CAPITOLO 14

95 5 0
                                    

- CAPITOLO 14 -

Giugno

«Forse cenare prima di venire qui non è stata un'ottima idea» sussurrai a Timo mentre lo stomaco mi si ingarbugliava.

Eravamo fuori dallo yacht, in coda in mezzo ad una dozzina di personaggi snob e dai modi discutibili, per attendere che un grosso bodyguard controllasse gli inviti che Cristina e Fabio ci avevano mandato quella mattina per email.

«Se non lo avessimo fatto probabilmente sarei svenuto» commentò lui, abbassandosi per parlarmi all'orecchio. «O magari, mi sarei innervosito a tal punto da prendere a schiaffi qualcuno di questi idioti. Sai, giusto per accorciare un po' la fila».

Trattenni a stento una risatina mentre meditavo su quanto fosse gradevole la compagnia di quel ragazzo che, sebbene conoscessi da anni, non avevo mai davvero considerato. Era simpatico, intelligente ed attento, nulla sembrava sfuggire ai suoi occhi di ghiaccio. Ghiaccio che via via si stava sciogliendo tra noi due. Forse Valerio ci aveva visto giusto, forse eravamo davvero una bella accoppiata. Una coppia di amici, ovviamente.

«Va tutto bene?» mi chiese, ricordando il commento di poco prima, o forse notando la mia espressione assente.

«Sì, sì» risposi mentre cercavo inutilmente di infilarmi tra i riccioli il fermaglio che mi ero tolta mentre eravamo in macchina. «Sono solo infastidita dal fatto di essere nervosa all'idea di entrare lì dentro. Non so se ha senso».

«Potrebbe averne» disse lui, togliendomi garbatamente il fermaglio dalle mani per appuntarmelo con delicatezza e precisione tra i capelli, «ma non penso valga la pena sprecare emozioni come il nervosismo o l'ansia per questa gente».

Un fuocherello si accese dentro di me per via della sua mano tra i miei capelli. Cercai di domare quel calore indesiderato guardando verso le persone alle quali si stava riferendo: notai in particolare un ragazzo sulla trentina che, a voce davvero troppo alta, stava facendo ad un amico il resoconto dettagliato dei propri sconsiderati acquisti immobiliari.

«Disse l'uomo con la Mercedes cabriolet» punzecchiai Timo girandomi di nuovo verso di lui. La mia frecciatina non sembrò divertirlo né infastidirlo, ma in compenso io mi sentii subito un'idiota ad aver fatto un commento tanto superficiale. Era evidente che Timo, il più bello e giovane vigile del fuoco che avessi mai visto (e ne avevo visti parecchi dato che abitavo a meno di un isolato dalla caserma di quelli del mio quartiere), non avesse nulla a che vedere con quel tizio pomposo ed inconsistente. Mi stavo rendendo conto, minuto dopo minuto, che Timo era bello dentro almeno quanto lo era fuori. Uomini così valevano oro.


Quando fu il nostro turno, mentre il bodyguard analizzava il mio invito "con ospite", mi sorpresi di notare quanto fosse più basso e meno imponente visto accanto a Timo. Da lontano quel tizio mi era sembrato grande e grosso, ma si era ridimensionato ad un banale essere umano palestrato paragonato alla mia personale divinità norrena in abiti mondani.

«Di chi è lo yacht?» chiese Timo, con sincera curiosità, dopo che il bodyguard ci ebbe dato il via libera. Nel cedermi il passo sulla scaletta che dava accesso all'elegante mezzo di trasporto, Timo mi posò una grande mano calda sulla base della schiena. Rabbrividii. Sebbene ci fosse il mio vestito antracite a fare da scudo, sentii quel tocco, garbato e in qualche modo protettivo, bruciarmi la pelle e scaldarmi fin troppo in profondità. Il mio viso reagì arrossendo come quello di una ragazzina alle prime armi.

«No so di chi sia» mi ricordai di rispondergli quando entrambi ci fummo imbarcati. «Cristina non è entrata nei dettagli su questo punto, ma da quel che ho capito Fabio qualche anno fa ha smesso di lavorare come bagnino per entrare ufficialmente nella ricca azienda di famiglia. Quindi non escludo che questo affare sia suo».

LUNA D'ESTATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora