Parte 5

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- Piuttosto, parlami di Londra. Che hai combinato... E poi cos'è questa storia? Non me ne hai assolutamente parlato o scritto. Cosa ti è successo di così eccitante?

- No, dai. Mi vergogno, lo giuro sis!

- Tu? Tu...tu ti vergogni? Ma di che, di chi, di cosa? No ti sei mai vergognata. Figurati! Ma se ti stavi menando la fica davanti a me, cosa cazzo vuoi vergognarti. Spara! Confessati, dai!

- Se mi giuri che non ti arrabbi o che non mi dai della troia, te lo racconto.

- Vogliosa di piacere, di godimento e cazzo lo sei stata da sempre, quindi, come vuoi che io ti chiami? Verginella? Timidella. Fanculo, racconta!

- Ok ok, stop! E poi sai, è stata tutta colpa mia, ho esagerato con le provocazioni. Avevo troppoa voglia.

- Ma di che minchia parli Anna? Colpa tua, esagerato, provocazioni... Insomma, coordinati e comincia dall'inizio. Allora, cosa è successo?

- Non mi giudicherai, vero?

- Oh santo cazzo, ti sei scopata tutto il college, hai ammazzato qualcuno o si tratta di uno stupro...?

- Beh, quasi quasi...

Poi, abbasando la voce, senza un qualsiasi motivo, visto che nessuno era in casa, Anna aggiunse con voce tremante: - Ho scopato con uno sconosciuto.

- Ecco, adesso la cosa si fa moolto più interessante. Racconta su! Dal sorriso che hai stampato sulle labbra e dagli occhi che ti brillano, son certa che è stato bello. Ho ragione?

- Bello? È stato stupendo! Tremendamente eccitante.

- Voglio sapere tutto, ma con calma, dall'inizio. Dove è successo, al college?

- Sapessi tu... Una storia incredibile, nata in un affollatissimo vagone della metrò e consumata in parte per strada per concluderla sotto le scale di un condominio. Una goduria che non t'immagini. Ma ho avuto anche paura, non credere.

- Sei più vogliosa e porca di me...! Dimmi di questo ragazzo. Di sicuro eri vestita come piace a te, molto provocante e, come oggi, avevi messo quel rossetto rosso come il fuoco. Non ricordo se te l'ho mai detto, sister, ma quel rossetto ti fa l'aria da bocchinara!

- Guarda chi parla ahahahahahahah

- Dai, non tenermi sulle spine...

- Bene, quella sera, come del resto sempre, durante le ore di punta, nella metrò c'era una marea incredibile di gente.

All'arrivo del treno, mi feci largo tra persone non sempre educate e riuscii, senza saper bene come, a trovarmi un posto in piedi in un angolo in fondo al vagone. Inutile dire che mi trovai presto pressata come una sardina in mezzo a quella folla anonima. Avevo una decina di fermate prima di scendere e non avevo alcuna ragione per affrettarmi verso la porta d'uscita più vicina. Restare in fondo alla carrozza mi fece sentire, se non altro, lontana dagli spintoni che inevitabilmente volano ad ogni fermata tra chi deve scendere e chi resta sul treno.

- E ci credo Annù, comunque non che qui in cittá sia diversamente...

- No, ma che dici? Si vede che non conosci Londra. È immensa quella cittá e le distanze sono esagerate. Ero schiacciata come tutti gli altri, in quella folla di uomini e donne dai visi inespressivi e dagli sguardi spenti.

Fu in quel momento che lo vidi. O per essere precisi, prima ancora di vederlo lo sentii, perchè si era improvvisamente incollato alle mie natiche.

- Ma chi, il ragazzo?

- Si. Ragazzo...insomma, era un bel maschione. Un uomo sulle trentina, più o meno. Un bonazzo da urlo.

All'inizio restai ferma, immobile. Volevo essere certa di quello che intuivo anche perché per com'era affollato il vagone, urtarsi e spingere ad ogni sobbalzo è da considerare più che normale.

Il prof. di ingleseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora