prologo

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Gods and Monsters - Lana del Rey

                    

Le porte in mogano dell'ascensore si aprono con un leggero ding, i pulsanti d'oro luccicanti. Christian vorrebbe riempirli di impronte, rendere meno perfetta quella lucentezza eccessivamente curata – ha ancora le dita oleose di patatine che ha trovato nel frigo di quel ragazzo. Qualsiasi fosse il suo nome. Lucas? Qualcosa di simile.
Esce dall'ascensore, camminando sul liscio pavimento di legno color cioccolato fondente, strisciando le scarpe ad ogni passo. Lo sporco lascia macchie sulla cera fresca, il che è piacevole. È sempre appagante mandare le cose un po' a puttane. Le persone – specialmente queste persone – sono troppo immacolate. Troppo piene di sé, preoccupate di come le cose potrebbero apparire, di come loro potrebbero essere percepite.
Chi se ne fotte, sinceramente.
Sorridendo compiaciuto dalle strisciate, prosegue lungo l'ingresso, Kurt Cobain che grida "Where did you sleep last night?" dalle cuffie infilate dentro le orecchie. Il migliore, quel Cobain. È come se, qualsiasi cosa cantasse, caricasse le corde vocali con ogni sprezzante, tremenda e schifosa sensazione abbia mai sentito, strappandola fuori dal corpo, buttandola fuori e poi giù per le gole altrui. È puro, sapete? E reale. Così fottutamente... reale.
A Christian piacciono le cose reali.
Nonostante questo, probabilmente ora dovrebbe uscire dalla sua realtà ed entrare nel mondo dove si trova attualmente – quello falso. Ironico, no?
Si toglie le cuffiette, infilandole nella schifosa giacca in jeans che puzza di fumo pungente e nicotina stantia. Con i suoi piccoli buchi e le cuciture strappate. Consumata per tutte le volte in cui è finita sul pavimento. Squarciata dalle continue fughe attraverso recinzioni in ferro arrugginito. Sapete... il solito. Una vita incantevole. Glielo scriveranno sulla tomba: 'Qui giace Christian Stefanelli. Ha vissuto una vita incantevole.'
Ad essere onesti, comunque, è probabilmente il modo in cui verrà ricordato. Incantevole. Forse un paio di altre cose, ma incantevole è sicuramente il primo della lista.
"Torneremo stasera, tesoro," dice improvvisamente una voce altolocata di donna, mentre Christian continua a camminare all'interno dell'appartamento. Suona come se fosse costituita da diciotto carati d'oro e raso. Ricorda crema anti rughe e profumo costoso. Immacolata.
"Va bene, mamma," dice la voce di Alex, indifferente. "Tornerete per cena? O mando qualcuno a prendermi qualcosa?"
Prendergli qualcosa? Christian non può fare a meno di sbuffare – Alex è proprio un fottuto principe. Piccolo principe preppy e viziato. Sexy principe preppy e viziato. È irritante, ma dal momento che a Christian piacerebbe succhiargli il cazzo di nuovo e la casa pullula di carte di credito, può mettere da parte i suoi capricci. Alex sa di soldi: il sapore preferito di Christian.
"Sarà meglio," dice sua madre, e Christian sente un fruscio di vestiti e il tintinnio di una borsa. "Ti faremo sapere se ceneremo qui in zona." Dice con evidente disgusto non appena Christian entra nella stanza, scacciando le sue stesse parole con un rapido gesto della mano. Non appena lo scorge, inarca un sopracciglio con disgusto pari a quello di un cattivo Disney, squadrandolo con occhi che gridano parole che il rossetto delicato non potrebbe mai dire.
Christian non prova neanche a camuffare il sorrisetto quando incrocia il suo sguardo. Lei lo odia.
Christian è povero, vedete. Proviene dall'altra parte della città ed è "sporco" e "rozzo" e "pericoloso" e "poco rispettabile" e tutte quelle altre fottute parole che vengono associate a chi non possiede un autista o una casa estiva.
Fanculo, signora, grazie.
"Salve, Marta," saluta Christian allegramente, assicurandosi di mostrare i denti e sollevare le guance nel sorriso meno sincero che riesce a fare. Fa scivolare le mani nelle tasche della giacca – e, Dio, lei odia quella giacca ancor più di quanto odi Christian. Le sue labbra sono completamente arricciate mentre traccia i suoi movimenti, le narici contratte. Come se potesse annusarlo, o qualcosa del genere. Sentire il sudore e l'abuso di droga e l'amarezza e lo sperma secco e i vicoli ciechi.
Christian spera che lo senta.
"Stefanelli," riesce a proferire prima di superarlo – percorrendo la via più lunga, la via che la porta il più lontano possibile da Christian. Non vuole toccare gli animali selvatici, e tutte quelle cose lì.
Christian ride a voce alta quando lei esce, lanciando la testa all'indietro. Non è così divertente, ma Christian vuole esprimere il proprio pensiero. Stupida vacca.
Quando si calma, abbassando la testa, incontra lo sguardo di Alex, che sta sorridendo a sua volta, compiaciuto e annoiato. Come sempre. Oggi è particolarmente preppy – indossa una delle sue polo e quei ridicoli jeans che sembrano logori e rovinati perché è stato detto ai bambini delle fabbriche clandestine di strapparli proprio così. Le sue scarpe da ginnastica sono enormi e immacolate, il suo orologio rifinito di pietre preziose, e i suoi capelli sono sistemati alla bell'e meglio, considerando che non c'è poi tanto da sistemare.
"Stefanelli," fa eco Alex, ma il suo tono, rispetto alla strega del mare, è tinto con intrigo e diletto e tutti gli altri accenni di uno a cui hanno appena portato il piatto principale.
"Mi hai chiamato?" comincia Christian, sbattendo le palpebre e inclinando la testa di lato in maniera civettuola, solo per sicurezza, perché sa che i suoi occhi sono più belli alla luce, sa che i suoi zigomi tagliano l'aria. È un buon seduttore, deve essere sincero. Se c'è una cosa che Christian possiede, è il sex appeal. Nessuno gli ha mai detto di no.
Alex osserva i suoi movimenti con gli occhi che si illuminano – Christian non se lo fa scappare, mai – e allarga il sorriso, occhieggiando irrefrenabilmente il ragazzo davanti a lui. Il che va bene. A+, persino. È solo questione di tempo prima che Christian riesca a fare suo Alex. Il ragazzo non è fatto di acciaio – cederà. Lo fanno sempre tutti.
Ed è quello di cui Christian ha bisogno.
"I tuoi capelli," risponde Alex, camminando lentamente verso di lui, le mani nelle tasche di quei jeans orrendi. Non è proprio la tipica camminata impettita – è quella della ricchezza, della popolarità, del potere. Alex cammina come se avesse il potere nelle sue mani. È una cosa che irrita Christian tanto quanto lo eccita. Ha bisogno di potere, ha bisogno di ricchezza. Non ha uno straccio di soldi né uno scopo nella vita, non ha neanche una casa – dorme sui letti dei ragazzi o sui divani degli amici, e ha un lavoro di merda come barman/aiuto-cameriere perché ha mollato la scuola, perché... be'. Questa è la sua storia.
Il fatto è che a Christian serve uno come Alex. Non è pratico di amore e romanticismo e normalità – la gente è spregevole, ad essere onesti – ma non è contrario a trovare una regolare fonte di guadagno che si accosti a del sesso eccellente. E no, non ha mai fatto sesso con Alex, ma.
Ma cederà.
"Sembri un teppista di strada," continua, occhi sicuri e ricchi e rilassati quando raggiunge Christian, toccando i suoi capelli acconciati che gli hanno portato via più tempo del solito, arruffati e tirati su in uno stile anni cinquanta, perché a Christian piace fare colpo, gli piace essere in ordine.
