Capitolo VIII - cose belle

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Fun - Troye Sivan

È un negozio di musica. Si chiama Spin Records. È proprio dall'altro lato della strada rispetto alla scuola.
E non è quel che Christian si sarebbe aspettato. (Da aggiungere alla lista.)
"È veramente questo? Hai lavorato a un tiro di schioppo per tutto questo tempo? E in un negozio di musica, per giunta?" Christian domanda, entrambe le sopracciglia che rischiano di camuffarsi con l'attaccatura dei capelli. Sta fissando Mattia con uno sguardo incredulo. "Mi aspettavo uno studio dentistico, se devo essere sincero. O una libreria, quando mi sentivo davvero creativo."
"Un dentista?" Domanda Mattia, la confusione scritta sul volto, ma le labbra sono ancora piegate in un sorriso. L'immensità della sua bocca fa sì che il ghigno gli divori tutta la faccia e sembra quasi che stia compiendo uno sforzo sincero ed energico nel trattenerlo. Christian non può fare a meno di osservare il fenomeno, vagamente affascinato. "Non sono certamente qualificato per fare il dentista, Christian. Contrariamente a quel che pensa la gente," aggiunge secco, sfacciatamente, facendo ridere Il moro.
"Questo lo so, piccolo insolente, ma ti ho immaginato dietro una scrivania o qualcosa di simile. Un vero e proprio segretario." Sogghigna, infilandosi la mano in tasca mentre si trovano davanti al negozio, l'uno di fronte all'altro. Mattia però non ha fatto nessuna mossa per entrare nell'edificio, limitandosi invece a guardare Christian con un sorriso sereno e divertito e con occhi brillanti, le mani sulla cinghia della pesante borsa appesa sulla sua spalla. È l'intensità del suo sguardo che spinge Christian a distogliere il proprio, ammirando il cartello verniciato a mano del negozio. È nero e rosso e in grassetto, un giradischi disegnato in maniera intelligente in mezzo alle larghe lettere. "Vedi, hai dei bei denti," Christian aggiunge in un mormorio, solo una frazione di secondo più tardi. "Il dentista mi sembrava logico."
Un solitario sopracciglio si alza sul viso di Mattia, ma la sua espressione rimane intatta, quel sorriso che ancora ammorbidisce le sue labbra. È proprio bello da guardare, eh? "L'igiene mentale equivale ad avere una licenza professionale?" domanda, ma accompagna la frase con una risatina. "Penso di aver imparato una definizione differente di logica, Christian." A quel punto sorride, sorride perché sa di essere un piccolo stronzetto.
Christian si lascia andare ad uno sbuffo divertito distogliendo lo sguardo dall'edificio, e riportandolo sul ragazzo in questione.
Proprio uno stronzetto.
"Non avevo capito che stessi parlando con Casper il Fantasma Insolente," Christian brontola sottovoce, ma forte abbastanza per farsi sentire da Mattia.
Il che, ovviamente, gli causa un attacco di risa. E non era davvero così divertente – era una battuta stupida. Davvero una battuta pessima. Ma cazzo, se Mattia non sta attento, gonfierà ancor di più l'ego di Christian. E a quel punto cosa farà? Volerà via e il mondo non si libererà mai di lui.
"Casper il Cucciolo Insolente?" Mattia suggerisce, ridacchiando ancora, e non si ficca la mano sulla bocca o si morde le labbra per soffocare il suono come al solito. Ma si illumina più intensamente e inclina appena la testa e... è così familiare. In confidenza. Sembra una cosa personale. Ha senso?
No, ovvio che non ha senso. Christian è ancora in post-sbornia. Niente ha senso.
Silenzia tutti i pensieri senza senso.
"Il Cucciolo Dispettoso," Christian modifica ulteriormente, e, sì – eccolo di nuovo. Che ride come se Christian fosse effettivamente arguto o qualcosa di simile.
Si accorge che sta sorridendo solo quando le guance cominciano a fargli male. E nel secondo in cui se ne accorge smette immediatamente, forzando il suo viso a cambiare in qualcosa di più neutrale perché Mattia è dolce, sì, e la sua risata è qualcosa di molto attraente. Ma c'è una linea, vedete. Una linea tra Christian e i suoi obiettivi.
E deve rimanere intatta.
Quindi si schiarisce la gola, offrendo un'alzata di spalle e indicando la porta.
"Be', entriamo?" domanda, serrando le labbra e sollevando le sopracciglia. Modalità caccia attivata.
Mattia ci mette un po' a rispondere, osservando Christian con un sorriso spento e un pizzico di confusione tra le ciglia.
"Okay," risponde alla fine, mentre si sposta in avanti per aprire la porta. Perfetto com'è, tiene la porta aperta per Christian, osservandolo sfacciatamente.
Un campanello segnala la loro entrata e mentre Christian compie il suo primo passo sulla moquette scolorita, si scontra immediatamente con l'odore di polvere e cartone e incenso e un vago e persistente accenno di erba. Tutti i negozi di musica hanno lo stesso odore. In un certo senso li ama, lo ama.
Il posto è scarsamente decorato, a parte un paio di vecchi poster attaccati alle pareti e qualche quadro qui e là. C'è una TV attaccata ad un angolo, piccola e gracchiante e un po' sbiadita, che manda pubblicità mute. Le luci sopra le teste sono fluorescenti e un po' tremolanti – probabilmente è per quello che ci sono circa quattro lampade spaiate, recuperate direttamente dagli anni settanta (tutte a quadri arancioni, verdi e gialli) e messe a casaccio sulla grigia moquette, i loro fili attorcigliati e ammucchiati come serpenti. All'ingresso, c'è un'enorme bacheca marrone, piena di volantini per i concerti locali e... rifugi per animali? Quella è probabilmente opera di Mattia. I giradischi sono sistemati tra isole di vinili e CD, ognuno che riproduce a basso volume un motivo differente. Jefferson Airplane uno, Ozzy Osbourne l'altro. C'è una foto incorniciata di Bjork dietro il bancone. L'intero posto è fottutamente eclettico. E caotico. E polveroso.
Christian lo ama. Un sacco. Troppo.
Probabilmente dovrebbe scrivere ad Alex.
Sì, ora sarebbe il momento giusto per scrivere ad Alex. Dopotutto, non tornerà all'appartamento così velocemente come ha lasciato intendere e dovrebbe farglielo sapere. Dovrebbe fargli sapere, anche, che... sta accadendo.
Qualsiasi cosa sia.
Tira fuori il telefono mentre Mattia avanza e cammina deciso verso il piccolo bancone ficcato nell'angolo, dove si trova un registratore di cassa accanto a un cubo di plexiglass pieno di spille e bottoni, svariati nomi di band stampati sul davanti. Lancia uno sguardo a Christian oltre la spalla ma non dice niente, posando la borsa sul bancone con un tonfo potente che fa vibrare le spille e tremare alcuni cassetti. Le dita di Christian pigiano sullo schermo velocemente, troppo velocemente, e si ritrova a cancellare più di quanto stia scrivendo, specialmente considerando che sta letteralmente digitando solo una parola:Novità.
Ugh. Snervante. Ha solo bisogno di dormire. Forse di qualche cura medica.
Finalmente, riesce a inviare il messaggio ad Alex, ficcando nuovamente il telefono in tasca con un'agile mossa, incontrando immediatamente gli occhi curiosi di Mattia.
"Ho solo informato un amico che starò via più tempo del dovuto," dice una mezza bugia senza difficoltà, strizzando gli occhi in maniera gentile. E perché cazzo ha sentito il bisogno di giustificarsi, di nuovo?
Porca puttana,chri.
Mattia corruga le sopracciglia mentre apre la sua borsa. "Oh? Dovevi fare qualcosa? Scusami. Avrei dovuto chiedertelo invece che trascinarti qui." Le parole suonano come minuscole imbronciate emoji.
Christian sente le costole comprimersi. Non avrebbe dovuto dire niente. Ha fatto una cazzata. Merda, sta diventando imprudente.
"No, no," lo rassicura velocemente, adottando il suo sorriso migliore mentre si avvicina al bancone, posando una mano sulla superficie. È disseminato di volantini laminati fluorescenti del concerto dei Velvet Undergroung, inseriti nel legno. O forse verniciati? Christian non è mai stato un artigiano. In ogni caso, chi se ne frega. "No, tranquillo, cucciolo. Solo che non voglio che pensi che sia stato spazzato via dal vento. O, sai com'è, collassato per disidratazione."
