CAPITOLO 17

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- CAPITOLO 17 -

15 agosto, sei anni prima

Quando finalmente raggiunsi il bagnasciuga, nuda ed umiliata, ma rigorosamente a testa alta, sentii le risate maligne di Fabio unirsi a quelle di Cristina. I due se ne stavano con la schiena appoggiata alla torretta del bagnino e mi fissavano ridendo sguaiatamente.

Accanto a loro un capannello di giovani sollevava i cellulari per filmare la scena.

Sentivo le lacrime di rabbia e umiliazione pizzicarmi gli occhi, ma le trattenni con tutta la forza di volontà che mi restava in corpo. Cercai di camminare veloce lungo quella maledetta passerella di legno, ma non sarei mai stata più veloce dei commenti sgradevoli e delle risate che facevano eco ad ogni mio passo. Possibile che nessuno su quella dannata spiaggia avesse un minimo di pietà nei confronti di una ragazza lasciata completamente nuda da un gruppo di bulli che, tra l'altro, la stava ancora filmando?

Non feci in tempo a finire di formulare quel pensiero rabbioso che qualcuno mi si avvicinò per posarmi un asciugamano sulle spalle tremanti. Io me lo avvolsi frettolosamente attorno al corpo. Borbottai un ringraziamento, ma quando mi voltai verso la persona che mi aveva porto il salvifico asciugamano, non feci in tempo a vedere altro che un paio di luminosissimi occhi azzurri.

Finalmente coperta, decisi che era il momento di togliermi di mezzo. Corsi verso l'uscita dei Bagni Fortuna ignorando le urla che crescevano alle mie spalle. Qualcuno stava discutendo sonoramente, ma il mio cervello non era più in grado di registrare altro.

Attraversai la piscina dell'albergo, come un fulmine. Non mi fermai nonostante Simone e Valerio, che erano rimasti lì per tutta la mattina, mi stessero chiamando con voci preoccupate. Attraversai anche la hall dell'albergo dove nessuno sembrò notare la ragazza con i capelli bagnati coperta solo da un asciugamano che sfrecciava bagnando il pavimento, così mi fiondai nell'ascensore e poi finalmente mi rinchiusi nella mia camera. Finalmente sola. Finalmente al sicuro.

Lanciai a terra l'asciugamano che mie era stato donato e mi immersi nella doccia. L'acqua cadde su di me rinfrescando la mia pelle infiammata dagli sguardi degli sconosciuti, ma non riuscì a lavare via l'umiliazione e la sofferenza. Piansi infinite lacrime mentre nella mia mente continuavo a rivivere gli attimi bollenti che avevano preceduto il momento in cui Fabio mi aveva gettata in mare. Ancora non riuscivo a crederci. Io mi ero fidata di lui. Mi ero spogliata di tutto per lui ed ero stata ripagata con insulti e umiliazioni.

Come potevi pensare che mi potesse piacere una come te?

Era solo una stupida scommessa, Luna! Una scommessa con tua cugina!

Lei diceva che non sarei riuscito a conquistare una frigida come te. E invece tu ti sei appena spogliata per me come una troia!

Sei patetica, Luna-troppo-piena.

Sentii il cuore battere troppo forte, il respiro diventare affannoso e superficiale, le braccia e le spalle irrigidirsi e farmi male, la vista e l'udito annebbiarsi. Mi accasciai sul pavimento tenendomi il petto. Dopo qualche istante di puro terrore, con l'acqua della doccia che ancora mi pioveva sulla testa, cercai di alzarmi, ma le gambe mi tremavano troppo. Per un attimo pensai che sarei morta, ma poi nella mia mente nebulosa si riaccese una piccola luce: mi ricordai di quando la mia compagna di classe era stata male durante un'interrogazione. Le insegnanti, preoccupate, avevano chiamato l'ambulanza ma la soccorritrice aveva liquidato la situazione in pochi istanti e qualche goccia di calmante.

«È solo un attacco di panico» aveva detto, a mo' di rassicurazione.

Quelle parole, che in passato avevano calmato un po' tutta la classe, quel giorno calmarono anche me. Stavo ancora malissimo, ma lentamente riuscii a rallentare il respiro, a riprendere il controllo del mio corpo, a riscuotermi: stavo male, ma per lo meno sapevo che non stavo morendo.

Avevo solo avuto il mio primo attacco di panico.


Quando finalmente mi sentii abbastanza forte da alzarmi dal pavimento, mi asciugai velocemente e, senza preoccuparmi di vestirmi, mi andai a rannicchiare sul letto. Stavo per addormentarmi quando sentii il telefono vibrare sul comodino. Quella mattina avevo deciso di lasciarlo in camera visto che ero uscita senza borsa per partecipare alla festa.

Lo presi tra le mani e notai un centinaio di notifiche provenienti da tutti i miei social. Un campanello d'allarme scattò nella mia testa mentre tornavo a sentire la tachicardia scuotermi il petto. Aprii Whatsapp, poi Facebook e Instagram. In tutti le piattaforme la situazione era la stessa: la home era intasata da video tutti simili tra loro. E non erano video di bambini belli o gattini teneri, erano video che mostravano me.

Io, nuda sul pattino di salvataggio, che venivo malamente buttata in mare da mani senza volto.

Io che cercavo di raggiungere il pattino nuotando come una disperata.

Io che, a testa ridicolmente alta, uscivo dal mare coprendomi con le braccia tra le risate dei bagnanti.

Coloro che caricavano i video avevano anche la faccia tosta di taggarmi. Di conseguenze le mie notifiche erano piene di messaggi e commenti carichi di volgarità, parole orribili e insulti di ogni genere e sorta.

I video erano già diventati virali. Tutti mi avevano già vista nuda, o comunque lo avrebbero fatto a breve, e tutti avrebbero avuto la facoltà di commentarmi, contattarmi, giudicarmi, insultarmi.

Questa volta non riuscii a tenere a freno il panico. Singhiozzando convulsamente premetti il viso sul cuscino e gridai con tutto il (poco) fiato che avevo in corpo, poi persi conoscenza.

Mentre la mia mente fluttuava lontana da quel disastro irreparabile, qualcuno aprì la porta della mia camera. Valerio e Simone.

I due ragazzi mi svegliarono, che erano entrati usando il pass par tout delle donne delle pulizie, mi fecero bere qualcosa, probabilmente un calmante, mi avvolsero in un accappatoio leggero e mi rimasero accanto per tutta quella lunghissima notte di disperazione.

Simone mi abbracciò e mi asciugò le lacrime mentre Valerio si occupò dei miei profili social cercando di limitare i danni con innumerevoli denunce e segnalazioni.

Fui immensamente grata ad entrambi per il loro supporto morale e concreto di quella notte. Senza il loro aiuto loro probabilmente non sarei arrivata integra al giorno dopo.

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