Parte 12

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Anna era tremendamente eccitata.

Fu letteralmente sorpresa da un violento orgasmo solo dopo pochi istanti.

Aveva gli occhi puntati sulla mano di Sandro che, lentamente, con moderato ritmo, masturbava il cazzo.

Fu l'alternasi del sorgere al tramontare della cappella dal e dentro e il pugno del professore che la portò in estasi.

Avvertì una forte scossa al ventre susseguita da un tuono che le scoppiò proprio là, tra le cosce.

Arrestò subito la mano e, col fiatone che le gonfiava il petto ogni volta che respirava, la posò quasi con delicatezza sul suo sesso.

Teneva le cosce serrate ed attandeva che il tremore che l'aveva scossa, scemasse.

Solo allora, senza mai togliere lo sguardo dall'inguine di Sandro e da quel mostruoso muscolo che scivolava tra le dita del professore, ricominciò a toccarsi.

Adesso le dita di Anna si muoveno leggere come una piuma ad accarezzare i peli pubici.

Sandro, intanto, si era avvicinato alla ragazza di qualche passo; era così prossimo a lei che questa, adesso, percepiva l'intenso odore di maschio che emanva il sesso eccitato e umido del professore.

Inarcò la schiena, protese il capo verso la cappella lucida con l'intento d'imboccarla ma, prontamente, Sandro fece un passo indietro lasciandosi desiderare ancor più che mai.

Anna capì.

Non forzò oltre.

Si lasciò ricadere sul divano e, quindi, lasciò scivolare le sue vellutate mani lungo i fianchi per poi annegarle nuovamente fra le cosce.

Sandro, di tanto in tanto, rallentava il ritmo del polso temendo un orgasmo prematuro e frettoloso.

La visione della ragazza che lo desiderava pazzamente esagerava la sua libidine.

Seguiva come indemoniato la mano di Anna che, adesso, posata aperta sul sesso, come per ripicca al suo negarsi, gli privava di vedere il taglio della fica.

Fu tentato di abbandonare quel folle gioco erotico e di fotterla come una cagna in calore senza che lei avesse tempo di rendersene conto.

Ma si impose di gestirsi meglio e resistere a quella dannata voglia di sesso selvaggio, violento e feroce.

La posa oscena della ragazza gli stava facendo scoppiare testa e cazzo in egual modo.

Una mano della ragazza passeggiava, aperta, dal ventre al sesso e viceversa, mentre l'altra stringeva una tetta strizzandone il capezzolo.

Il professore si riavvicinò ancora di un passo alla ragazza per vedere più distintamente l'anello roseo del capezzolo, dritto e appuntito.

Anna, questa volta ignorò l'avvicinaarsi dell'uomo; decise di godere coivolgendo il maschio per portarlo sempre più prossimo alla folia.

Anna si toccava il clito con i polpastrelli.

I movimenti delle dita erano delicati e circolari; come un vortice che parte lieve e poi si fa violento portando con sé tutto ciò che incontra.

Chiuse gli occhi per intensificare il piacere, inarcò la schiena come una gatta e si morse le labbra.

La ragazza ansimava; tese il collo all'indietro, pizzicò un capezzolo per farlo crescere e indurire il piú possibile tirandolo, tra pollice e indice, verso l'alto.

Anna era un fiume in piena adesso!

Aveva le ginocchia piegate e divaricate mentre mandava a fondo la mano tra le cosce.

Anche Sandro, al limite della resistenza, cominciò ad accellerare il ritmo della mano.

La ragazza riaprì gli occhi percependo lo sciacquettio della mano umida di Sandro che scorreva veloce sull'asta; come se viaggiasse di propria volontà.

Era tutto un indecente, osceno ed tremendamente erotico quadro di voluttà quello che si offriva agli occhi di Anna.

Le brillavano persino occhi per l'arrivo di un ulteriore orgasmo.

L'uomo si avvicinò ancor più alla ragazza; la sua cappella distava solo un alito dalle labbra di Anna che cominciava ad ansimare convulsamente.

Quando Sandro vide che Anna cominciava a tremare e irrigidire i muscoli, spinse in avanti il suo bacino penetrando le labbra della ragazza.

Fu giusto in quel momento che il campanello di casa cominciò a suonare impertinentemente accompagnato da un assordante bussare alla porta, come se stessero prendendo la porta a pugni.

Anna, scossa da quel fracasso, quasi saltò in aria.

D'istinto afferrò una coperta che giaceva sul divano e se la portò al petto a coprire il seno.

Sandro rimase impietrito a fissare la porta mentre il suo membro, inesorabilmente, si ammosciava a vista d'occhio fino a pendere innoquo tra le sue cosce.

Mentre Sandro s'infilava in fretta e furia il jeans, Anna fu lestissima a vestirsi e, abbandonata la coperta, raggiunse la scrivania.

Si mise a sedere ed aprì sia la rivista che il quotidiano che aveva portato con se.

Dalla scrivania vide la sua minuscola mutandina sotto il tavolino del sofà e, poco distante, anche il suo reggiseno.

Si alzò; raggiunse il divano e, con la punta del piede, spinse i capi d'intimo sotto il sofà.

Poi, più tranquilla, tornò a sedere.

Sandro sudava freddo.

Si girò verso la ragazza e, senza che si aspettasse una risposta, chiese chi fosse mai a bussare in modo così impertinente.

- Sarà di sicuro Chiara!

- Come Chiara?! Cazzo c'entra Chiara, scusa? Ma dico, ahò, siete pazze?!

- Oddio prof! Dai! Che ne so... Si, insomma, lei sapeva che io avevo intenzione di venire da te. Chiara aveva insistito di venire insieme a me, ma io l'ho dissuasa. Però conoscendo quella perfida vogliosetta...

Sandro non le prestava più ascolto.

Era consapevolissimo di essersi cacciato nei guai.

In quei pochi metri che lo separavano dalla porta si sentiva morire sempre più ad ogni passo che faceva.

Era terrorizzato dall'idea di essere ricattato e, peggio ancora, non vedeva alcuna via d'uscita.

Era dannatamente fottuto.

Dietro quella porta non potevano celarsi che guai.

Il prof. di ingleseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora