capitolo tre

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«John, ho davvero bisogno di parlarti. Va bene se ci vediamo tra mezz'ora da Starbucks?» Ripeto per l'ennesima volta alla sua segreteria telefonica.
Marc è andato da circa dieci minuti e beh, è stata magnifica la serata di ieri. Dopo aver fatto sesso ci siamo addormentati abbracciati e la mattina mi sono risvegliata nella stessa posizione.
È un ragazzo davvero carino. O carino ragazzo come direbbe Enrico Pasquale Pratticò.

Adesso mi sto vestendo: gonna corta di tessuto nero con un piccolo cinturino di pelle marrone ed una canottiera larga color crema a pois neri. Infilo le mie Vans leopardate ed esco di casa.
Ho due opzioni: la prima è andare a casa di John e la seconda è semplicemente chiamarlo.
Esco di casa e lo chiamo ancora e così mentre sto digitando il suo numero non guardo la strada davanti a me. E cosa succede quando non si guarda dove si va? Si va a sbattere contro qualcuno, naturalmente.
"Scusa non stavo guardando la strada." Dice timidamente un ragazzo davanti a me.
"Ehm neanch'io." Alzo gli occhi dopo aver chiamato John.
"Hey, ma io ti conosco. Pensa che fortuna: ti stavo giusto cercando." Continua il biondino di fronte a me.
"Tu saresti?" Domando confusa e tenendo il telefono in mano piuttosto che vicino all'orecchio. Sento la voce di John che mi chiama attraverso l'apparecchio elettronico. Con un rapido gesto chiudo la chiamata e metto il telefono nella borsa.
"Sono Bernd, il ragazzo che era nel locale dove lavori due sere fa."
"Oh sì, adesso ho capito chi sei. Ciao Bernard, io sono Alice."
"Bernd." Mi corregge timidamente lui. "E comunque so già il tuo nome. Ti stavo cercando perché, beh, è imbarazzante da dire ma tu assomigli molto alla mia fidanzata che purtroppo è morta qualche anno fa e credo che il suo spirito mi abbia fatto incontrare te." Dice e io lo fisso negli occhi per capire se sia serio, è la prima volta che lo guardo negli occhi.
Non ho mai visto due pozze così azzurre e profonde. Sono il cielo e allo stesso tempo il mare.
Non ho mai visto un colore così intenso e puro. Riesco a percepire ogni piccola sfumatura di questo azzurro; ogni mia cellula è percorsa da un brivido - anzi scarica elettrica - e sento un'intero stormo di farfalle, gabbiani e aquile volare nello stomaco. Aquile che graffiano ogni singolo lembo della mia pelle; gabbiani che la solleticano e farfalle che curano con il loro tocco leggero le ferite procuratemi dalle aquile. Mi sento felice ma allo stesso tempo triste perché ho paura di perdere questa felicità così improvvisa ed inaspettata.
"O-okay." Balbetto ed è la prima volta che lo faccio, almeno davanti ad un ragazzo. Sento il mio cuore esplodere di felicità come se finalmente dopo tanto tempo avesse incontrato la sua sua metà però lo sento anche divorato dalla passione di Marc e dalla tranquillità di Manuel.
E capisco che sono fottuta - cioè innamorata come direbbe una persona normale - non di uno ma di ben tre ragazzi che ho appena conosciuto.
"Sai non è così sciocca la storia dello spirito della tua fidanzata." Dico a Bernd acquisendo un po' di coraggio ed uso della parola. "Magari potresti raccontarmela davanti ad una tazza di tè caldo. Che ne dici?"
Lui mi fissa con quei suoi occhi azzurri e capisco che non sa cosa rispondere; capisco che lui è timido e riservato; capisco di conoscerlo anche se è la prima - rettifico, seconda volta - in cui gli parlo (la prima diciamo che non è tanto valida).
"Sì." Dice dopo essersi fatto forza. Bernd ti premetto che saremo due guerrieri che combattono insieme. Vorrei dirgli ma poi realizzo che farei la figura della psicopatica e di quella che si innamora a prima vista - roba che ultimamente ho scoperto di saper fare.
Bernd so già che insieme soffriremo, so che ti farò soffrire ma combatteremo insieme.
Questo ragazzo mi sta fottendo il cervello, di solito non faccio questi pensieri romantici.
"Vieni con me." Gli dico. Insieme entriamo in un bar e ci sediamo ad un tavolino appartato.
"Bernd?"
"Sì?"
"Raccontami la storia della tua fidanzata."
"Di solito sono timido ma con te cercherò di aprirmi. Sai, le somigli molto. Era mora, occhi color oro ed era estremamente bella; proprio come te. Era una ragazza semplice, pura e timida. È stato difficilissimo conoscerla intimamente perché lei aveva il brutto vizio di nascondersi agli altri ed io facevo lo stesso. Ci siamo conosciuti quando andavamo al liceo ed è stato amore a prima vista. Abbiamo passato più di tre mesi per chiedere di scambiarci i numeri di telefono ed un altro paio di mesi solo per prendere l'iniziativa di scriverci anche solo un 'Hey. Come stai?'. Poi, quando abbiamo preso confidenza, è stato fantastico. Eravamo inseparabili ma poi lei è morta. Un brutto cancro le ha fottuto il cervello e in un anno se ne andata. Era persino incinta di una bambina che purtroppo l'ha seguita in Paradiso." Gli si spezza la voce per la commozione e riesco a vedere una lacrima silenziosa rigargli la guancia. Istintivamente allungo una mano per toglierla dal suo zigomo e scacciarla via. Sento il cuore spezzarsi per il suo dolore ma ricomporsi quando lui accenna ad un piccolo e timido sorriso che mi fa morire dentro.