Christian scaccia immediatamente via la mano – non si tocca. A meno che non sia una zona erogena, nessuno può toccarlo, cazzo. Spazi personali, grazie. "Che cazzo sarebbe? Un teppista di strada," lo imita, percependo una scintilla di divertimento quando Alex sbatte le palpebre sorpreso. Non sei così potente ora, eh?
Un'ombra attraversa il viso di Alex mentre esamina la mano scacciata, le spesse sopracciglia corrugate in un'espressione irritata. "Una puttanella," dice bruscamente.
"Ah," annuisce Christian tranquillamente, osservando Alex flettere le dita con completa indifferenza. "Be'. Non ho mai detto di non esserlo."
Le labbra di Alex si incurvano in un ghigno. A Christian non frega proprio un cazzo.
"Quindi," comincia Alex, allontanandosi, e la sua voce non è più maliziosa, ma dritta al punto. Si comporta sempre così quando non riesce ad avere la meglio su Christian. Proprio un piccolo principe viziato. E non è una sorpresa, davvero – l'unico figlio di due signori della guerra malefici e disgustosamente ricchi e il Golden Boy della città? Con il futuro spianato da promesse e leccaculo? Alex è solo un prodotto del suo ambiente. Forse è per questo che Christian non lo odia completamente – anche lui è un suo prodotto.
"Ti ho chiamato qui per un motivo, Christian," continua Alex, abbandonandosi in una delle sedie lussuose disseminate per la stanza. Il sole si riversa dalle porte finestre. Tutto vetro e oro luccicante. Tipico.
"Lo immaginavo," dice Christian, impaziente. Sta cominciando ad annoiarsi, ad irritarsi. Gli piace Alex, davvero, ma stare attorno a qualsiasi essere umano per troppo tempo è un test di resistenza. E qui, in questo appartamento freddo ed elegante... si sente soffocare ed è estremamente a disagio; fuori posto. Anche se non lo ammetterà mai. Col cazzo. Mai.
"Giochiamo," è tutto quello che dice Alex dopo un momento, è tutto quello che ha da dire, davvero, sorridendo lascivamente a Christian dalla sua sedia, tamburellando con le dita sul bracciolo dove sono ricamati spessi grappoli dorati e marroni. Appare sfacciato e pulito e teso.
"Ah," la tipica risposta di Christian arriva nel momento in cui si rende conto di quel che Alex gli ha appena detto, e una nuova, strana sensazione si insinua in lui. Non è più eccitante – una volta lo era, quando iniziarono questo gioco. Era una sfida e dava a Christian... qualcosa da fare. Ma ora, dopo innumerevoli vittorie da parte di Christian... ora, sente solo una strana sensazione e non è sicuro di cosa significhi, o se gli interessi saperlo. Si sente solo strano. Quindi fa spallucce, mantenendo lo sguardo di Alex. "Chi è stavolta, quindi?"
Il tamburellare delle dita di Alex risuona per tutta la stanza silenziosa. A Christian inizia a dare sui nervi. Si rende conto che ha cominciato a contrarre la mascella.
"È nuovo in città."
Nuovo in città? Be', cazzo. È un po' più difficile del solito, allora. Forse questo sarà divertente. Una sfida di sorta, di nuovo. Forse.
"Nuovo in che senso?" chiede Christian, interessato.
"Si è trasferito poco prima dell'inizio della scuola."
"Ha la tua età?"
"Yep." Enfatizza la 'p'. Christian odia quando lo fa. Fottutamente irritante.
Con un lento cenno del capo, Christian cammina verso di lui, sedendosi sulla sedia opposta e appollaiandosi sul bordo. Non c'è bisogno di sporcare il cuscino – è un pensiero secco.
"Qual è il motivo?" chiede poi, incrociando le dita mentre appoggia i gomiti sopra il tessuto sottile che copre le sue ginocchia. Si mette alla stessa altezza di Alex con lo sguardo fisso su quest'ultimo, riuscendo decisamente a notare lo stesso scintillio nei suoi occhi quando Christian fa scorrere la lingua sulle proprie labbra. Solo per inumidirle. Ovviamente. "Perché lui?"
"Perché è affascinante," risponde Alex all'istante, e un nuovo genere di lampo attraversa ora i suoi occhi castani. Qualcosa di oscuro, qualcosa di più insistente e minaccioso. È un po' animalesco e così strano che qualcosa spinge sullo stomaco di Christian, crescendo nella sua cassa toracica. Nonostante questo, non lo dà a vedere.
"È il nostro obiettivo perché è affascinante?" domanda Christian in maniera piatta.
Alex si acciglia. "È appena arrivato ed è già il preferito di tutti, tutti conoscono il suo nome, è appena stato nominato Vice Presidente del coro – non mi serve un Vice Presidente, grazie – e ha avuto il voto più alto in due dei nostri corsi. Più alto del mio, entrambe le volte." Il suo sguardo si assottiglia, acciaio in metallo ancor più freddo. "Di un punto."
Christian sorride, incapace di contenere il suo divertimento verso un Alex chiaramente agitato. Troppo, troppo divertente vedere un principe imbronciato.
"I professori se la sono bevuta," continua Alex, e tutto l'umorismo è sparito. Il sorriso di Christian si allarga. "Sono tutti in una stracazzo di estasi nei suoi confronti, lo amano, e si dice che voglia unirsi alla squadra di calcio. La gente pensa che voglia diventare capitano. Guido ha detto che l'ha sentito vantarsi di quanto non abbia neanche bisogno di fare le selezioni per la squadra – lo nomineranno e basta ." Oh, questo è troppo bello. "I suoi voti al momento sono i più alti dell'intera scuola. Tiene tutti sul palmo di una mano. È qui solo da due mesi, Chri, e mi ha già rotto i coglioni."
"Ohhh," Christian ride, sfacciato, e si appoggia sulla sedia con l'umore a mille, sbattendo rumorosamente entrambe le ginocchia. "Oh, quindi il piccolo Alex si sente in pericolo? Il Principe ha paura di una rivolta nel suo regno?" Alex lancia uno sguardo velenoso a Christian, ma questo lo porta solo a ridere più forte. "È arrivata la concorrenza, Wyse. Golden Boy Numero Due ha appena girato l'angolo e sta arrivando. Per te." Punta il dito in modo accusatorio con enfasi, perché può, perché Alex odia quando lo fa.
"Occupati di lui," risponde  teso, digrignando i denti. Non è neanche più divertente insultarlo. È, onestamente, irritante.
"Perché?" chiede Christian, sorridendo. "Potrei trovare estremamente divertente guardare te in difficoltà, per una volta. Specialmente dal momento che non sei più la prima scelta per la tua piccola università, no?" Le parole si perdono nell'aria e Christian lo sa – Christian conosce Alex, sa che cosa potrebbe compromettere tutta questa storia: il futuro di Alex, la sua reputazione, tutta la sua vita.
"Non è 'una piccola università'," Alex gli lancia un'occhiataccia, serrando le dita sul bracciolo. "È l'unica università. Ne accettano solo uno dalla nostra scuola."
"E probabilmente sceglieranno il Ragazzo Nuovo."
"No. Non lo faranno. E tu dovrai assicurarti che sia così."
"Ed esattamente come dovrei riuscirci?" Christian sospira, poggiando di nuovo i gomiti sulle ginocchia. "Di solito vuoi soltanto che me li scopi e li coinvolga in uno scandalo, o quel che è. Sollevare un polverone o far incazzare qualcuno. Che, okay, figo. Facile, pure. Ma esattamente come cazzo dovrei far smettere questo tizio di essere perfetto?"
"Fallo espellere. Distrailo. Manda a puttane la sua reputazione – fai quel che devi."
Christian sbuffa, alzando gli occhi al cielo. "Cioè, vuoi proprio che me lo scopi? Devo essere beccato a fottermelo nell'ufficio del preside?"
"L'hai già fatto prima," replica Alex dolcemente. "Niente di nuovo."
Sì, okay. E va be'.
"Sai qualcosa su di lui?" chiede Christian dopo un attimo.
Alex contrae le labbra, compiaciuto. Il suo tono cambia, suona meno aggressivo e più pacifico mentre le parole scivolano dalle sue labbra. "Il suo nome è Mattia Zenzola. Viene da una famiglia ricca, da quel che ho sentito. Vive con sua mamma e sua sorella. Non so niente su suo padre. Si è appena trasferito qui da una piccola città di merda di cui non ricordo il nome. Non ho ancora capito chi siano i suoi amici. Non sta frequentando nessuno – a proposito, è vergine..."
"Non ci credo," lo interrompe Christian a quel punto, incredulo, e scoppia a ridere sorpreso. "È vergine? Quanti anni ha? Diciassette?"
Alex fa un largo sorriso, divertito. "Qualcosa del genere, sì. È un bravo ragazzo, il nostro Mattia Zenzola. Reputazione pulita. Non vuole frequentare nessuno – è concentrato solo sui suoi studi."
Oh, oh, oh. La situazione si fa molto, molto, molto più interessante.
"Questo è il motivo per cui è migliore di te," Christian sorride, e il ghigno scivola via dal viso di Alex.
"Rovinalo, Chri," dice Alex dopo un attimo, e tutta la delicatezza è evaporata dalla stanza. "Distruggilo in qualsiasi modo tu voglia. Ti sto dando carta bianca."
"Perché?"
"Perché non mi hai mai deluso."
Questo è vero. Non per vantarsi – ma è vero.
Christian annuisce, fingendo di ammirarsi le unghie. Sono schifosamente sporche, come se raccogliessero tutti i suoi peccati. Sorride al pensiero, canticchiando Losing My Religiondei REM. Magnifica canzone. Magnifica band. Lo fa sentire come se fosse vivo, quando l'ascolta.
"Se riuscirai nell'impresa," dice improvvisamente la voce di Alex, rompendo il silenzio contemplativo. Christian alza lo sguardo, e gli occhi di Alex sono taglienti, decisi su Christian. E un po'... avidi. Prevedibile – hanno sempre ceduto. "Avrai una ricompensa."
Christian si raddrizza di scatto, perdendo interesse per la sporcizia di mani e unghie. "Una ricompensa?" ripete, incuriosito.
Alex annuisce lentamente, mantenendo gli occhi su Christian. Si alza, cauto e ponderato, e Christian nota le sue labbra arricciarsi mentre cammina verso di lui, occhi ancora cupi.
"Se riuscirai nell'impresa..." respira con le labbra arricciate e gli occhi lucidi, sfiorando con dita delicate la mandibola di Alex. "Avrai me."
Il contatto è comunque sgradito, andando ad infrangere la ferrea regola di Christian sugli spazi e il contatto fisico, ma questa volta non scaccia la mano di Alex, limitandosi ad afferrarla con la propria, le dita a premere nella carne.
Rimangono a fissarsi intensamente, Christian ponderando, Alex sorridendo.
"Sei serio?" chiede Christian in un soffio, con il tono che funziona sempre, alzandosi in piedi. Lo osserva, inflessibile, avvicinandosi tanto da annientare la distanza tra i loro corpi.
Hanno sempre ceduto.

                    

Alex annuisce senza esitazione, gli occhi marroni e profondi. Due piccoli buchi neri, che attirano il mondo dentro di loro. Solo per distruggerlo.

                    

"Sono serio." Preme in un lampo le labbra contro quelle di Christian, troppo velocemente per poter rispondere, prima di indietreggiare, le labbra curvate in un ghigno crudele. "Rovinalo, Chri," dice, e Christian sente una scarica di desiderio, lo stordimento per il premio e il bisogno di vincere. "Rovinalo, e avrai me."
Christian annuisce, sentendo il sangue pompare più velocemente mentre stringe i pugni, mantenendo lo sguardo e sentendosi irretito. "D'accordo, allora."
Sfida accettata.

Bho io non mi meritavo la chrilex però non sapevo chi mettere quindi perdonatemi

-A

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