimasti insieme per sempre.
Poco dopo gli raccontai tutto quanto e lui mi disse tra le lacrime che egli era l'unico rimasto del suo popolo. Lo abbracciai con tutta la forza e l'amore di cui ero in grado, dopo un lungo istante si staccò da me per dirmi che lo sapeva chi ero. Se lo sentiva nel cuore, ma questo non avrebbe cambiato nulla, non per lui. Quella notte restai al suo fianco cullandolo e baciandolo ogni volta che un incubo lo svegliava.
Il sorgere di una nuova alba, ci trovò impreparati allo scenario spaventoso che si presentava dinnanzi hai nostri occhi. Sopra di noi in superficie, aleggiava quel micidiale e crudele fumo nero. Eravamo tutti in agitazione le forti scosse che stava assestando alla barriera avrebbero causato la sua rottura e l'infiltrazione dell'acqua.
Nel frattempo dal potere di Elekaish scaturivano soldati neri e densi come uomini in carne ed ossa.
Quando guardavo verso di lui mi sembrava di poter scorgere il fiore imprigionato al suo interno. Aveva una forma umana, ero ipnotizzata da tutto quel potere e non riuscivo a muovermi. Fu Terech a scuotermi dal mio sonno, dovevamo sbrigarci ad uscire la barriera non avrebbe retto ancora a lungo e la città si stava velocemente riempiendo di acqua. Già molti abitanti erano evacuati. Metà dell'esercito pronto e in armatura si stava dirigendo verso le uscite, i tunnel che ci avevano condotti fino a lì. Ora ci avrebbero ricondotti in superficie.
In mezz'ora tutto era pronto. Risaliti in superficie cercammo di metterci in posizione e di prepararci come meglio potevamo alla battaglia che sarebbe iniziato a breve. Dopo aver pianto i nostri morti, molti di noi non ce l'avevano fatta, quel maledetto nero fumo denso come la pece si era scagliato un'ultima volta con tutte le proprie forze sulla barriera facendola crepitare, un boato immenso si era alzato dal lago e tutti i tunnel erano crollati portandosi dietro cittadini numerosi soldati e amici.
Ci trovavamo in una radura privi di qualsiasi protezione, mentre loro erano in vantaggio posizionati su di una collina potevano vedere ogni nostro spostamento. Se solo avessimo potuto lottare nella città con le mura fortificate a difenderci avremmo avuto un bel vantaggio, invece ci trovavamo privi di copertura.
Il sole mi accecava e la paura che avevo nel mio cuore era così forte che non riuscivo nemmeno a respirare, per quanto avessi scoperto di appartenere a quel mondo, non ricordavo nulla. L'unica cosa che scorgevo chiaramente intorno a me, erano tanti volti tutti tesi e seri nell'attesa che la battaglia aveva inizio.
Finalmente il demone si mostrò nelle sue reali sembianze, era enorme completamente avvolto da quel fumo denso e nero e dietro di lui erano i suoi uomini pronti a combattere sino alla morte. I loro occhi rossi come il fuoco mostravano il desiderio del sangue, fremevano nell'attesa di scagliarsi su di noi, attendevano il momento in cui si devono cibati delle nostre carni, strappando con i loro affilati artigli brandelli della nostra pelle.
Il silenzio era totale da spegnere ogni speranza, l'esercito di demoni era dieci volte superiore a noi, l'oscurità che ci aveva avvolti sembrava essere penetrata nei nostri cuori, ma una cosa era certa avremmo combattuto fino alla fine. Poi alla fine arrivò il momento.
Elekaish alzò il braccio mi guardò con i suoi occhi come per dire sarai mia e poi diede inizio allo scontro. In un attimo miriadi di demoni orribili si riversarono su di noi, le frecce dei nostri arcieri invasero il cielo, volarono sibilanti verso il loro obbiettivo, ma quando le frecce si piantarono nei corpi urlanti dei demoni senza ucciderli il mio cuore come quello di molti altri si ferma. Fu allora che anche gli arcieri tolsero gli archi e sguainarono le spade, meravigliose e lucenti lame d'acciaio e argento, affilate e pronte a dare la morte. I due esercitino ora si sono incontrati e faccia a faccia.
Gli unici rumori udibili erano i lamenti dei feriti che si trovavano a terra, gli urli di dolore dei demoni quando una volta trafitti sparivano nel nulla, il cozzare metallico delle spade, i combattenti stanchi, feriti.
Quei demoni, finti uomini. Con spade che avevano lame d'acciaio indistruttibili. Privi di coscienza e di ogni scrupolo si scagliavano senza timore su di noi. Ogni volta che uno di loro veniva ucciso ne spuntavano fuori altri due sembrava una guerra infinita. Quando finalmente riuscii ad ucciderne uno, vidi fuori uscire dal suo corpo come un filo di sangue nero. E una luce calda che lentamente abbandonò il suo corpo, il quale si dissolse. Sulla mia spada era il suo sangue che emanava un odore davvero nauseante. Mi accucciai in un angolo e ributtai. Un soldato mi guardava sorridendomi, come per dire: prima volta? Lo fissai un'ultima sorridendogli. Poi ripresi la battaglia. Se volevamo sopravvivere dovevamo combattere.
La battaglia si protrasse anche durante la notte e per il giorno successivo. Non sentivano fame, sete, o dolore. Intorno a me vedevo uomini cadere a terra stremati o trafitti. Non c'era speranza. Sentivo, le Ninfe e le Laime combattere senza sosta con la loro magia. Gli uomini lottavano, urlavano, le spade cozzavano contro quelle bestie demoniache, ma nulla sembrava impedire al fiore o meglio al demone Elekaish di potere continuare la sua avanzata.
Al terzo giorno di lotta senza tregua la maggior parte della popolazione superstite era stata messa in salvo sulle montagne lì vicino, ora mancavano solo i guerrieri, lentamente si cominciò a indietreggiare, ormai era chiaro a tutti che non potevamo vincere questa battaglia.
Mentre i soldati si ritiravano. Non mi resi conto che stavo sempre più avvicinandomi alle file nemiche che mi lasciavano avanzare senza sfiorarmi e indisturbata, ero talmente attratta dal potere che sentivo provenire dal demone che mi diressi proprio verso di lui.
Quando Elekaish si rese conto chi era che stava venendo verso di lui, vidi una nube di fumo avvolgermi, solo allora compresi il rischio che stavo correndo. Tutto scomparve intorno a me «Crystal, finalmente sei mia». «Cosa vuoi da me?», «Il tuo cuore, ti voglio riassorbire così avrò ancora più potere» «Mai, non succederà mai!».
Cercai di divincolarmi, ma la stretta aumentava. Sentivo il mio Terech che mi chiamava e i soldati che cercavano di farsi strada tra quella fitta nube, ma niente nessuno veniva in mio soccorso. Alla fine mentre Elekaish si avvicinava strinsi forte la collana a chiave che John mi aveva dato. In quell'istante successe una magia, la collana cominciò a risplendere di luce propria e mi avvolse creando intorno a me una barriera di pure luce dorata. La nube di Elekaish: si sciolse sfiorando la luce.
Lo sentii urlare di rabbia e frustrazione, e poi tornare a essere una scia di fumo che si scagliò in fondo al lago abbattendosi sulle macerie della città di Wasur finendo così, l'opera della sua distruzione. Chi era tornato indietro per arrecarmi soccorso vide l'inferno, la collisione tra Elekaish e la città fece innalzare un enorme onda d'acqua che sovrastava persino gli alberi. Di fronte a quella meraviglia così agghiacciante rimasi immobile, furono le ninfe a salvare me e quei soldati che erano venuti in mio soccorso, con la loro energia respinsero l'onda, tutto tornò tranquillo. Poi dai fondali comparve di nuovo Elekaish che ridendo mi disse che sarei stata sua.
Tutto era finito, l'ultima cosa che vidi furono le braccia di Terech che mi accolsero e poi fu il buio.
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CRISTAL IN VIAGGIO VERSO L'IGNOTO
FantasyE SE TUTTO QUELLO CHE NOI RITENIAMO INESISTENTE E IMPOSSIBILE AD UN TRATTO DIVETASSE REALE? SE TUTTO CIO' CHE TU PENSI DI SAPERE, SE LE TUE CERTEZZE E SICUREZZE VENISSERO STRAPPATE VIA COSA FARESTI? CRYSTAL SI TROVERA' AD AFFRONTARE UN VIAGGIO CHE...