"S-scusa è che non sono riuscito tanto a superare le mie perdite ed ogni volta che ripenso a loro mi viene da piangere." Dice balbettando.
"Hey tranquillo, ci sono qua io." Cerco di rassicurarlo. "Mi dispiace davvero tanto ed è carino che tu pensi che sia stata lei a farci incontrare l'altra sera al night club."
"Già..." Dice lui fissandosi le mani.
"Sei di Londra Bernd?" Gli domando.
"No, sono venuto qui per un mese con due miei amici. In realtà io sono tedesco.
La sera in cui ti ho incontrata io ed i miei amici, crucchi anche loro, dovevamo uscire in un locale tranquillo solo che uno dei due ha iniziato a dire che visto che siamo single e per tirarmi su il morale - secondo lui sono sempre triste - dovevamo andare in un night club. Io e l'altro ragazzo non eravamo dell'idea però lui ha insistito tanto e alla fine io ho ceduto mentre l'altro no." Spiega velocemente e senza alzare la testa.
Magari i suoi amici sono Manuel e Marc? No, impossibile...
"Oh okay. Come fai di cognome?"
"Leno, Bernd Leno." Risponde.
"Scommetto che giochi a calcio e di sicuro sarai un portiere." Le parole escono dalla mia bocca quasi automaticamente.
"Hey sì, hai indovinato. Gioco nel Bayern Leverkusen." Alza il viso e mi guarda. "Come fai a saperlo?"
"Intuito e poi ti conosco per fama." Gli faccio l'occhiolino e no, sinceramente non avevo mai sentito nominare il Bayern Leverche? ne tantomeno lui.
"Adesso sei ancora più interessante. Vediamo sei indovini quanti anni ho?"
"Di sicuro tra 23 ed i 29."
"Brava, hai indovinato: ne ho 23. Tu invece?"
"Venti." Rispondo automaticamente. "Studentessa di giorno e spogliarellista di notte."
"Io solo portiere." Ridacchia leggermente.
"Sei carino." Gli dico di getto e vorrei poter rimangiare quelle parole. Lui sgrana gli occhi ed arrossisce. Una visione alquanto erotica: Bernd con le guance rosse è stupendo.
"Anche tu sei carina, Alice." Risponde fissandomi negli occhi e capisco che sta cercando di non abbassare la testa.
Sei così timido. Bernd perché sei timido? Sei così cuccioloso, la mia amica Chantal ti definirebbe 'cucciolo che cerca casa'. Ah, Bernd perché sei così perfetto a prima vista? Perché sei riuscito a rubarmi il cuore in mezz'ora?
"Magari possiamo vederci ancora." Mi chiede timidamente.
"Si volentieri, ti do il mio numero." Rispondo e gli detto velocemente le cifre che ormai so a memoria.
John, in questa mezz'ora, non ha fatto altro che chiamarmi ed adesso non posso lasciarlo ancora a bocca asciutta, come si suol dire, quindi dico a Bernd che devo andare e, dopo che lui mi ha salutato timidamente, esco dal bar.
Chiamo subito John che risponde dopo mezzo squillo.
«Finalmente ti fai sentire.» dice chiaramente arrabbiato.
«Scusami, sul serio. Ci troviamo?»
«Okay. Vieni a casa mia.»
«Arrivo subito John.» gli dico e poi lui riattacca.
Vago per le vie di Londra e dopo circa 15 minuti riesco ad arrivare a casa del mio ragazzo.
Busso energicamente alla porta e mi apre la signora Parker.
Ha i capelli biondi chiari e spenti raccolti in tantissimi bigodini colorati.
"Mi dispiace essere arrivata in un momento inopportuno ma vorrei vedere John." Dico alla donna.
"Tu non disturbi mai cara, entra pure. John è al piano di sopra, in camera sua." Risponde sorridendomi mostrando delle piccole rughe ai lati della bocca.
La ringrazio, entro in casa e mi affretto a salire al piano di sopra.
Quando apro la porta di camera sua, John è in piedi davanti alla finestra sul lato della stanza opposto al mio e sta fissando la strada sotto casa sua.
"Hey John." Mi annuncio con voce incerta.
"Oh, ciao Alice." Si gira a guardarmi e si sistema gli occhiali sul viso. "Sai, ho notato che ultimamente tra noi due non c'è più tanta passione come una volta."
A dir la verità non c'è mai stata, vorrei dire ma lo tengo solamente per me.
"Lo so, John. Scusami ma è colpa mia. Se vuoi stasera puoi venire a casa mia... Pizza e film come piace a noi?"
"Sì, va bene." Dice e si avvicina a me. Mi prende il mento fra l'indice ed il pollice. Mi bacia dolcemente però dopo ha - come dire - voglia di approfondire il bacio e così inizia a baciarmi con la lingua. John bacia malissimo ed i suoi baci sono un miscuglio di saliva ed inesperienza.
Mi stacco da lui dopo qualche secondo e con un gesto veloce mi giro e mi pulisco tutta la sua saliva che ho sulle labbra.
In confronto i baci di Marc sono un miscuglio di passione e perfezione.
Marc, perché mi fai questo?
"È da tanto che non facciamo qualcosa di romantico insieme, ti andrebbe di uscire stasera al posto che fare la solita serata cinema a casa tua?" Mi chiede con gli occhi pieni di speranza.
"Certo." Gli dico con un piccolo sorriso.
"Passo a prenderti a casa tua alle venti, okay piccola?"
"Perfetto, a dopo John." Gli rispondo ed esco da casa sua.

THE GOALKEEPERS || M. Neuer & B. Leno & M. A. ter StegenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora