King Of The Dancefloor

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Galko mi fissava dall'altro capo del bancone con i suoi grandi occhi da cerbiatta, mettendomi in soggezione mentre bevevo il mio frullato.

«Dai~! Non farti pregare Ryousei!» mi cinguettò nelle orecchie.

«Non capisco a cosa tu alluda.», cercai di mantenermi sul vago, inutilmente. Galko pareva non voler mollare la presa.
«Non me la dai a bere, signorino! Avanti racconta tutto a zia Galko!»

Rabbrividii al fatto che si fosse auto appellata "zia Galko" con così tanta semplicità.

Dovevo avercelo scritto in faccia a caratteri cubitali l'imbarazzo e la confusione del giorno prima.

Alla fine ci eravamo lasciati andare in un'altro bacio, entrambi consci della situazione. Io mi ero aperto quel poco che bastava per far capire ad Hawks che non ero in una situazione così rosea come pensava. Lui forse era messo peggio di me, ma questi sono dettagli.

Ovviamente non avrei mai aperto il mio scrigno di Pandora, nemmeno se mi avesse pregato in ginocchio.

Erano già abbastanza traumi e problemi per una singola persona, figuriamoci se avessi condiviso il tutto con qualcun'altro. Chiunque mi avrebbe preso per pazzo o per patetico.

E poi le parole da sole non bastano. La mia parola non è abbastanza, mai lo è stata.

«Ryousei~! Non fare l'antipatico! Dammi qualche succoso pettegolezzo, avanti!»

Il tono lagnoso di Galko mi riportò al mondo reale. Con molte probabilità mi ero messo a fissare un punto nel vuoto senza che me ne rendessi conto.

«Non niente da dire riguardo la mia vita sentimentale, e anche se l'avessi non lo verrei certo a raccontare a te, comare pettegola.» dissi con serietà, puntando la cannuccia contro la bionda. Lei sbuffò, mettendo il broncio. «Qualcuno qui si è alzato dalla parte sbagliata del letto stamattina» disse.

Non volevo che si facesse strane fantasie, tutto qua!
Io per primo cercavo di non farmi illusioni al riguardo. Le mie gote rosse e i miei pensieri da scolaretta in preda alla prima cotta adolescenziale venivano smorzati dal mio pensiero cinico e razionale.

Quel bacio era dettato dalla curiosità e dal puro istinto carnale più che da qualcos'altro.

«Rokka, diglielo tu! Ryousei non mi parla!» si lagnò la bionda alla sua compagna, che in risposta alzò un sopracciglio, indifferente alla questione. «Se lui non ne vuole parlare non sarò certo io a cavargli le parole con la tenaglia. E poi, ha ragione: volente o nolente, tu sei una pettegola.» rispose Lock, tornando a fissare il suo tablet, per niente impietosita dagli occhioni da cucciolo bastonato di Galko.

«Esattamente.» aggiunsi, «Di certo andresti a gridare ai quattro venti i fatti miei, perché non sai mai tenere un segreto per te!»

È anche per questo che non sai niente di cosa mi succede quando esco di qui. E non credo riuscirò mai a dirtelo...

«Uffa! Siete due noiosoni! Torno a guardare la mia soap, almeno lì sì che succede qualcosa di interessante!» e la bionda sparì in cucina con un broncio. Sospirai alleggerito. Un problema in meno a cui pensare.

«Ieri sembravi veramente a pezzi. Cos'è successo?» spezzò il silenzio Lock, il suo sguardo magenta mi diceva che non avrebbe creduto una qualsiasi scusa campata per aria. «Non eri tu quella che diceva che non mi avrebbe tirato fuori le parole con la tenaglia?» le dissi secco.

Lock scrollò le spalle. «L'ho detto per quanto riguarda la tua "vita sentimentale" non per altro.»

La guardai storto. «Ipocrita.» le sibilai torvo, ma lei non sembrava turbata dalla mia reazione. «Guarda: onestamente non me frega niente di chi ti limoni o con chi vai a letto, puoi tenertelo per te. Quello che voglio sapere è cosa ti è successo per farti arrivare alla porta sconvolto neanche avessi appena incontrato un fantasma.»

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