Harsh Truths

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Quella notte il sonno pareva avermi abbandonato.

Continuavo a rigirarmi quella chiavetta di plastica tra le dita, tormentandomi su cosa fare. Se Ryousei me l'aveva affidata significava che il suo contenuto avrei dovuto vederlo solo io, ma il pensiero di cosa avrei potuto trovarci mi terrorizzava.

Malgrado le apparenze Ryousei era un ragazzo tormentato da un peso troppo pesante per le sue fragili spalle, e benché da una parte fossi curioso del motivo, dall'altra mi domandavo se ero pronto a fare quel passo, ad immergermi nel passato di un ragazzo che aveva sfiducia in tutto e tutti.

Mi passai una mano tra i capelli. L'unico modo di poter conoscere il perché Ryousei fosse diventato così, mi dissi, era solo uno: guardare il contenuto della chiavetta.

Recuperai il mio portatile, deglutendo pesantemente i miei dubbi e quella strana sensazione di disagio che aveva preso posto nel mio petto.

Misi la chiavetta nel portatile e aspettai che succedesse qualcosa. Per svariati minuti non accadde nulla, poi una piccola finestrella si aprì nell'angolo del pc. Ci cliccai sopra e un video si aprì.

Inizialmente si vedeva soltanto una figura confusa che armeggiava con la videocamera, poi un ragazzo dai corti capelli rossi e il viso di chi non dormiva da almeno una settimana si sedette davanti alla telecamera.

Stava in silenzio, nervoso come se a guardarlo ci fosse una sala intera di persone. Guardai i pochi dettagli dell'inquadratura. Una camera da letto, ordinata e anonima, con uno zaino logoro posato sul letto intonso.

Il ragazzo si schiarì la voce, finalmente pronto a parlare.

"Io...mi chiamo Ryousei Haguci. Ho quattordici anni, compiuti da poco... - una pausa - Ma perchè diavolo mi sto presentando? Gli psicologi di mezzo mondo sanno chi sono, per Dio!" sbraitò sottovoce, rimproverandosi.

La sua attenzione tornò nuovamente alla telecamera. "Mi è stato consigliato di tenere un diario, per tenere nota dei miei pensieri durante il mio soggiorno - speriamo - definitivo". Ryousei guardò l'obiettivo come se mi stesse guardando negli occhi direttamente. "Onestamente...non so cosa pensare. Questa famiglia sembra così cordiale, mi hanno persino dato una stanza tutta mia. Eppure c'è qualcosa che non mi fa sentire tranquillo...".

Aveva già poca fiducia nel prossimo prima ancora di conoscerli.

La registrazione continuò. "Ad ogni modo, domani sarà il mio primo giorno - o forse dovrei dire l'ennesimo? - in una nuova scuola." il rosso accennò un nervoso sorriso, "Credo di aver perso il conto di quante scuole io abbia frequentato in tutti questi anni. Non che siano servite a qualcosa in realtà, quello che so me lo sono auto insegnato. Ma questo non è importante! L'importante, e cosa più difficile, sarà non venire ostracizzato già il primo giorno...".

Sospirò. "La vedo difficile come impresa..."

Stette per un attimo a tormentarsi una ciocca di capelli, probabilmente incerto su come continuare quel monologo. "Dicono che dopo un pò ti ci abitui, all'idea di essere sempre quello nuovo. Che puoi ricostruirti un'immagine diversa con persone nuove, che puoi far conoscere il lato migliore di te. - un'altra pausa, questa volta abbassò li sguardo sulle sue scarpe fuori dall'inquadratura - E ho pensato: qual è il lato migliore di me? C'è qualcosa di positivo in qualcuno come me? Qualcuno da avere avuto così tante case a giro per il mondo da non sapere più da dove viene, qualcuno che viene costantemente mandato indietro dalla propria famiglia adottiva come se fosse un giocattolo difettoso. Qualcuno che ormai il mondo ritiene...senza speranza."

Sospirò con voce tremante. Una lacrima gli scese giù per la guancia e fu svelto ad asciugarsela, come se non volesse far vedere quel piccolo spiraglio di debolezza a nessuno, neanche ad una telecamera.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 20 ⏰

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