L'alleanza parte I

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Da quando ero arrivato in questo nuovo mondo, che avevo scoperto essere anche il mio mondo, erano successe troppe cose ed era già la seconda volta che guardavo andare in rovina una città. Mi sentivo impotente e aspirare era come se ogni luogo fosse destinato ad essere impotente in cui andavo fosse destinato ad essere impotente. Welina la mia amica come molti altri non c'era più e sentivo che la colpa era solo la mia.

Dopo ciò che mi era accaduto ero stata posizionata su una delle tante barelle di fortuna poggiate sull'erba, con gli occhi lucidi e spersa in questi miei pensieri non mi accorsi di una mano che mi strinse a sé. Forse Terech si era accorto del mio dolore e cercava di darmi forza con la sua vicinanza.

Non sentivo nemmeno la fatica causata da tutta quella energia dispersa nel tentativo di difendermi e assorbire nello stesso tempo l'energia che mi aveva attratto. Anche se lui era vicino a me, ero comunque sola con dubbi e certezze di cui fino a tempo fa non avevo nemmeno la minima idea, la mia vita era completamente cambiata si era poco rivoluzionata e con essa anche io stavo cambiando, trasformandomi nella donna che presto sarei stato rivoluzionata. Decisi che era tempo di alzarmi nonostante il dissenso di Terech, gran parte del mio corpo era avvolto in bende per via dello scontro avuto con quel maledetto mostro! Ma non potevo tutto o meglio distruggere non volevo restare ferma, pensare mi stava uccidendo, ogni parte della mia mente e del mio corpo mi diceva che questo era solo colpa mia, se da bambina seguito le regole,

Una volta alzata decisi di fare una passeggiata in quell'accampamento realizzato frettolosamente. Quando passavo i feriti, gli uomini e le donne mi guardavano con disprezzo, ma in alcuni scorgevo anche un po' di gratitudine. In altri ancora paura ed in altri paura, disprezzo e pietà. Anche loro sapevano che tutto questo era solo colpa mia. Eppure se il mio popolo non mi avesse vista sin da piccola solo come un'arma da temere, addestrare e possedere, forse tutto questo non sarebbe mai accaduto, forse non sarei scappata. Sapevo di essere un'arma a doppio taglio, ecco perché la loro paura e il loro dolore, la mia incoscienza della gioventù avevano portato alla nascita di quel demone che aveva infettato il fiore creando quel mostro che ora stava distruggendo tutto. È inutile dire che anche se ero stata spinta dal mio alter-ego con la paura e l'incoscienza della gioventù, non c'era una giustificazione per ciò che avevo fatto. Nessuno mi avrebbe o difesa compresa, io stessa non riuscivo a difendermi per quello che stava accadendo. Finita storia sarei tornata sulla terra cercando di dimenticare tutto questo e lasciarmi alle spalle i miei errori, oppure avrei dovuto ricordare per tenere a mente ciò che avevo appreso da loro?

Avevo tanti di quei pensieri che non mi accorsi che stavo perdendo il contatto con la realtà. Mi ritrovai in un luogo oscuro, un immenso deserto con enormi e appuntiti. Di fronte a me si apriva una grande bocca con spuntoni, illuminata da due fiaccole all'interno della caverna vi erano delle scale scavate nel granito. A sorreggere l'immensa bocca erano stati posti lateralmente delle colonne di marmo freddo e nero che si attorcigliavano su stesse. Alla fine delle colonne sul capitello e sul basamento erano scolpiti a rilievo mostri e facce orribili piene di sgomento e dolore. Vidi come un'ombra che mi faceva di seguirla, non avevo paura di lei sentivo che potevo fidarmi anche se sapevo non apparteneva al dei giusti, ma a quello degli ingiusti, decisi però di seguirlo e così cominciai a scendere le scale gradino dopo gradino. A ogni lato erano poste statue colossali, che solo a guardale facevo venire la pelle d'oca, mentre scendevamo l'atmosfera intorno a me si faceva sempre più tetra e oscura.

 A ogni lato erano poste statue colossali, che solo a guardale facevo venire la pelle d'oca, mentre scendevamo l'atmosfera intorno a me si faceva sempre più tetra e oscura

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Le uniche luci erano delle piccole fiammelle di un azzurro pallido, un fuoco eterno. Essevano fluttuano nell'aria lateralmente alle scale, si accendevano al nostro passaggio e si spegnevano subito dopo. Nel tentativo di comprendere di più presi la guida che mi aveva lasciato più lasciato il mio amico cercando di capire dove fossi, ma nonostante averla sfogliata diverse volte non trovai nulla che potesse aiutarmi, ma almeno ora sapevo dove finita mi trovavo nelle terre oscure nel deserto di Verendil ; non trovando altri riposi la guida nuovamente nel mio zaino.

A un tratto fui difronte a un'immensa porta di bronzo da cui sembravano emergere dei volti urlanti, doloranti e pieni di paura, all'inizio credevo fossero dei bassi rilievi, ma avvicinandomi meglio mi resi conto che erano delle persone un tempo vive che ora erano state imprigionate al suo interno, il terrore si impadronì di me. Dove ero finita? Cosa avevo fatto? Sarei più tornata indietro? All'improvviso la guida oscura che mi aveva condotto sino a lì, aprì la porta le migliaia di ombre al suo interno si voltarono tutte verso di noi. Demoni che al nostro passaggio si ponevano di lato creando una sorta di strada.

Quei demoni erano però diversi da quelli creati da Elekaish, non erano fumo, ma reali di carne ed ossa come me, avevano le mie stesse sembianze, eppure dietro quei corpi riuscivo a intravedere la loro anima brutale e oscura, il male puro. Dalla strada formata da ciottoli di lava nera si diramavano altri sentieri che portavano a luoghi più profondi e oscuri da cui provenivano grida terribili di puro dolore e angoscia. Centinai erano anche i ponti sospesi in aria dove erano le dimore e le città di quel luogo di perdizione. Alla fine della strada erano un castello scavato nella pietra lavica ed era quella la mia destinazione. Il castello all'interno era spoglio e privo di ogni arredo, un freddo luogo, il porfido rosso e il marmo nero erano ovunque, archi e colonne di pietra delimitavano i passaggi, l'arredamento imperioso e distaccato contrastava con l'immenso trono d'orato sorretto da onde di serpenti scolpiti nel marmo. 

Sul trono sedeva un uomo con capelli neri ed occhi corvini, mi scrutava come fossi l'ultima persona al mondo che avrebbe voluto vedere. 

 «Benvenuta! Sei qui perché il mio popolo ha bisogno di parlare con i tuoi capi, è giunto il momento di ricondurre il nostro mondo nell'equilibrio, senza di esso ogni cosa rischia di svanire, è forse giunto il giorno dell'alleanza, quindi ora va e di che il reggente di Vallh ha detto questo, va e cerca un'alleanza». Non ebbi modo di proferire parola, appena ebbe finito di parlarmi ritornai nelle realtà, ero distesa in terra i primi occhi che vidi furono quelli di Terech che dolcemente mi sorreggeva la testa a mo' di cuscino,
«Terech, ma chi sono io?» A quella domanda vidi il suo sguardo rabbuiassi. Un profondo sospiro seguì l'inizio della spiegazione «sei stata creata per essere la prima prescelta ho sentito storie su di te, ma sapevo che era stata scacciata, altri ancora dissero tu fossi stata uccisa, ma invece si sbagliavano. Sei stata richiamata nel nostro regno nel momento del bisogno i prescelti sono creati ed educati per essere degli strumenti di protezione, e tu sei stata la prima insieme a quel bambino che hai incontrato nel palazzo. La verità è che quando sei fuggita i nostri signori hanno provato diverse volte a ricreare una forma vivente come te, ma senza successo e così alla fine si sono aresi, ma John ti ha ritrovata e condotta qui proprio nel momento del bisogno, sei la nostra speranza» a quelle parole feci un profondo respiro e poi parlai «e anche la vostra fine>> il mio tono era davvero basso e cupo, mi spaventai da sola. «Puoi essere tutto o niente, l'importante per me è che tu sia ciò che desideri essere» lo abbracciai d'istinto baciandolo sulle labbra, la sua era stata la risposta più bella del mondo.

CRISTAL IN VIAGGIO VERSO L'IGNOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora