Capitolo 6

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Say you want me too.

Julien

"Ne hai messo di tempo ad aprire " alzai gli occhi al cielo dopo aver aperto la porta a quel stronzo del mio amico. Alex chiuse la porta alle sue spalle , in mano un sacchetto dal quale proveniva uno strano odore
"Che cos'hai lì dentro"
"Minestra" rispose . Feci una faccia disgustata per mostrargli tutto il mio disappunto verso la scelta del pranzo che aveva fatto per me
"Fra tutti i piatti presenti nel mondo che possono aiutarmi con il mo raffreddore hai scelto di portarmi quella merda " continuai ad andare verso il salotto seguito dal biondino alle mie spalle che invece di seguirmi andò in  cucina. Mi sistemai in soggiorno su uno dei divani grigi sdraiandomici sopra.

"Volevo portarti il brodo di carne ma c'è stato un problema" iniziò a dire Alex con una ciotola in mano
"E quale sarebbe stato il problema ?" Domandai
"La mia pigrizia " disse ghignando al che in tutta risposta gli feci il dito medio.
Si avvicinò sedendosi davanti al mio torace costringendomi ad alzarmi e prendere posto di fronte a lui.  Presi la ciotola di verdure tra le sue mani e iniziai a mangiare
"Se tu mi avessi dato più tempo e preavviso magari sarei anche riuscito anche a fare altro e poi che cazzo , ti sembro la tua ragazza ?" Lo guardai storto e lanciai il recipiente che conteneva il mio pranzo a terra lontano da me
"Oh , scusa. Troppo presto vero?"  Non risposi ,mi sdraiai semplicemente di nuovo sul divano coprendomi il viso con il braccio.

Durante queste ultime due settimane e mezzo la mia mente aveva dovuto andare contro le cinque fasi dell'accettazione o lutto , qualsiasi cazzata avesse il nome del periodo di merda che stavo attraversando.

La fase uno, quella della negazione : ormai quella era passata , non si poteva negare quello che si aveva visto di persona .
La fase due , quella della rabbia ,che era durata il tempo di scendere dalla mia auto la sera in cui avevo scoperto del tradimento della mia donna o,dovrei dire , ex donna. Dopo aver pestato a sangue quel figlio di puttana erostato tanto arrabbiato che l'unica cosa che avrei fatto una volta arrivato a casa sarebbe stato sicuramente spaccare e distruggere tutto e l'ultima cosa  che volevo era che mrs Smith , la donna delle pulizie , chiamasse mia madre per informarla della perdita di senno di suo figlio e quindi mi restava  solo bere per dimenticare. La cosa ovviamente non funzionò dato che mi ero ritrovato a dover essere raccolto per strada come un cane randagio da una sconosciuta che mi aveva fatto ballare e correre sotto la pioggia facendomi prendere così il raffreddore e la febbre.
La terza fase , quella della contrattazione non mi era servita d'aiuto in nessun caso ,il ripetermi che sarei potuto andare avanti benissimo senza di lei o che di donne ce n'erano  a bizzeffe nel mondo non aveva alleviato neanche di poco il dolore il magone che avevo sul cuore.
La quarta fase , quella della depressione l'avevo passata tra contratti di lavoro , progettazione di varie strutture architettoniche e cavolate varie che in quel momento mi servivano solo e solamente a non pensare , cosa quasi impossibile.

La quinta fase , quella dell'accettazione era avvenuta in modo spontaneo quando ieri , dopo aver ballato e quasi rischiato una commozione cerebrale correndo sotto la pioggia , beccandomi la febbre cosa che non succedeva da anni, in quel momento con lei sotto la pioggia la mia mente non era andata a Memory. Non c'era nessun altro se non noi due  ,lì davanti al bar ,dove io e andavo da solo quando non volevo stare con nessuno , ne con Alex ne con Jason. Avevo sentito una pace immensa prevalere oltre ogni altra cosa e quando un ora dopo ero tornato a casa e mi ero fatto una bella doccia calda , nonostante sentissi già il dolore alle ossa provocato dalla febbre che stava arrivando piano piano. se mi avessero chiesto di tornare lì con lei , con Belle , a bagnarmi prendendo quasi una polmonite ,ci sarei andato senza pensarci due volte.

Ripensandoci ,la mia relazione con Memory era cambiata da molto tempo. Due anni forse , da quando la mia società aveva avuto il suo primo progetto internazionale , quello più grande di tutti gli altri.
Quella sera dopo aver saputo di dover fare da capo la casa di una ricca ereditiera canadese ero tornato a casa da Memory con un mazzo di tulipani rossi , contento di festeggiare con lei la mia riuscita e il traguardo che aspettavo da quattro anni prima. Nell'arco di due anni grazie a quella casa , le chiamate di uomini d'affari e donne famose non avevano smesso di risuonare per tutto il mio ufficio. Ero felice , felice di essere diventato più di quanto mi aspettassi da me stesso e in cosi poco tempo . Felice di pensare di avere qualcuno che ci sarebbe sempre stato per me. Ma a ripensarci bene , il mio continuo essere fuori città per lavoro o in giro per il mondo per offrire a me e alla famiglia che volevo fondare mi avevano portato a tutto questo , forse era colpa mia se lei mi aveva tradito.

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