Sea's Melancholy

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Il volo sulla città, una volta usciti dall'acquario, era immerso nel silenzio. Nè io nè il ragazzo che portavo in braccio osavamo aprir bocca.

Si teneva pigramente a me, come se non temesse di poter cadere nel vuoto sotto di lui, lo sguardo stanco era rivolto alle innumerevoli illuminazioni sottostanti.

«Quindi... Un acquario, eh?» spezzai il silenzio, riferendomi alla sua scelta di un posto tranquillo e sicuro, «Ti piace il mare?»

«Non ci sono mai stato.» rispose, secco e sbrigativo.

«Allora sei interessato alla vita marina? Ammetto che sono organismi molto affascinanti.» riprovai, questa volta non rispose, chiudendo gli occhi e lasciando che la leggera brezza gli accarezzasse i capelli.

Notai solo in quel momento che avesse un occhio nero, il viola di quel livido in contrasto con la sua carnagione così chiara.

«Ci sei andato di notte perché preferisci la tranquillità del posto o perché speravi di trovarlo effettivamente vuoto? Ammetto che vederlo senza visitatori è molto meglio ma-», il rosso mi assestò una sberla sul braccio, con forza vorrei aggiungere.

«Non ho voglia di parlarne, ti dispiace?»

«Volevo solo-»

«Sul serio, riesci a smettere di blaterare per cinque secondi?» m'interruppe di nuovo, con tono brusco.

Il suo sguardo si concentrò in un punto indefinito tra i vari grattacieli, sospirò profondamente, poggiando la guancia sulla mia spalla dopo qualche secondo.

«Scusa...», il suo era poco più di un sussurro, se non gli fossi stato letteralmente a mezzo centimetro probabilmente non l'avrei sentito. «Oggi è stata una giornata davvero di merda, da ogni punto di vista. Scusa se me la sono presa con te.» tirò su con il naso, per un istante mi sembrò stesse piangendo ma tenni per me quella considerazione.

«Mi dispiace anche di averti sputato in faccia prima, alla stazione di polizia.»

Avrei voluto dirgli che ormai era acqua passata - anche se non era propriamente vero - ma andò avanti con il suo discorso, imperterrito.

«Sinceramente, un po' te lo meritavi, ma non avrei dovuto farlo lo stesso. Sarebbe stato più fine mandarti a fanculo direttamente e finirla lì.»

Lo guardai male, sperando che afferrasse il concetto.

«Grazie.» dissi leggermente irritato.

«Prego, non c'è di ché.»

Per via del suo tono neutro non riuscivo a capire se fosse serio o mi stesse prendendo in giro.

Passammo il resto del volo in religioso silenzio, con Ryousei che teneva la testa poggiata sulla mia spalla e gli occhi chiusi, come se stesse dormendo.





Atterrammo poco dopo su una banchina, illuminata da qualche scarso lampione qua e là, che si affacciava su una piccola spiaggia.

Una volta sceso Ryousei si guardò intorno spaesato, mi rivolse uno sguardo indagatore. «Perché siamo atterrati qui?» chiese, ritornò quello sguardo guardingo e sospettoso, studiando il mio volto come se fossi stato un poco di buono qualunque.

«Hai detto di non essere mai stato al mare, quindi ti ci ho portato.» spiegai. «Pensavo avessi intenzione di riportarmi a casa...» mormorò con leggera sorpresa.

Scossi le spalle, «Volevo stare tranquillo per un po', e ho pensato che anche a te avrebbe fatto bene stare lontano dai tuoi problemi, anche se per un paio d'ore.»

Il rosso alzò un sopracciglio, non totalmente convinto delle mie intenzioni.

È diffidente. Ne ha tutte le ragioni per esserlo.

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