CAPITOLO 22

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- CAPITOLO 22 -

Giugno

«Luna! Luna, sei sveglia?»

Il grido sussurrato di Timo mi raggiunse da oltre la porta mentre stavo cercando in valigia l'unica felpa che avevo portato con me al Lido: al suono della sveglia avevo realizzato che faceva parecchio freddo a quell'ora della mattina. O forse poteva definirsi ancora notte? Difficile da definire.

«Sono quasi pronta!» gli risposi attraverso la serratura mentre indossavo la felpa con il cappuccio sopra gli abiti da spiaggia. Infilai le ciabatte, afferrai la borsa e aprii la porta.

Nel corridoio semi buio, anche lui infagottato nella sua felpa scura, Timo era incredibilmente bello. La sua pelle chiara si era ormai abbronzata e ora i suoi occhi chiari avevano ancora più risalto. Il cappuccio nero calato sulla testa gli dava un fascino diverso, attraente e pericoloso.

«Vieni, non ci rimane molto tempo» disse prendendomi per mano.

Percorremmo velocemente il corridoio fino all'ascensore ed io mi sentii come fossi in un film d'azione. Come fossi in fuga da chissà quale pericolo insieme al protagonista eroico, scolpito ed incredibilmente bello.

«Che c'è da ridere?» mi chiese, incuriosito, mentre scendevamo verso la hall.

«Nulla» sminuii con un gesto. «Stavo pensando ad una sciocchezza».

La hall era deliziosamente deserta, così come la zona piscina, a malapena illuminata dal cielo che si stava pian piano tingendo di arancione.

Timo accelerò il passo ed io gli stetti dietro a fatica, ancorata alla sua mano come ad una boa di salvataggio. Raggiungemmo la spiaggia prima del sole e Timo fece in tempo anche a stendere sulla sabbia una grande coperta che aveva tirato fuori da uno zaino che io avevo a malapena notato.

«Accomodati» mi disse regalandomi un grande sorriso.

Io mi sedetti e subito raccolsi le gambe tra le braccia. La felpa non bastava a contrastare la fredda brezza mattutina.

Timo si sistemò dietro di me e mi avvolse subito con quelle braccia calde che ormai avevo imparato a conoscere.

«Meglio?» mi chiese strofinandomi le mani sulle braccia per riscaldarle.

Annuii e mi accoccolai meglio contro il suo petto. Lui tornò ad avvolgermi ed io, in quel bozzolo caldo e profumato, mi sentii felice e al sicuro. Il contatto con il suo corpo non smetteva di accendere in me sensazioni inebrianti e desideri ardenti, ma sapeva anche infondermi calma e tranquillità. Era un mix impareggiabile.

«Eccolo» mi sussurrò all'orecchio mentre si appoggiava con il mento sulla mia spalla per osservare l'orizzonte dal quale un grosso cerchio arancione stava finalmente facendo capolino.

Mi persi in quello spettacolo che la natura riproponeva ogni giorno, senza posa, dalla notte dei tempi. Il sole sbucava dal mare inondandolo di una luce aranciata e brillante. Le piccole increspature dell'acqua riflettevano tutto attorno i mille colori dei quali si era tinto il cielo. Le poche nuvole rendevano quello spettacolo mozzafiato, regalandoci sfumature sempre nuove.

Io e Timo rimanemmo lì, avvinghiati in un abbraccio silenzioso, con gli occhi rivolti al sole mentre il cielo imponeva pazientemente il suo azzurro sfavillante su quella nuova giornata.

«Mi è sempre piaciuta l'alba» mi sussurrò all'orecchio facendomi venire la pelle d'oca con quella sua voce profonda e vibrante.

«Sì, anche a me» risposi continuando a guardare il mare. «Quando ero più piccola chiedevo sempre ai miei cugini di venire a guardala sulla spiaggia, ma loro hanno sempre preferito dormire qualche ora in più».

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