Capitolo IX - signori e signore, Luigi Strangis

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Once Upon A Dream - Lana del Rey

                    


"Perfetto."
Christian inarca le sopracciglia. "Perfetto? Sembro un fottuto cameriere."
Gli occhi castani di Alex si intrecciano con quelli di Christian nel riflesso dell'enorme specchio della sua camera, lanciando uno sguardo intenso nella sua direzione. Abbassa piano il mento, quasi sfiorando la linea sicura della spalla di Christian - completamente avvolta in un eccellente tessuto su misura che prude, cazzo - e accarezza con le labbra la pelle liscia sotto il suo lobo. Mani decise premono sui suoi fianchi, le dita che stringono forte e lasciano scappare un sospiro dalle labbra di Christian. Alex non distoglie mai lo sguardo.
"Sembri pulito," lo corregge in un sussurro, ma il fastidio nel suo sguardo è presto spazzato via dal desiderio. "Sei scopabile da far schifo. È impossibile che tu possa fallire."
Christian deglutisce alla sua immagine riflessa, osservando la sua giacca, la bianca camicia attillata, i suoi stretti pantaloni neri (che ha preso in prestito da Nunzio perché il guardaroba di Christian consiste in quasi praticamente niente, a causa della mancanza di un armadio o, sapete, di una casa) prima di riportare gli occhi su Alex. Impone ai suoi lineamenti di rilassarsi, a se stesso di sorridere, spavaldo, mentre Alex lo osserva con gli occhi socchiusi e i pugni serrati.
"Lo so," risponde pacato, praticamente un borbottio nell'aria, ma suona più graffiato di quanto intendesse, le parole ruvide nella sua gola. "È impossibile."
Tuttavia, vedete, oggi è particolarmente importante che Christian appaia al meglio.
Perché Luigi Strangis sta arrivando.
La piccola rosa irlandese è giunta in città più tardi del previsto. Ovviamente, ha mandato a puttane i grandi piani di Alex che prevedevano che Christian si scopasse il ragazzino sul letto di sua madre, ma. Dettagli. Ha decisamente rappresentato un problema, comunque. Perché Strangis sta arrivando oggi, oggi, e si dà il caso che oggi sia anche il giorno del famosissimo Gala di Beneficienza Rina.
Il che, come se non bastasse, si è ora anche trasformato in un fottuto ballo in maschera - grazie, Alex.
Vedete, si è quasi cagato sotto quando ha scoperto i rinnovati piani di Alice Strangis di posticipare l'arrivo di suo figlio ("Probabilmente sospetta le mie intenzioni nei confronti di suo figlio, o qualcosa del genere," Alex aveva sputato, il volto rosso, lanciando una pallina di gomma contro il muro con notevole intensità mentre Nunzio e Christian lo osservavano con le sopracciglia inarcate. "Probabilmente pensa che io-" Si era interrotto, furioso. Christian aveva alzato gli occhi al cielo e Nunzio sembrava preoccupato. "Mi sta sabotando, cazzo. Sempre! Odio quella vacca di merda!" E poi aveva pestato i piedi sul pavimento lucido, facendo tremare un paio di penne sulla scrivania lì accanto, e Christian aveva soppresso l'impulso di colpirlo in testa con un oggetto contundente). Quindi, in uno sprazzo di 'genialità', Alex aveva proposto questa cosa delle maschere ai suoi genitori.
"È geniale," aveva detto a Christian mentre gli passava una canna sul balcone quella notte, gli occhi bagnati di fumo e luce blu. Aveva inspirato bruscamente, le labbra rosse e velenose, sogghignando. "In questo modo, puoi scoparteli entrambi nello stesso momento e sputtanarli alla grande. Allora forse potremo davvero divertirci." Il fumo gli era uscito dalla bocca ad ogni parola. "Strangis e il piccolo Zenzola. Scopati Strangis nella macchina di sua madre, o qualcosa di simile. Ne sarà entusiasta. E puoi fare il cazzo che vuoi con Zenzola, hai carta bianca." Aveva fatto un altro tiro. "Ancora meglio, dopo potrai negare tutto se verrai immischiato. Avrai una fottuta maschera addosso! Non potranno saperne un cazzo!" Aveva riso, come se avesse detto qualcosa di incredibilmente ingegnoso.
Christian si era limitato a fumare la sua sigaretta, lo sguardo fisso sulla fredda città, una mano ficcata nella tasca della sua giacca. Aveva strizzato gli occhi per il vento freddo, per il fumo. Per le stupide fottute frasi di Alex.
"Capiranno che sono io. Mattia saprà che sono io," è tutto quel che aveva detto, le parole a risuonare nella notte. Le ciocche più lunghe dei suoi capelli erano spettinate dal vento.
Alex aveva semplicemente alzato le spalle, imperturbabile. "Okay, allora non parlare con lui. Fai quel che devi e basta. Non potrà dimostrarlo, no?"
Christian aveva serrato i denti.
"Saprà che sono io," aveva ripetuto con fermezza, ma Alex sembrava un gatto che aveva ottenuto l'ultima ciotola di latte rimasta nel mondo. "Inoltre," aveva continuato, a voce più alta, prima che Alex potesse interromperlo. "Non verrà. Mattia? Non verrà. Non gli piacciono queste cazzate sociali. Non gli interessano le feste, o quel che è, come a tutti voi." Allora aveva deglutito, rivivendo nella sua mente immagini di poco prima, quel giorno stesso - di Mattia che si allontanava educatamente da un piccolo gruppo di persone che volevano chiacchierare con lui, probabilmente per chiedergli di unirsi alle attività extra scolastiche, da bravi ragazzi innocenti quali erano...
Aveva poi pensato al modo in cui Mattia aveva gentilmente rifiutato, passando loro affianco con gli occhi puntati su dove Christian lo stava aspettando, poggiato contro un albero come un malandato barbone mentre si fumava una sigaretta, le cuffiette ficcate nelle sudicie orecchie, grattandosi le cosce con mani impazienti. Una garanzia.
Mattia sceglieva sempre lui, quei giorni. Sceglieva sempre ciecamente Christian.
Christian doveva mettere da parte quel pensiero.
C'era stata solo una pausa momentanea.
"Be', allora è facile," La voce di Alex, divertita e sicura di sé, aveva vibrato. Christian aveva alzato lo sguardo su di lui, aveva visto le sue spalle rilassate e la sua costosa maglia e i capelli appena tagliati. "Dovrai dargli solo un motivo per venire, no?" e aveva sorriso.
Le parole erano state intrise di abbastanza allusioni da bloccarsi nella gola di Christian. Per poco non ci si era strozzato.
Ma si era limitato a fare un altro tiro e non aveva più aperto bocca per il resto della notte mentre Alex parlava e parlava e parlava - di grandi progetti, di se stesso, del suo proficuo futuro in quella cazzo di università che aveva dato inizio a tutto...
Ugh.
Ad ogni modo. Tornando al presente.
"Vuoi seriamente che mi fotta Strangis e Zenzola oggi?" Christian domanda dopo attimi di silenzio, riempiti solo dalle occhiate lascive di Alex sul suo corpo allo specchio. Sta cominciando ad irritarlo irrazionalmente e non sa il perché. Di solito ama quando Alex gli ronza attorno, quando lo desidera da troglodita mucchietto d'ossa quale è. Ugh. "Entrambi? Alla stessa cazzo di festa?"
La sua bocca si arriccia mentre Alex gli annusa il collo e quasi fa le fusa, annuendo e rilasciando finalmente la sua presa ferrea dal fianco di Christian. Da qualche parte, un vago desiderio si fa strada dentro di lui, qualcosa di lieve e contorto che sente presente ma irraggiungibile.
Vuole Alex. Lo desidera. È scopabile. Ha i soldi che gli escono dal culo. Christian potrebbe cavalcare le code di quel frac - letteralmente e metaforicamente - e questo gli darebbe qualcosa nella sua vita. Alex è la scelta giusta. Lo è. Ed è la ragione principale per cui Christian ha deciso di fare tutte queste stronzate - lui vuole Alex. L'ha sempre voluto, fin da quando gliel'ha succhiato in quel vicolo, tanto tempo fa. (Che romantico.)
Il fatto è che ha sempre saputo qual è il suo posto con lui. Non deve fingere gentilezza o educazione. Nessuna puttanata romantica. Sono entrambi incasinati ed egoisti e arrabbiati ed edonistici e primitivi e non gli importa usare le altre persone per raggiungere i loro scopi. Funziona con Alex. È facile con Alex. È la versione vincente di Christian. E se mai si uniranno - tipo, mettersi 'insieme' o quant'altro, quando Alex finalmente si arrenderà a Christian... sarà una vita meravigliosa. Di sicuro.
Christian è stato attratto da Christian per la semplicità del loro rapporto. Per il fatto che sa che Alex lo vuole. Sa cosa prova per lui. Cosa pensa su di lui. Cosa Alex si aspetta da lui.
È così completamente l'opposto di Mattia. Christian non sa mai che cazzo Mattia stia pensando o come si senta. Non sa mai cosa Mattia farà o dirà. Christian non sa assolutamente nulla di lui e si sente fuori dal suo fottuto habitat naturale e non è neanche sicuro che Mattia lo voglia. Pensa di sì. Probabilmente sì. Il modo in cui la sua pelle si scalda e il modo in cui i suoi occhi non si allontanano mai... Il modo in cui a malapena tocca un libro quando è con Christian adesso, limitandosi ad appoggiare il mento sulla mano e ridere alle battute di Christian e ascoltare le sue storie e prenderlo in giro con quella sua morbida e bassa voce...
Christian probabilmente dovrebbe rendere partecipe Alex dei suoi progressi. Sta distraendo Mattia. Dovrebbe dirglielo. Dovrebbe anche probabilmente dirgli che hanno iniziato a messaggiare. Un po'. Forse tanto, dipende dagli standard. Ma Alex non ha detto nulla su un presunto peggioramento dei voti di Mattia a scuola, quindi.
Quindi perché informarlo? Chiaramente non è un problema.
Sbatte le palpebre, uscendo dal suo stato confusionale mentre Alex si allontana, sogghignando con aria di vittoria. Cazzo, deve darsi un contegno. Osserva il riflesso della sua schiena dallo specchio.
E poi il suo telefono vibra contro la sua coscia.
Gli occorre una ferrea concentrazione per ignorarlo.
"Se c'è qualcuno che può farlo, chri, quello sei tu," Alex dice, e Christian dimentica momentaneamente di cosa stessero parlando. "Tu e quella tua bocca." Christian incrocia il suo sguardo e piega le labbra, per poi tornare a frugare nella sua pila di vestiti. Deve scegliere il suo completo per il gran giorno. Deve mostrare al giovane Strangis chi comanda.
Christian contrae le labbra, le dita che sfiorano il cellulare attraverso il tessuto dei pantaloni aderenti, osservando le linee del corpo di Alex mentre ordina le camicie. Si sente nervoso e trasandato. Questi vestiti sono della taglia sbagliata ed estranei e troppo stretti per lui. È stufo di essere la bambolina di Alex.
Strattona il colletto della sua camicia e chiude di scatto la cintura dei pantaloni.
"Sai, ho sentito che Alice Strangis aveva intenzione di organizzare una festa stasera. Per presentare suo figlio." Alex continua, ignaro della crisi interiore di Christian, rompendo il silenzio e apparendo decisamente furibondo mentre getta per aria camicia dopo camicia con una mano, sbottonandosi i jeans con l'altra. "Stasera! Ti rendi conto? La stessa cazzo di notte del Gala annuale dei miei genitori? Annuale, chri - cioè, la facciamo tutti gli anni."
Ma non mi dire, Sherlock.
Christian lo osserva dallo specchio, le labbra contratte. Si sente teso. Stranamente teso. Quando ha intenzione di arrivare questo ragazzino? Merda.
Vuole controllare il cellulare.
Ma non con Alex presente.
"Stupida vacca di merda," Alex impreca sottovoce, bevendo un abbondante sorso di qualcosa che brilla d'oro quando avvicina il bicchiere alle sue labbra. (Dove diamine se l'è procurato?) L'intera faccenda in qualche modo sembra molto sinistra - qualcosa in cui Alex è sorprendentemente bravo. Christian non ha paura di lui - come potrebbe aver paura di un bambino? - ma non è così stupido. Alex potrebbe anche essere un completo idiota, ma... ha potere e un'indole vendicativa. Una combinazione letale. "Non sarebbe una cattiva idea se mettessi su un vero e proprio spettacolo stasera, sai," sogghigna, lanciando un'occhiata a Christian, appoggiando il bicchiere.
Christian inarca un sopracciglio. "Vuoi davvero che rovini la festa che la tua famiglia sta organizzando?"
"Gala di Beneficenza," lo corregge Alex.
"Dettagli," Christian sospira, alzando gli occhi al cielo. "Tutta questa roba in maschera non è stata organizzata in mio onore per aver fatto passi avanti con Mattia?" è un commento secco, carico di sarcasmo e occhi socchiusi.
"Due piccioni con una fava," Alex sorride, imperturbabile.
"Non verrà," Christian dice dopo un attimo, una volta che Alex ha scelto la sua camicia. È nera, con piccoli graziosi bottoni neri. È un po' sgualcita. Probabilmente se la farà stirare dalla governante.
"Verrà," Alex risponde immediatamente, infilandosi un paio di pantaloni neri. Gli occhi sono focalizzati sul problema attuale, valutando il vestito alla luce. L'orologio d'argento al suo polso appare enorme.
Senza pensarci, la mano di Christian sfiora nuovamente la sua coscia. Inarca un sopracciglio prima di incrociare le braccia al petto, costringendo il corpo in una posizione di esasperata indifferenza. Perché Mattia probabilmente non verrà. Non ne hanno più parlato da quella notte al negozio di musica, e sinceramente... Christian non vuole che venga. Più o meno. Forse? Cazzo, non lo sa nemmeno lui.
"Sul serio, Ale," sospira, spegnendo il cervello, "Non credo che-"
"Oh, verrà," Alex garantisce, e il suo sorriso appare così offensivamente bello che Christian vorrebbe scavare la sua pelle con le unghie. "Verrà violentemente, ne sono certo. Per te." Appoggia i vestiti scelti sul letto mentre dà spettacolo leccandosi le labbra, muovendo oscenamente le sopracciglia, ed è una situazione così naturale tra loro che non dovrebbe mandare segni di rovente fastidio attraverso la spina dorsale di Christian, ma. È solo... sgradevole e inquietante, cazzo.
Lui non... non...
Alex non dovrebbe parlare di Mattia in quel modo. Non è giusto nei suoi confronti. È innocuo.
"Lo sai, Ale," dice Christian, e il suo tono è molto cauto, quasi come se stesse parlando ad un socio d'affari o a un bambino capriccioso (stessa cosa, davvero). Fa una pausa, lasciando che l'aria tra loro si calmi un po', osservando un solitario ammasso di polvere sul pavimento. "Forse Mattia non è poi così tanto pericoloso come lo dipingi tu." Di sbieco, vede Alex gelarsi. "Forse è... non lo so. Forse dovremmo gettare la spugna con lui. Dimenticarcelo. È un bravo ragazzo, sai? Non è nei suoi progetti 'de-tronizzarti' a scuola, o quel che è. Credimi. È solo-"
"Non è questione di 'de-tronizzare', porca puttana," Alex dice all'improvviso, tagliente, voltandosi per fissare Christian. Indossa solo i pantaloni e i calzini - nient'altro. Lo sta distraendo. Tutta quella pelle bianca che Christian desidera, che Christian probabilmente riuscirà ad avere.
Per qualche ragione, il pensiero lo lascia indifferente. "La questione è che lui potrebbe fottere il mio posto" - infilza ripetutamente il pollice nel petto mentre parla, come un bambino viziato - "all'unica cazzo di università per cui mi sto preparando da tutta la cazzo di vita. La questione è che lui si porterà via il mio futuro. I miei genitori mi hanno preparato per questo da quando sono nato, porca puttana!"
"Sì, ma-"
"Hai paura, Christian?" La domanda suona inaspettatamente pesante, e la testa di Christian quasi esplode quando si gira per guardarlo. Gli occhi di Alex sono freddi. Di ghiaccio. Forse appena spaventati. "Hai paura che questa possa essere la conquista che non riuscirai ad ottenere? Che fallirai per la prima volta?"
C'è qualcosa riguardo al modo in cui dice 'fallire' che manda un'ondata di rovente irritazione attraverso Christian, gli occhi che si socchiudono immediatamente. Alex si avvicina, gli occhi infuocati. Sicurezza, potere, e tutte quelle stronzate. Sta osservando Christian con attenzione, osservando il modo in cui le parole lo travolgono. "Non riesci a conquistarlo. Non ce la fai. Non è forse così?"
Sfida, sfida, sfida.
Si fa sempre più vicino, soffiando un caldo respiro contro le guance di Christian. "Non riesci a conquistare me," sussurra.
Christian digrigna i denti, serrando i pugni. Non incrocia lo sguardo di Alex, principalmente perché non può. Perché potrebbe davvero prendere a pugni il coglione, con le sue viscide parole e l'asfissiante colonia di merda che costa più di quanto potrebbe mai valere.
"Stai diventando più debole, Stefanelli?"
"No," sputa immediatamente, più duro di quanto volesse. "No, cazzo. Ce la farò, okay? Sarà mio. Anche il giovane Strangis. Entrambi. Dammi solo una notte e saranno entrambi miei."
Il sorriso di Alex è abbastanza da incendiare il sangue di Christian. È un sorriso conosciuto, un sorriso vincente, un sorriso che racconta la storia di un ragazzo che ottiene sempre quel cazzo che vuole. Christian lo odia, lo odia da morire in questo momento, ma la sua bocca è serrata, e si limita a fissare il pavimento più intensamente che può, mentre Alex gli passa affianco, strisciando una mano senza calli - che non ha mai visto un giorno di lavoro - contro il suo fianco.
"Ottimo," è tutto quello che dice, e lascia la stanza, lascia Christian in piedi al centro di essa senza più nulla.

gods&monsters [zenzonelli version]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora