EPILOGO

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- EPILOGO -

Qualche mese dopo, marzo

«Zia Daniela!» esclamai correndo ad abbracciare mia zia che si era ormai quasi completamente ripresa dall'intervento alla schiena. «Ti trovo benissimo!»

«Ti ringrazio, Luna» mi sorrise lei, affettuosa come una madre. «E tu? Sei sempre più bella!»

Chiacchierammo ancora per qualche istante prima che mia mamma, seguita da mio padre e da zio Angelo, accorresse per avvolgere sua sorella tra le braccia. Era da molto tempo che non vedevo la mia famiglia riunita al completo. A darci questa occasione era stato Valerio che ci aveva invitati tutti alla discussione della sua tesi di laurea. Discussione e proclamazione si sarebbero dovute tenere ad ottobre, ma mio cugino, in accordo con i professori, aveva deciso di prendersi del tempo extra per argomentare con maggiore dovizia di particolari il suo interessante progetto.

Dopo aver salutato un emozionatissimo Simone, presi posto in terza fila accanto ai miei genitori e salutai Cristina, seduta in prima fila, mandandole un bacio da lontano. Accanto a lei c'era Alessio, un bel ragazzo dai capelli rossicci che le teneva affettuosamente la mano. Mia cugina mi aveva raccontato tutto di lui: era un collega di università di Valerio che glielo aveva presentato in autunno; era un ragazzo gentile, riservato ed educato, tutto l'opposto di Fabio. Si erano trovati subito bene insieme e Cristina, sebbene ci stesse andando con i piedi di piombo, era convinta di aver trovato la persona giusta. Alessio riusciva a tirare fuori il meglio di lei, al contrario di ciò che faceva Fabio. Cristina non aveva più visto né sentito il suo ex fidanzato ed io, così come tutta la nostra famiglia, ne ero estremamente felice. Io e mia cugina, da quando ero tornata a casa a inizio settembre, avevamo iniziato a sentirci quasi quotidianamente; ci raccontavamo delle nostre vite, dei nostri dubbi, dei nostri amori. Lo stesso accadeva con Valerio, ma con minore frequenza vista l'enorme quantità di tempo che in quel periodo stava dedicando agli ultimi ritocchi della sua tesi.

Mi guardai intorno e sorrisi guardando zio Angelo che stringeva le spalle di zia Daniela che stava fissando con amore suo figlio sistemarsi la cravatta in un angolo dell'elegante aula magna in cui eravamo riuniti. Valerio, bellissimo nel suo completo blu, sembrava parecchio teso. Incrociò il mio sguardo e mi sorrise mentre lo incoraggiavo con un gesto.

Sentii qualcuno chiamarmi. Voltandomi notai Laura e Marco, insieme alla piccola Martina, seduti in fondo alla grande sala. Sorrisi, salutandoli da lontano. Facendo scorrere gli occhi sulla platea ebbi l'impressione che Valerio fosse il laureando con il maggior numero di invitati. Era inevitabile: era impossibile non amarlo.

Appoggiai una mano sulla sedia rimasta vuota alla mai sinistra e mi voltai verso la porta ancor prima che apparisse dietro il vetro. La mia capacità di captare la sua presenza prima di chiunque altro mi sorprendeva ogni volta. Lo osservai aprire la porta e farsi strada lungo un corridoio laterale, diretto verso di me. Riuscivamo sempre a trovarci. Non servivano parole, bastavano il nostro istinto e i nostri sguardi.

Il mio bel vichingo camminava a la testa alta e con il passo deciso. Ringraziai la sua decisione di non indossare un abito blu: ogni laureando ne indossavano uno e lui li avrebbe fatti sfigurare tutti, dal primo all'ultimo. Quel giorno il mio Timo indossava dei jeans blu scuri, una camicia sui toni del bianco e del blu ed una giacca beige che evidenziava alla perfezione le sue spalle ampie. Cercai di non lasciarmi distrarre troppo dalla sua travolgente bellezza concentrandomi invece su tutti i dettagli del suo outfit: aveva degli occhiali da sole marroni che celavano i suoi occhi meravigliosamente glaciali, una cintura di pelle marrone, delle scarpe dello stesso colore e un orologio dall'aria costosa.

Mi raggiunse e ci scambiammo un rapido bacio a stampo prima che si sedesse al mio fianco.

«Come stai?» gli chiesi in un sussurro.

Non era stato un periodo facile per lui. Quando, a fine luglio, era dovuto tornare frettolosamente in Germania aveva dovuto affrontare una sorta di processo per quella storia dell'aggressione al piromane. Viste le numerose attenuanti, per lui era stata decisa una sospensione di qualche settimana, così a metà settembre era stato reinserito nella squadra. I suoi amici avevano sempre creduto nella sua buona fede, ma alcuni degli altri colleghi avevano continuato per mesi a diffidare di lui. Ora, però, le cose sembravano andare meglio.

«Un po' agitato» rispose togliendosi gli occhiali per sistemarli poi nel taschino della giacca.

«Tranquillo» gli dissi posandogli una mano sulla coscia muscolosa. Sapevo che non si riferiva al lavoro, ma a qualcosa di molto diverso. «Non mordono».

L'agitazione di Timo era dovuta alle persone sedute alla mia destra: i miei genitori. Quella era la prima volta che li incontrava. Mi affrettai a fare le dovute presentazioni. Come sospettavo, andò tutto bene. Papà salutò il mio vichingo con una vigorosa stretta di mano, mamma invece lo guardò con affetto mentre accennava al fatto che da quando sua figlia lo frequentava sembrava molto più felice.

Avevo parlato subito di Timo ai miei genitori. Loro all'inizio erano convinti che si sarebbe trattato di un amore estivo, di quelli che finiscono appena si torna a casa, ma poi avevano avuto modo di rimangiarsi quelle insinuazioni. Quando ero tornata dal Lido io e Timo ci eravamo accordati per incontrarci almeno due volte al mese: una volta da me e una da lui. Era complicato, ma per il momento andava bene così. Ci sentivamo quotidianamente e vivevamo nell'attesa di quei weekend insieme. Più di una volta era capitato che uno dei due proponesse degli incontri extra. Avevamo estremamente bisogno l'uno dell'altra e ogni occasione era buona per stare insieme. Non potevamo sapere se sarebbe andata avanti così, se uno dei due avrebbe deciso di trasferirsi (spesso Timo aveva fatto delle allusioni riguardo questo tema), se avessimo deciso di trovare una casa insieme o se, magari, ci saremmo lasciati. L'ultima era un'ipotesi che non riuscivo nemmeno a considerare, ma razionalmente non potevamo certo escluderla. Sapevamo solo di amarci e di non riuscire a fare a meno della nostra reciproca presenza. Il tempo ci avrebbe detto cosa ne sarebbe stato di noi e del nostro amore; noi al momento volevamo limitarci a viverlo.

«Dalle foto avevo già visto che era bello» mi sussurrò mia mamma a voce incredibilmente bassa, «ma non avevo capito quanto fosse bello ed affascinante!»

Ridacchiai e le lanciai un'occhiata ammiccante.

«Ehi, inizia!» ci riprese papà indicando il centro dell'aula magna dove stavano convergendo una decina di professori ed altrettanti laureandi in abiti eleganti. Cercai con lo sguardo Valerio che ricambiò il mio sorriso mentre Timo mi prendeva la mano.

Mio cugino espose la sua tesi con chiarezza e precisione. Lo guardai parlare mentre l'orgoglio mi riempiva il petto. Poco dopo notai Simone, seduto accanto a Cristina, commuoversi mentre il rettore consegnava la laurea ad un emozionatissimo Valerio.

Uscimmo tutti insieme verso il cortile. Timo mi circondò la vita con un braccio mentre mio papà faceva centinaia di foto a tutti noi. Valerio e Simone si tenevano per mano sorridendo felici e spensierati. Erano bellissimi.

«Ho la sensazione che la prossima riunione di famiglia avverrà per un matrimonio» sentii dire mia zia, rivolta a sua sorella.

Vidi mia mamma lanciare uno sguardo ambiguo a me e Timo e, improvvisamente, mi ritrovai a tossire, in imbarazzo. Il matrimonio non era decisamente nei miei piani. Insomma, non ancora!

«È molto probabile» commentò mia mamma. «Valerio e Simone stanno insieme da parecchio. Direi che è proprio ora!»

Mi sorrise facendomi l'occhiolino mentre mia zia annuiva sorridendo in direzione di suo figlio e del suo ragazzo.

«Avevo capito che parlavi di loro!» sussurrai stizzita a mia mamma quando tornò ad avvicinarsi a me e Timo.

Ridacchiammo tutti insieme mentre Simone faceva saltare il tappo di una bottiglia di spumante.

Brindammo al traguardo di Valerio.

Brindammo alla mia serenità ritrovata.

Brindammo all'amicizia che supera le difficoltà.

Brindammo all'amore inaspettato, sorprendente e travolgente.

E brindammo ad una nuova estate che presto sarebbe tornata a riempire l'Hotel Fortuna di turisti e le nostre vite di nuove avventure.

FINE.

LUNA D'ESTATEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora