Capitolo 32: Jason Carver

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Eddie

Finalmente era arrivata la pausa pranzo.

Era il momento che mi piaceva di più perché, nonostante vedessi la ragazza ad ogni cambio dell'ora, potevamo stare più tempo insieme e fumare una canna lontano da tutte le teste di cazzo.

Era la cosa che più preferivo dopo tutti quanti che mi chiedevano che fine avessi fatto, o del perché non fossi ancora morto.

Odiavo le persone.

Persone che mi incolpavano per la morte di Chrissy.

Se solo avessero saputo la verità.

Era tutta colpa di quello stronzo di Jason. Lo odiavo da morire.

E anche per questo motivo preferivo non stare in mensa. Se fossi andato, avrebbe incominciato a prendermi in giro, e proprio non mi va.

Vidi la ragazza arrivare alla panchina sorridente.

"Ciao piccola." Le dissi, dandole finalmente un bacio come si deve.

Le mie mani si chiusero sul culo, mentre le sue tra i capelli.

"Ciao tesoro." Aggiunse.

"Dustin ieri ha perso la scommessa, così mi ha portato il pranzo. Due hamburger e delle patatine fritte."

"Passo. Ho la nausea."

"Ancora? Dovresti andare dal dottore."

"Lo so, lo so. Lo chiamerò oggi pomeriggio."

"Hai vomitato?" Le chiesi, guardandola dritto negli occhi.

Indicò un no con la testa, sorridendo debolmente.

Non tolsi gli occhi dai suoi. Perché sapevo che prima o poi avrebbe ceduto dicendomi la verità.

Perché sapevo che infondo l'avesse fatto. Era molto evidente.

"Sì, okay. Ho vomitato."

"Oggi pomeriggio andremo dal dottore, okay?"

"Andrò con Max. Così almeno ho il passaggio."

"D'accordo, fammi sapere qualsiasi cosa succede."

"Non preoccuparti."

Rimanemmo lì a parlare per un po'.

Fumammo una canna tra parole sussurrate, eccitazione, e baci quasi dappertutto.

Se solo quel posto fosse stato più appartato.

Dio, che palle.

Ero seduto sul tavolo della panchina, e la ragazza era davanti a me.

Aveva quella gonna così corta, che ero geloso ma allo stesso tempo volevo entrarci.

Infatti con la canna in bocca, la spinsi verso di me, facendomi dare le spalle.

"Eddie, dobbiamo entrare. Tra un po' finisce la pausa."

"Sono passati a malapena cinque minuti, ne abbiamo altri trentacinque"

"Posso?" Le chiesi.

Annuì delicatamente, e ghignai.

Adoravo quando mi lasciava fare qualsiasi cosa avessi voluto.

La mano entrò dalla parte superiore della gonna.

La vidi alzare il volto al cielo, allora spostai i capelli sull'altra spalla.

Ficcai la mano anche dentro la culotte dello stesso colore della gonna, e le mutande, incominciando ad accarezzare il clitoride.

𝒯𝒽𝑒 𝒲𝒶𝓎 𝐻𝑒 𝑀𝒶𝓀𝑒𝓈 𝑀𝑒 𝐹𝑒𝑒𝓁 𝟤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora