Ritorno all'altro mondo parte II

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Alla fine arrivai alla casetta diroccata, e lì c'era la quercia propriocome nel mio disegno. A quel punto cominciai a scavare con un sasso che avevo trovato lì per terra, dopo un po' questo si scontrò con qualcosa di duro, forse ero arrivata al medaglione.

Depositato il sasso cominciai a togliere la terra in avanzo e scoprii una piccola scatoletta di legno con disegnato un giglio e sei punte, il cuore che non voleva più restare nel mio petto martellò ancora più forte. Quando aprii la scatola vidi il ciondolo, ma non era un giglio come immaginavo, ma un fiordaliso bianco a sei punte, il centro era splendente. Avevo trovato l'ultima corona.

Appena lo ebbi tra le mani cominciai a recitare una piccola frase da rituale:

Neither kaitheis Laiahties Derendei Matehif Dender

Che nella mia lingua voleva dire: risvegliati dolce potere, risvegliati, obbedisci alla tua guardiana.

Il ciondolo rispose e cominciò a brillare leggermente, ma purtroppo mi resi conto che nel mondo umano i poteri che possedevo nell'altro, non c'erano.

Quando pensavo che tutto fosse apposto ecco spuntare tra i cespugli un'ombra nera, enorme. <<Dammi il tuo potere>> <<no!>> Gridai con tutta la voce che avevo in petto, non dovevo fallire, questa era la mia redenzione. Cominciai a correre verso il luogo che mi aveva condotta per la prima volta verso la mia vera casa.

Per difendermi trovai un lungo bastone di acero che cominciai ad usare per respingere i suoi attacchi. Attraversai un piccolo ponte di legno, questo voleva dire che ero quasi arrivata al punto del portale. Quando ero quasi in prossimità dello stesso, vidi l'ombra aumentare la velocità come volesse prendermi prima che io entrassi in quel cerchio magico. Le sue mani mi stavano per afferrare così mi buttai sperando di saltare abbastanza in alto e di riuscire ad arrivare nel cerchio.

<<Nooo>>le sue grida mi permisero di capire ancora prima di riaprire gli occhi, che eroentrata nel posto giusto. <<Maledetta! venite amiche mie, dobbiamodistruggere questa barriera, venite>> vidi centinai di ombre nere venireverso di me, mi accerchiarono, ma nessuna di esse poteva varcare il limitedettato dal cerchio cominciarono a sbattere ripetutamente contro la barriera diluce nel tentativo di distruggerla ed io sentivo delle forti scosse. Corsiverso le scale e la porta che si erano presentate a me, come la prima voltaripetei i medesimi gesti, ma con maggiore consapevolezza. Delle crepe si eranoformate tutto intorno alla barriera <<noi, ti aspetteremo, viviamo su questa terra da secoli, quando tornerai noi saremo qui e anche dopo di te noi ancora vivremo, <<forse, ma oggi io ho vinto>> misi il medaglione al collo e varcai il portale. Mentre lo attraversavo però cominciai a pensare al giardino, a luogo in cui mi condusse Terech, il risultato fu quello sperato. Quando la luce si dissolse io ero di nuovo difronte a quei cancelli meravigliosi, questa volta però avevo la chiave per aprirli. Sganciai il medaglione e lo deposi al centro del cancello, questo al tocco del mio ciondolo si aprì.

Appena varcai la soglia, mi ritrovai in un paradiso, quello che avevo visto nei miei sogni. Un luogo così diverso da ogni posto che è impossibile da descrivere, un luogo così magico e pieno di pace che non avrei mai potuto immaginare. C'era un grande fiume con un meraviglioso ponte in mattoni statue di angeli, donne e guardiani con mantelli e lancia erano disposte in ogni dove, al centro del giardino era il seme nero del fiore, il Meerech che ormai stava svanendo. Poi c'era quell'immensa biblioteca ed era lì che dovevo dirigermi.

Spalancai leporte sempre avvalendomi del mio ciondolo, poi cominciai a ricercare loscettro, tra tutti quegli scaffali e libri, cercai di ricordare dove, lo avevonascosto e dopo molto tempo perso a cercare, finalmente capii che una cosa così preziosa non poteva essere in bela vista, doveva trovarsi sotto il suolo nascosto da un sigillo. Al centro del pavimento era un mosaico pavimentale che raffigurava il fiordaliso e alle estremità delle punte erano le sei cornee, al centro era la settima. Capii cosa dovevo fare. Mi posizionai al centro e cominciai a danzare, avevo imparato secoli fa ad evocare il potere della terra danzando e cantando, i miei movimenti confusionari di quando ballavo con gli amici, si erano trasformati in un qualcosa che aveva un senso lineare e preciso.

Sorgi, sorgi, eri diviso, in sei sei stato suddiviso

Ora con il sette ritornerai unito.

Sorgi, sorgi, potente, dischiudi il tuo potere, donami la mia preghiera,

Dischiudi i tuoi petali, sorgi in sette sei unito.

Alla fine ilpavimento si aprì, lasciando emergere uno scettro meraviglioso, era tuttod'oro, aveva se petali tutto intorno al centro del fiore, e portava al centrodel manico il simbolo della luna e del sole. Lo afferrai senza timore, sentivoche quello scettro mi apparteneva era mio e mi stava aspettando. Compiuta anche questa missione, decisi che ormai era troppo tardi per mettersi in marcia verso la città dei Tecar così, trovai un piccolo angolo nella biblioteca e mi addormentai.

Con la mia mente pensai a Terech e a tutti i miei amici, chi sa cosa stavano pensando di me, li avevo abbandonati senza dire loro niente o dargli una spiegazione, sicurante stavano pensando che li avevo abbandonati di nuovo. Domani mattina mi sarei messa in marcia e avrei tentato di recuperarli. Sicuramente il libro di John doveva avere qualche utile consiglio per me.

CRISTAL IN VIAGGIO VERSO L'IGNOTODove le storie prendono vita. Scoprilo ora