«Mi dispiace che tu non sia potuto venire, questa serata al ristorante non è divertente se non ci sei anche tu!» lamentò Chisato dall'altro capo della chiamata, il tono amareggiato.
Quella sera l'avevano portata in un ristorante extra lusso per festeggiare il suo compleanno, anche se con un giorno di ritardo, intimandomi, puntualmente, di non immischiarmi con la loro "serata speciale".
Chisato, probabilmente, gli aveva raccontato una balla per potersi allontanare e, di conseguenza, chiamarmi. Dal leggero eco che udivo potevo dire che mi stava chiamando dal bagno del ristorante.
La piccola si lamentava di quanto la serata fosse sfociando nell'imbarazzo, una cena di una noia barbosa a detta sua, niente in confronto al pomeriggio trascorso insieme, io e lei, il giorno prima. Vedere il suo sorriso allegro mentre affondava la faccia nella sua maxi coppa di gelato mi scaldava il cuore come poche cose ormai.
Il suo tono, raramente lamentoso o infantile, riusciva a strapparmi una risata silenziosa.
«Sul serio, mi piacerebbe molto di più essere lì con te! Vedere la città di notte, magari appostarmi sul cornicione di un tetto!» disse tutta emozionata, potevo quasi vederla agitare le gambe sul trono di porcellana.
«Piacerebbe anche a me portarti a fare qualche scorribanda in giro per la città, Chi. Ma per quanto sia emozionante è anche molto pericoloso, io lo faccio sembrare facile, ma rischio parecchio ogni volta»Dall'altra parte sentì sospirare, poi un colpo alla porta, «Suki è venuta a chiamarmi, devo andare. Ma ne riparleremo, non credere di scamparla!», risi sommessamente alla testardaggine di quella bambina così piccola eppure già così matura.
Riposi il telefono in una tasca e tirai il più in su possibile il cappuccio sul viso, la mia maschera, così come la mia lancia, erano in fase di riparazione. Il che significa che non mi sarei potuto calare su eventuali malfattori e far valere la giustizia che solo io riuscivo a portare.
«Oggi solo ronda...»
Che palle!
Se devo essere completamente sincero, un po' me lo merito.
Mi sono fatto prendere dalla rabbia e ho lasciato che le cose mi sfuggissero di mano, ho anche preso a pugni un poliziotto.
Sono felice che, almeno, nessuno abbia ripreso la scena, potrei sotterrarmi se qualcuno lo facesse vedere in mondovisione.
Certo, però, che non c'è gusto a girare di notte se non posso intervenire quando vedo qualcosa di sospetto.
Fischiettavo mentre camminavo in equilibrio su una balaustra, un piede davanti all'altro, e braccia dietro la testa. Qualcuno potrebbe dire che rischio di rompermi l'osso del collo se non prendo la cosa sul serio, ma sinceramente non potrebbe fregarmene di meno.
Mi piegai all'angolo di un tetto, accovacciandomi, diedi fiato all'ultima nota con un lungo fischio. Mi stavo annoiando.
Poco lontano da quel tetto un cartellone veniva illuminato con centinaia di luci stroboscopiche, su quel cartellone c'era una faccia che conoscevo troppo bene e che ultimamente mi stava facendo rodere i nervi.
Com'è che si chiama quello scemo?
Ah, già!
Hawks.
Mi avvicinai di più, tra un salto su un tetto e una capriola su un cornicione, a quella accozzaglia di colori e forme con un deficente sorridente stampato di fronte.
Ah, quanto vorrei avere delle bombolette di vernice in questo momento.
Aspetta...ma io ho qualcosa di meglio della vernice spray.
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Matters Of Chemistry
Fanfiction«Mi domando, perché mai fra tutte le persone a questo mondo, io corra proprio appresso a te.» Lui rise, gambe a penzoloni dalla ringhiera. «È semplice.» mi rispose con un sorrisetto furbo «È una questione di chimica, Hawks» Ryousei Haguci, 17 anni...