Come diavolo ci ero finito in quella situazione?
Con indosso uno smoking elegante, la cravatta legata stretta intorno al collo come un cappio, una coda alta anch'essa legata troppo stretta e che mi faceva male alla testa, in macchina con la persona che meno sopportavo, anzi, che mai avrei sopportato nella mia vita.
Fissava davanti a sé, occhi fissi su una strada sconosciuta che percorrevamo da ormai ore, le mani tenute saldamente al volante e un sorriso contento su quella sua faccia da schiaffi.
La cosa che mi inquietava di più non era che mi avesse, letteralmente, tirato addosso quei vestiti e chiuso nel bagno finché non li avessi indossati, ma il fatto che in che in quella macchina ci fossimo solo io e lui. E aveva pure insisto che mi sedessi al posto del passeggero accanto a lui.
Non avevo idea di dove stessimo andando. Lui non l'aveva accennato ed io non volevo dargli la soddisfazione di chiederglielo.
Ci arrivavo da solo a capire che fosse un evento del cazzo per elegantoni, forse l'ennesimo evento per medici con cena da nababbi inclusa, ma a quelli partecipava sì e no una volta forse quando d'estate nevicava. E mai era stato tanto "generoso" - forse l'aggettivo più corretto sarebbe ingenuo, per essere gentile - da portarmi con sé, a quel tipo di eventi ci trascinava la moglie, o peggio, Chisato.
Per lui, medico fallito e dalla reputazione fatta a brandelli, mantenere quella facciata da uomo onesto e rispettabile, padre di famiglia e marito dell'anno, contava tutto. Ci teneva particolarmente a sfoggiare la sua famiglia apparentemente perfetta agli altri invitati, a far vedere quanto la sua "prole" fosse studiosa e già in possesso di meriti accademici superiori a quelli della "plebaglia senza cervello o futuro" - così avevo sentito dire una volta la moglie, quella strega che mi baciava la guancia affettuosamente, trattenendo con un'interpretazione da Oscar un conato di vomito, quando vi erano ospiti o persone che conoscevano.
«Se provi anche solo a mettermi quella mano sulla gamba, ti assicuro avrai un arto in meno con cui operare.»
La minaccia che sibilai tra i denti servì a fermargli la mano a mezz'aria, le dita aperte e leggermente incurvate. La rimise sul volante in fretta, come a sperare che non avessi visto niente, ma in realtà lo avevo visto dal finestrino lucidato maniacalmente dell'auto. «Volevo solo accertarmi che fossi sveglio, stiamo per arrivare» rispose calmo, forse troppo felice per i miei gusti, con quel sorriso tra l'inquietante e il fastidioso ancora stampato in faccia.
«Sei meno intelligente di ciò che racconti se pensi che mi addormenterei mai in tua presenza. - Lo guardai di traverso dal riflesso nel vetro, senza voltarmi - Sono giovane, non stupido. Mio malgrado ti conosco bene.»
Una strana risatina gli uscì di bocca. «Curioso, potrei dire la stessa cosa su di te. In questi anni non ti ho mai chiesto di salire in macchina con me, o di fare un viaggio da soli senza la presenza di altri, eppure non hai fatto neanche una domanda su dove stiamo andando. Hai già intuito dove siamo diretti o non vuoi darmi la soddisfazione di sapere qualcosa di cui tu sei all'oscuro?»Bingo...
«Sei sempre stato bravo a comprendere le persone, forse avresti fatto meglio a diventare uno psicologo anziché un medico, avresti avuto gente più debole da manipolare.»
Sospirò. Ma non un sospiro da stanchezza o frustrazione, il sospiro di un genitore che sorprende il figlio a fare qualcosa di innocentemente stupido da non avere cuore di arrabbiarsi. Quel tipo di sospiro che mi disgustava sentire da lui.
«Io non ho mai manipolato nessuno, Ryousei. Come Cicerone sono stato in grado, grazie alla dialettica, di far cambiare idea a molta gente che pensava di non aver bisogno di alcun aiuto.»«Le tue pippe filosofiche valle a fare a qualcun'altro, con me non attaccano. So benissimo di cosa sei capace, ti ho visto con i miei occhi!»
Un'altro di quei sospiri. Come se stessi dicendo una marea di stronzate e solo lui sapeva la verità.
«Hai, come molti, frainteso la situazione. Stavo solo svolgendo il mio lavoro, non ho fatto niente da essere etichettato come "perverso".»
STAI LEGGENDO
Matters Of Chemistry
Hayran Kurgu«Mi domando, perché mai fra tutte le persone a questo mondo, io corra proprio appresso a te.» Lui rise, gambe a penzoloni dalla ringhiera. «È semplice.» mi rispose con un sorrisetto furbo «È una questione di chimica, Hawks» Ryousei Haguci, 17 anni...