capitolo due

664 40 8
                                    

"Alice! Apri immediatamente questa porta!" Grida una voce famigliare e sento dei colpi provenire dal salotto.
Mi alzo dal letto, afferro le mie mutandine e la maglietta di Marc - cioè la prima cosa che mi è capitata a tiro - e corro ad aprire la porta.
"Ti ho chiamata tipo trenta volte sul telefono." Dice arrabbiato John.
"S-scusa è che ho il telefono spento." Tento di giustificarmi.
"Posso entrare?" Mi chiede cercando di guardare il salotto da sopra la mia spalla.
"Ehm.. A dir la verità no. È tutto in disordine e so che tu odi il disordine." Invento una scusa.
"Per questa volta fa niente." Dice e mi sposta di lato per entrare in casa.
"Aspettami qui in salotto, vado a vestirmi." Mi affretto a dirgli e corro subito in camera mia, chiudendo a chiave la porta.
Mi avvicino a Marc e lo scuoto.
"Hey Marc, svegliati." gli sussurro all'orecchio. "Di là in salotto c'è il mio fidanzato."
Lui si sveglia di scatto. Velocemente gli lancio tutti i vestiti e cerco nell'armadio qualcosa da mettermi mentre lui si riveste.
"Comunque è stato bello ieri sera." Gli dico e poi mi giro verso di lui che si è completamente rivestito.
"Già. Forse dovremmo vederci ancora. Mi dai il tuo numero?"
"Si, prendi pure il mio telefono. È sul comodino."
Silenzio.
"Ecco, mi sono salvato il tuo numero. Più tardi ti chiamo." Dice qualche minuto dopo.
"Okay, perfetto." Gli sorrido e gli indico di uscire dalla finestra della mia camera che fortunatamente si affaccia sulle scale antincendio del condominio in cui abito.
"Ciao Marc." Allungo il collo verso di lui e lo bacio.
"Ci vediamo, Alice." Dice quando ormai è in fondo alla scala.
Mi infilo un paio di pantaloni della tuta e tengo su la maglietta di Marc, che non gli ho ridato perché lui si è messo direttamente la felpa.
Torno in salotto e John inizia a fissarmi sospettoso.
"Di chi era la Range Rover parcheggiata qui fuori quando sono arrivato?" Domanda passandosi una mano tra i capelli mori.
"Non lo so." Gli rispondo mentendo. Una delle mie qualità è che riesco a mentire alla gente senza farlo capire, sono una bugiarda nata.
"Invece la maglietta?" Domanda ancora.
"Tua." Rispondo di scatto.
"È troppo grande."
Porcocazzo, John è alto si e no un metro e settanta, mentre Marc credo che sia anche un metro e novanta.
"Boh allora l'avrò comprata in qualche negozio di vestiti usati. Vuoi del tè?" Gli domando per sviare la conservazione.
"Oh sì, grazie." risponde sorridendo e mostrando le sue adorabili fossette.
Vado in cucina e metto un pentolino con dell'acqua sul fuoco.
Torno in camera perché sento il telefono squillare.
Guardo velocemente la schermata e vedo che mi sono arrivati un paio di messaggi.

Numero Sconosciuto: «Oggi pomeriggio usciamo insieme? Magari possiamo andare da Starbucks. -Manuel x (il ragazzo di Nando's, se non dovessi ricordarti.)»

Numero Sconosciuto: «Ieri notte è stato bellissimo, bellezza. Stasera ci troviamo ancora? Magari posso portati fuori a cena. -Marc xx»

E poi ci sono un altro paio di messaggi di Chloe in cui mi chiede scusa perché ieri sera mi ha lasciata da sola da Nando's e dove mi racconta della sua serata con Matthew.
Dopo aver risposto sia a Manuel che a Marc dicendogli che accetto, ritorno in cucina. Intanto John ha versato due tazze di tè ed è seduto al tavolo.
"Vedo che stamattina cerchi di evitarmi." Dice un po' scazzato fissandomi con i suoi magnifici occhi verdi.
"Non è vero." Mi giustifico. "È solo che ho dovuto rispondere ai messaggi di Chloe, tutto qui."
"Cosa fai stamattina?" Mi chiede.
"Pensavo di riordinare la casa. Tu cosa vuoi fare?"
"Beh pensavo di uscire con te. Magari stasera? Che ne dici."
"NO, STASERA NO!" Gli urlo in risposta.
Lui mi guarda scioccato: "Okay allora."
"Scusami, intendevo dire che stasera non posso. Devo andare da mia madre e mi sarebbe piaciuto portarti con me; solo che lei sta un po' male e quindi è meglio se vado da sola." Mi giustifico per il comportamento.
"Di pomeriggio?" Domanda speranzoso.
"Neanche." Faccio un piccolo sorriso sghembo.
"Oh... Okay, beh allora adesso vado. Non vorrei disturbarti..." Dice chiaramente deluso.
"Tu non disturbi mai John è solo che oggi sono davvero impegnata." Cerco di assicurarlo accarezzandogli un braccio.
Sospira. "A dir la verità sono venuto per parlarti."
Ops, speriamo che non mi faccia qualche discorso serio.
"Dimmi tutto." Cerco di sorridergli.
"Io ti amo davvero tanto e vorrei che noi due andassimo a vivere insieme!" Dice entusiasta.
"Ehm... secondo me è ancora presto, aspettiamo ancora un po'."
"Non lo so. È meglio se ne riparliamo domani. Adesso vado." Si alza e lo accompagno alla porta. Ci baciamo automaticamente e poi se ne va.
Chiudo la porta alle mie spalle e sospiro. È normale non sentirsi in colpa per aver tradito il proprio fidanzato? Credo proprio di no.
Sento ancora sulla pelle il profumo di Marc ed è così una bella sensazione. Quel ragazzo ha qualcosa di speciale ma anche Manuel non scherza. Mi piacciono già anche se li ho visti una sola volta.
Passo tutto il resto della mattina a mettere in ordine il mio piccolo appartamento.
Quando guardo l'orologio sono già le 2.45 p.m.
Vado in camera mia per cambiarmi e opto per un outfit semplice e sensuale: jeans strappati su tutta la lunghezza della gamba e un top nero ed aderente che lascia un po' scoperta la pancia e le spalle.
Mi trucco leggermente e dopo chiamo Manuel.
«Hey, ciao.» gli dico quando ha risposto.
«Buongiorno bellissima.» mi risponde e sono più che sicura che stia sorridendo.
«A che ora ci troviamo?»
«Pensavo anche subito. Sei libera?»
«Certo, Manuel! Va bene se ci troviamo tra dieci minuti davanti al Big Ben?»
«Perfetto, a dopo.»
Mette giù e sento il cuore leggero. Esco di casa velocemente per raggiungere il prima possibile Manuel.

THE GOALKEEPERS || M. Neuer & B. Leno & M. A. ter StegenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora