Capitolo 22

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"vieni via con me"

"cosa?..."

"non esitare" lo guardai confusa e  incredula. "dimentica chi sei, dimentica tutto questo e dimmi sì. Passa il punto di non ritorno e saremo liberi entrambi"

In quel momento c'era qualcosa che mi stava bruciando l'anima, non capii cosa fosse; forse paura? Consapevolezza di non avere una forza tale da dimenticare tutto? Non so cosa fosse ma qualcosa dentro me mi stringeva forte a se senza permettermi alcun tipo di movimento, delle catene invisibili mi avevano bloccata da tutte le parti ed ogni movimento mi risultava impossibile da compiere.
Volevo gridare, ridere ma un qualcosa di oscuro mi fece venire i brividi; ma quando guardai i suoi occhi riuscii a capire quale fosse la risposta dietro a tutta questa mia insicurezza.

"sì"

Sapevo che questo era tutto ciò che più desideravo dalla mia vita; volevo essere amata, consapevole che ci sarebbe stato qualcuno a reggermi nei miei momenti più brutti. Quella persona era lui. Lo sapevo.

Ero innamorata all'idea di innamorarmi dell'uomo giusto, del "principe azzurro"; fu in quell'stante che capii che non esisteva nessun principe, ma solo Tom, l'uomo che più ho amato con tutto il mio cuore, l'uomo che di fronte a me stava donandomi il suo cuore.
Le sue braccia mi strinsero a se in un lungo abbraccio, avrei giurato che stesse ancora piovendo e che ci fosse il fruscio delle foglie ma quello che sentivo non era altro che il suo cuore battere all'interno del suo petto.
Non so descrivere ciò che stessi provando allora, forse un misto di felicità e paura; non si può spiegare a parole, lascio strada libera all'immaginazione.

"ma come faremo? Dove andremo? Cosa ne sarà di tutto questo?"
Mi zittì con un sorriso scuotendomi gentilmente per le spalle.
"non mi importa! Andremo in una città lontana dove niente e nessuno potrà raggiungerci"
Presi la sua mano e la racchiusi tra le mie.

"dimmi che mi amerai ad ogni risveglio; persuadimi con racconti d'estate, dimmi che hai bisogno di me ora e per sempre, promettimi che quello che dici è vero. E' tutto ciò che ti chiedo"

Mi sorrise.

"basta parlare di oscurità, dimentica queste parole ad occhi aperti; sono qui, niente può farti del male. Sono qui, con te, accanto a te, per proteggerti e guidarti"

"amami, questo è tutto ciò che ti chiedo"

......
Ci demmo appuntamento il giorno seguente alle prime ore della mattina per poter andare via dal paese; come? Non lo sapevo neanche io e ad essere sincera non mi interessava minimamente.
Tornai a casa mia e con passo lento percorsi le varie stanze per raggiungere la mia camera; vidi mia madre intenta a cucinare come suo solito con i capelli raccolti in una treccia. Non la guardai, la ammirai in tutta la sua bellezza.

"sono pronta ad abbandonarla?"
Mi chiesi senza darmi una risposta.
Non volevo sapere quale sarebbe stata la risposta perché in un modo o nell'altro mi avrebbe recato solo dolore e così facendo salii le scale per la mia stanza.
La guardai in modo diverso, ricordando tutti i momenti felici e non, passati al suo interno, sorrisi e come sempre guardai la mia tanto amata rosa.
Mi arrestai seduta stante.
Non poteva essere.

La rosa stava perdendo i petali.

Quattro petali rosso fuoco erano caduti lievi sul legno della scrivania; non capii perché tutto d'un tratto si stava comportando in quella maniera, eppure la mattina stessa stava in ottima forma.
Che stesse male? Non era possibile, non lo era, si vedeva, era chiaro anche per una non esperta come me.
Che invece mi stesse facendo intuire un qualcosa di brutto?

Mi convinsi che la rosa si stesse sbagliando; per la prima volta in assoluto aveva sbagliato; non mi ero mai sentita così viva come all'ora e di certo niente poteva cambiare il mio umore.
Cambiai l'acqua del vaso con dell'altra più fresca e pulita nella speranza che la rosa potesse riprendersi senza darvi troppo conto.

Quel giorno lo passai interamente con la mia famiglia, guardai ognuno di loro con occhi diversi, pensai e mi convinsi di essere stata fortunata ad avere una famiglia come tale nella mia vita.
Giurai a me stessa che appena dopo una o due settimane dalla mia fuga dalla città li avrei cercati e avrei spiegato loro tutto nei minimi dettagli, non potevo immaginare di recare loro un dolore così grande, ne avrei sofferto anche io; non mi ero mai allontanata da loro e di certo quello sarebbe stato un passo da gigante non solo per me ma per tutti noi.

La sera stessa rimasi in camera seduta sulla scrivania trascrivendo sul mio diario tutto quello che era successo quella mattina; dei miei sentimenti e quello sarebbe stato di me e Tom. Scrissi pagine e pagine fantasticando su quello che sarebbe stato del mio futuro; un futuro che sapevo di meritare dopo la tempesta che mi aveva colpita in pieno facendomi perdere la rotta.
D'un tratto la mia attenzione venne catturata da ben altro.

Sì, da lei.

La rosa.

Perdeva petali dopo petali.

La contemplai preoccupata, cosa significasse quello? Non avevo alcun intenzione di conoscere la risposta, mi spaventava.
Mi allontanai da essa lentamente avvicinandomi alla finestra e restai a guardare la luna ringraziandola di essere sempre stata al di fuori della mia finestra per tutti quegli anni giurandole che un giorno sarei tornata lì a guardarla;  sapevo bene che sarebbe passato un po' di tempo, ma sarebbe arrivato prima o poi quel giorno, me lo sentivo.

Pensai a Sophie.

Pensai a quando avrebbe saputo di ciò che avremo fatto, di ciò che le avevo fatto, le avrei "rubato" il suo futuro marito; cercai di difendermi dicendo che in fondo anche se non sarebbero stati vincolati da quest'unione combinata non avrebbe comunque avuto chance di stare con Tom, perché lui era interessato a me, sperai.
Non volevo passare per la parte della cattiva, non era questo il mio scopo nella vita; volevo solo vivere al meglio la mia vita, ero stanca di assecondare il desiderio di ognuno mettendomi in secondo piano, volevo pensare a me; volevo pensare al mio futuro; sarei stata di nuovo felice e questa volta nessuno me lo avrebbe impedito.
Lo giurai a me stessa.

"Perduta per sempre"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora