PARTE UNOWill Call (Marfa Demo)---Grizzly Bear
Il sole arde di arancio contro i muri sporchi e grigi dell'appartamento di Stan. Christian lo osserva, osserva come tinge ogni oggetto nella sua traiettoria con luce inarrestabile e colori.
Il divano sotto di lui è freddo, storto. Scomodo. Non riesce a sentire le sue gambe. È abbastanza sicuro che stia indossando le mutande ma non ne è certo al cento percento.
Ogni cosa è silenziosa. Tutto è immobile. Fatta eccezione per il sole – traccia una rotta lungo la stanza, diffondendosi con indefinibile incremento. E Christian lo osserva.
A un certo punto, la luce intensa si dissolve nell'oscurità. Christian non ha ben chiaro quando sia successo, ma sbatte le palpebre, forse per la prima volta da ore, e nota che l'intera stanza è improvvisamente buia e vuota. Quando è successo? È così buia.
Non si muove, però. Non accende nessuna luce, non si preoccupa di controllare l'ora.
Sta semplicemente sdraiato lì, ascoltando l'aria nei suoi polmoni mentre le tenebre lo inghiottiscono.**
Di notte, è peggio.
Durante il giorno, è necessaria ogni briciola di forza rimasta in lui per rimanere composto di roccia impenetrabile, per superare i suoi turni al pub, per incrociare gli occhi degli estranei per strada. Gli costa tutto quello che ha e quindi, di notte, rimane a secco. Non sa cosa fare di notte.
Come dovrebbe passare il tempo? Cosa faceva prima? Nell'ultimo anno, si è abituato a passare ogni ora del giorno a casa di Mattia, con Mattia...
Deglutisce, i coltelli dietro i suoi occhi.
Non riesce ancora a dire il suo nome, riesce a malapena a pensarci senza sentire qualcosa di doloroso squarciare qualche parte del suo corpo.
Vaga infelicità... ecco cosa prova.**
Non ha dormito il mattino dopo l'accaduto. Nunzio l'aveva chiamato e gli aveva scritto – nonostante non usi il telefono. C'erano anche un paio di messaggi da Luigi. Due chiamate perse da Alex. E niente da Mattia.
Si era limitato a stare nell'appartamento di Stan, sentendosi uno schifo. Triste e vuoto ma principalmente arrabbiato con se stesso. Perché è stato così stupido, cazzo. Come ha potuto non dirgli niente? Tutte quelle volte in cui ha approfittato del fatto che Mattia avesse sostenuto che il loro passato non era importante – lo sapeva che avrebbe dovuto dirglielo, ecco il fatto. Lo sapeva bene, cazzo, eppure ne ha comunque approfittato, è comunque arrivato a questo punto. Su uno schifoso divano con pensieri tossici, senza anima e un sole morente.
Avrebbe semplicemente dovuto dire qualcosa. Avrebbe dovuto mettere a tacere tutti i dubbi di Mattia, avrebbe dovuto combattere di più. Perché forse allora Mattia ci avrebbe pensato due volte, gli avrebbe dato una seconda possibilità.
Ma ora?
Ora Christian non se lo merita.
Sdraiato lì, aveva cercato di evocare tutti gli scenari in cui, forse, avrebbe potuto riprendersi Mattia. Ma il fottuto problema è che, semplicemente, non se lo merita più. È la pura e semplice verità. È tutto finito ora, It's all over now, proprio come cantava Mick Jagger.
Fanculo Mick Jagger. Fanculo tutto.
Più di tutto il resto, quella mattina, Christian voleva solo che Mattia sapesse che non c'era mai stato niente di falso. Che ogni singolo sentimento era sincero. Ogni tocco era stato magnetismo e vulnerabilità e necessità e adorazione. Voleva solo che Mattia lo sapesse. Quindi doveva provarci. Cazzo, Mattia avrebbe potuto picchiarlo a sangue se avesse voluto, Christian gliel'avrebbe lasciato fare; ma non poteva lasciargli pensare che era stata tutta una messinscena, che non fosse importante. Che non era nulla se non la cosa più sincera che Christian avesse mai provato, e quindi Christian doveva alzare il culo e provarci, cazzo.
Ogni cosa nel suo corpo gli stava gridando di cadere in un coma autoindotto per il mese successivo o più. Ogni cosa in lui gli stava gridando di nascondersi, immergersi nell'autocommiserazione e nella tristezza, sparire per sempre e dimenticare il mondo che l'ha bruciato lasciando che si desse fuoco da solo.
Ma non poteva farlo. Per quanto lo volesse, per quanto facesse male e bruciasse e l'avesse ridotto in brandelli, non poteva stare sdraiato lì e accettarlo come avrebbe fatto normalmente. Non poteva incolpare il mondo per sempre. Se Christian aveva fatto questa cazzata, il minimo che potesse fare era spendere ogni briciolo di energia per tentare di far capire la situazione a Mattia. Era letteralmente il minimo che potesse fare. Ed era patetico ed era debole e non aveva mai pensato di poter diventare una persona del genere, ma non gliene fregava un cazzo.
Perché Mattia era l'unico ad avergli dato un po' di luce, la realtà o la vita o la felicità o la gioia, e non aveva intenzione di mancargli di rispetto rannicchiandosi in se stesso e desiderando che la vita gli scorresse davanti mentre il sole ritagliava percorsi attraverso le orrende persiane di Stan.
Quindi si era alzato dal divano, quella mattina. Non aveva pensato. E si era detto che sarebbe andato tutto bene.