Flight Or Fight

57 3 3
                                    

«No, Ryousei, non appenderò quel cartello nel negozio. Scordatelo proprio.» disse Lock secca. Il suo tono non ammetteva repliche.
«Perché no?» le chiesi indignato, posando sul tavolo il mio cartello fatto a mano con scritto: “Non serviamo Heroes”. Lei si sedette con tutta calma al suo posto al tavolo, fumante caffè alla mano, rigorosamente nella sua tazza con un teschio stampato sopra.
«Perché, al contrario di te, sono clienti paganti e ci fanno pubblicità gratis.»

Mi rivolsi a Galko, intenta a leggere la tabella nutrizionale dei cereali che stava mangiando per sapere quanti grassi contenevano. «Galko, dille qualcosa!» e la bionda mi guardò sconsolata. Avevo perso quella conversazione in partenza.

«Purtroppo il ragionamento non fa una piega. Ma sappi che, moralmente, sono dalla tua parte» rispose la bionda mettendosi una mano sul cuore, come una sorta di giuramento.
«Quello screanzato ha avuto una bella faccia tosta a mollarti nel mezzo della festa e a farti tornare fin qui da solo e a piedi!»

Lock si lasciò scappare una rara risatina divertita. «Lo sappiamo, tesoro. Hai sputato fuoco e fiamme in quella chiamata.»

Al sol pensare alla sfuriata che Galko fece a quel tale, la sera stessa, dopo che ero tornato a casa loro, mi lasciava di stucco ogni volta. Mai mi era capitato di vederla così fuori di sé, e credo neanche Lock.

Quando finì di imprecare contro la recluta al telefono sia io che la corvina la fissavamo con gli occhi spalancati.

«Credo che per un po' non lo rivedremo...» disse Lock prendendo un sorso di caffè. «E fà bene! Nessuno si permette di fare il maleducato con i miei cari e la passa liscia!» replicò Galko schioccando le dita con impertinenza.

«Grazie Galko, avvocato delle cause perse, adesso saresti così cortese da passarmi quella scatola di cereali?» le feci, indicando con un gesto della mano la mia ciotola contenente solo del latte.

La colazione a casa di Lock e Galko era silenziosa, interrotta di tanto in tanto dalla bionda che canticchiava qualche canzone pop mentre si riempiva la bocca piena di cereali al miele, ma aveva uno strano senso di familiarità che mi faceva sentire a mio agio.
Lock leggeva le notizie del giorno su un tablet, che io le avevo riparato in cambio di un pasto, bevendo lentamente il suo caffè rigorosamente nero. Galko mi guardò accennando ad uno dei suoi sorrisi calorosi, «Se non li vuoi non sei obbligato a mangiarli per forza», mi disse. Stavo letteralmente ruminando quei pochi cereali rimasti a spugnarsi nel latte.

Non è che il sapore mi facesse schifo, tutt'altro, semplicemente non avevo voglia di mangiare.

«Se non li finisci dalli a me» e Galko allungò il palmo aperto nella mia direzione, le passai senza troppe parole la ciotola. Lei la osservò, curiosa di come avessi lasciato tutto a metà, latte compreso.

Negli anni scherzavamo spesso di quanto non fossi una buona forchetta, ridendoci sopra di quanto fossi esile.

“Fai attenzione o una folata di vento ti porterà via!” era la sua battuta ogni qualvolta lasciassi a metà il mio pasto.

La verità è decisamente peggio, ma non ho cuore di dirglielo.

«Di quale agenzia avevi detto fa parte il tipo di ieri sera?» chiese Lock, ridestandomi dai pensieri. Finsi di starci pensando, lo ricordavo bene, un tipo come Best Jeanist difficilmente si dimentica.
«Best Jeanist, mi pare. Perché?», Lock prese un sorso di caffè con tutta la calma del mondo, la sua espressione impossibile da leggere. Girò il tablet verso di me, mostrandomi la notizia del giorno: «C'è stato un attacco di Villain ieri sera, lui e i suoi sidekick sono intervenuti prontamente.», con quella semplice frase la corvina stava cercando di dirmi che quel ragazzo mi aveva piantato in asso per una valida ragione.

Matters Of Chemistry Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora