Capitolo IV

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Birke, Grenwire e Blyck si ritrovarono insieme nel deserto del Saharpinch, luogo dove, con l'aiuto di tutti gli altri draghi, scavarono velocemente un'enorme tana sotterranea, cercando di non farsi scovare dai nemici, concentrati nel nord del pianeta.

Il Saharpinch era la regione che offriva maggiore nutrimento per i draghi di Eratun: era piena di insetti, simili agli scarafaggi, chiamati Pinch, per cui i draghi andavano matti.

In quel buco si allenarono per molto tempo ma, già dopo qualche mese si verificarono degli eventi spiacevoli.

"Blyck!" esclamò un drago con tono arrogante.
"Che succede?" chiese Blyck.
"Ormai da qualche mese siamo rinchiusi qui! Ci hai tolto la libertà! Perché non possiamo uscire? Sei sicuro che i demoni esistano?"
"Hai voglia di scherzare? Ci sono parecchi testimoni qui dentro e tu osi pronunciare queste parole? Se non ci credi allora esci da qui. Però fai attenzione a non farci scoprire."
"Eh? Va bene, e sia!"
Così, quel drago andò via dal rifugio sotterraneo.

Giorni dopo, una decina di draghi (tra cui alcuni che hanno osservato in prima persona la minaccia) si rivolsero a Blyck.
"Ehi, Blyck!"
"Sì? Ditemi."
"Come sta quel drago che se n'è andato da qui giorni fa?"
"È sicuramente morto"
"Come fai a esserne tanto certo?"
"Non avrebbe speranze contro i demoni."
"E se invece stesse bene? E se con quelle creature potremmo conviverci? Se fossero pacifiche e li chiami 'demoni' per toglierci la libertà, come la mettiamo?"
"E a quale scopo l'avrei fatto? Rinchiuderci tutti qua dentro, come potete vedere, ha tolto la libertà anche a me, ma l'ho fatto per salvarvi, non pensate?"
"Noi non vogliamo essere salvati da uno come te. Come possiamo fidarci? Ce ne andiamo!"
"Se riuscirete a scappare da loro non provate a tornare qui, ché poi scopriranno il nascondiglio, intesi?" disse Blyck con sarcasmo.

Non vale neanche la pena ragionare con questi – pensò Blyck, un po' triste.

"Altri che se ne vanno?" chiese Birke.
"Purtroppo sì, Birke, purtroppo."
"Hai un attimo per parlare?"
"Certo, dimmi pure."
"Mi sento inutile qui. Non sono per niente forte e non sto migliorando per niente."
"Non dire così, questo non è vero. Ogni drago è importante per raggiungere, un giorno, i nostri obiettivi."
"E perché hai permesso che quei draghi andassero là fuori?!"
"..."
"Non te la prendere. È già successo tre volte... Hai fatto andare pure...!"
"Sta' zitto... non farmici pensare. È un momento difficile. Spero che io possa aggiustare tutto."
"Dopo tutto questo tempo, là fuori sarà sicuramente strapieno di mostri pronti a darci la caccia se anche solo mettessimo metà muso fuori. Per quanto ci fossimo già allenati molto e per quanto ci alleneremo, non l'avremo mai vinta, secondo me."
"Io ce la sto mettendo tutta affinché possiamo avere qualche chance... neanch'io sono sicuro di vincere."
"Ti capisco. Sai, ultimamente sto ripensando molto alle storie che raccontava mio nonno."
"Ah, sì. Devi sapere che io ti vidi nella Regione Rocciosa, quel giorno in cui lasciasti la tua famiglia. Normalmente, se avessi visto un Plebeo volare di qua e di là l'avrei rispedito nella sua regione, ma per te ho fatto un'eccezione. Ho visto in te qualcosa che non c'è negli altri draghi."
"Non so cosa vuoi dire, ma mi duole dirti che ho deciso di rischiare e di andare fuori."
"Che cosa!? Non puoi! Sei andato di matto pure tu?"
"C'è un motivo. Prima ti stavo dicendo che ho ripensato ad alcune delle storie di mio nonno e in una di queste si parlava di certi draghi Leggendari. Tu ne sai qualcosa?"
"Draghi Leggendari? No, non ne so nulla."
"Dovrebbero trovarsi nell'Oceano Oscuro, dentro il Vulcano Vistoso e sopra le nubi del deserto del Sahargon."
"Mi sembra falso, se devo essere sincero. Come mai noialtri non ne sappiano nulla?"
"Ormai, a parer mio, vale la pena esplorare questi posti. Ho deciso di partire per un viaggio. Farò attenzione. Promesso."
"Adesso tu credi a ciò che diceva tuo nonno?"
"Sì, adesso sì. È l'unica speranza!"
"Come faceva a sapere tutte queste cose?"
"Me lo chiedo anch'io, Blyck, e sarei proprio curioso di saperlo..."

Chissà, magari lo scoprirò – pensò Birke.

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