Le sopracciglia di Mattia si corrugano ancora di più a quella risposta e sta giusto aprendo la bocca per parlare quando Christian alza una mano, interrompendolo.
"Era una battuta," lo tranquillizza, il che è... be'. Strano. "Il punto è, Mattia, che sono esattamente dove voglio essere." Si concede un sorriso che nasce da movimenti naturali dei muscoli invece che da una forzatura. È una sensazione piacevole – può a malapena sentire che è lì. "Grazie per avermi portato qui. Questo posto è fighissimo," conclude con un cenno di approvazione, cominciando già ad esaminare quel che lo circonda un po' più da vicino.
Un suono compiaciuto arriva da Mattia (grazie a dio) e un rapido cenno del capo (che Christian spia di sottecchi) gli assicurano che ha detto la cosa giusta.
Bene.
"Quindi questo è il misterioso posto dove lavori," Christian mormora, cercando di tenere a bada la debole invidia. Mattia lo sta guardando attentamente, valutando le sue reazioni, ed è leggermente inquietante. "Mi aspetto il tour completo, lo sai." Lancia un'occhiata di traverso a Mattia, permettendosi un rapido arricciamento di labbra. "Voglio vedere ogni angolo di questa baracca – con i suoi vinili impolverati e i piccoli ragni che indossano berretti."
E Mattia ride intensamente, lanciando un sorriso entusiasta verso Christian. È lusinghiero, ad essere sinceri. Lo trova così divertente. "Come fai a sapere che i nostri ragni indossano berretti? Hai detto che non sei mai stato qui prima d'ora!" Un'altra piccola risata scivola dalle sue labbra.
Adorabile, strambo ragazzo.
"Ho le mie fonti, sai," Christian dice come se fosse ovvio. Mattia ride di nuovo, più forte, e nonostante sia probabilmente insopportabilmente forte per la piccola stanza, è così piacevole e Christian si gira dall'altra parte, osservando qualsiasi cosa con un sorriso leggermente più grande, le mani nelle tasche. "Mi piace la musica," commenta in modo sbrigativo, dopo una pausa.
Dovrebbe veramente evitare di fornire così tante informazioni personali, comunque.
"Anche a me," Mattia biascica in risposta. Delicato. Piacevole.
Christian si guarda alle spalle, solo per trovare Mattia a fissarlo (come sempre) ed entrambi mostrano tenui sorrisi, scambiandoseli reciprocamente, prima di distogliere contemporaneamente lo sguardo. Christian ha il distinto e preoccupante bisogno di mordersi il labbro. Non si è mai morso il labbro prima d'ora.
Ha bisogno di dormire.
"Eccoti qui, Mattia," improvvisamente sopraggiunge una voce, interrompendo il loro scambio di sorrisi. "Sei in ritardo oggi, ragazzo."
Christian gira immediatamente la testa verso la fonte, proveniente da una tenda di perline alle spalle di Mattia – è un uomo palesemente strafatto sulla trentina, con una voce calma e tranquilla che suona come la California e i suoi pigri pomeriggi.
"Scusa, Simone," Mattia sorride in segno di scuse, ma 'Julian' non potrebbe sembrare meno turbato al riguardo. "Sono stato trattenuto. Uhm. Questo è Christian." Gesticola goffamente con le sue grandi mani.
"Ehi, amico," Simone lo saluta con un vago sorriso e un cenno della mano, le palpebre che sbattono lente. Indossa un gilet in jeans. Nessuno se ne stupisce. "Sei qui per il lavoro?"
"No, no," Mattia risponde in fretta, con una risata. "È un mio amico. L'ho portato con me oggi."
Christian ignora il desiderio di sorridere, compiaciuto.
"Oh," Simone annuisce, sembrando davvero molto colpito. "Figo, amico." È il Nunzio Americano. Sembra appartenere a bizzarre magliette e ciabatte, mangiando fette di pizza di continuo e giocando al Super Nintendo. Sembra corde di chitarra e pouf. "Dovresti far domanda, comunque," continua, distendendo un pigro sorriso. "Stiamo assumendo. Sembri un tipo figo. Mi piacciono i tuoi tatuaggi."
Christian alza le sopracciglia, abbassando lo sguardo sui suoi visibili schizzi di inchiostro. Tutto quello davvero visibile è la striscia di semi di carte sul suo polso sinistro e il bordo della ragnatela tatuata all'interno di quello destro. Quindi, in breve, praticamente niente. Non riesce proprio ad immaginare come a questo tipo possano piacere i suoi tatuaggi, se non riesce neanche a vederli.
Inoltre. A Christian non piacciono neanche i propri tatuaggi la maggior parte del tempo. Non ne parla, di solito si dimentica persino di averli. Gli piace solo farseli fare; in seguito non gli piace portarseli in giro.
"Grazie, amico," dice in modo ironico, stringendo le braccia al petto. "Ma passo. Ho già un lavoro."
"Ma lavori lì solo di notte, no?"
Christian sbatte le palpebre, sorpreso, voltandosi verso Mattia. Si scontra con occhi grandi e indagatori, il viso da cucciolo inclinato con curiosità. Vuole che Christian accetti il lavoro?
È... inaspettato.
E, fondamentalmente, una pessima idea.
Tuttavia, lo prende per un attimo in considerazione mentre sta lì, con i piedi divaricati, le mani strette dietro la schiena, osservando le crepe sulle pareti e le macchie di umido rapprese agli angoli del soffitto in uno sgradevole marrone con sfumature arancio. Sofferma lo sguardo sulle pericolanti mensole artigianali verniciate di bianco e osserva la moquette macchiata, e la stanza sul retro dedicata al rock classico, e sorride con aria empatica all'angolo apparentemente inviolato dove giacciono i vinili classici. Povero Bach.
Tutto sommato, questo è davvero il tipo di posto dove Christian amerebbe lavorare. È meglio del suo fetente, maleodorante e buio pub pieno di uomini arrabbiati e spettacoli mediocri. È diverso stare qui, lavorare alla luce del giorno, invece che nelle profonde ore della notte, come un qualche mostro maledetto e non-morto. Christian si sente un vampiro la maggior parte del tempo.
Ma forse gli piace essere un vampiro. La luce del giorno non è mai veramente stata appropriata al suo umore.
Riserva un'altra occhiata a Mattia, gli ingranaggi del suo cervello che ruotano a velocità allarmante. Dovrebbe farlo? Lavorare con Mattia?
Cazzo, è da malati. Soprattutto considerando la natura del loro... 'rapporto'. Christian è qui solo per un motivo e un motivo soltanto. Una volta che sarà riuscito ad avere Mattia e a danneggiarlo per i suoi scopi, dovrebbe lasciarlo. Dovrebbe scaricarlo e non vederlo mai più. Questi sono i piani.
E, davvero, come potrebbe mai trovare il coraggio di guardare di nuovo Mattia in faccia? Alla fine, è così. Come potrebbe mai tornare a guardare quegli stupidi, enormi e orrendamente luminosi occhi azzurri?
E se fossero mai più così luminosi? E se fosse colpa di Christian?
No.
No, non può lavorare qui. Non se questo posto significa tutto per Mattia. Non può lavorare qui, solo per avvelenare l'intero ambiente per il ragazzo una volta che Christian l'avrà distrutto. Anche se si licenziasse – perché non c'è nessun dubbio che lo farebbe; potrebbe essere un rifiuto umano, ma neanche per un istante forzerebbe Mattia a lasciare questo lavoro così che Christian possa tenerlo – sarebbe contaminato dai ricordi di Christian. Da quello che Christian gli ha fatto.
Da quello che gli farà.
No, no, no. Non può.
"Christian...?"
Con un brivido freddo e un sussulto, si scrolla i pensieri di dosso, incontrando di nuovo i curiosi occhi di Mattia. Così, così intensi.
"Scusa," dice immediatamente, sentendosi sconvolto e nauseato e immerso nelle parole che gli stanno vagando nella testa. "Stavo solo... ragionando tra me e me."
In una frazione di secondo, il viso di Mattia muta da leggera preoccupazione a crescente sorpresa, un nuovo sorriso che fa capolino. "Sì? Hai intenzione di fare domanda?"
Cazzo, sembra così eccitato riguardo alla prospettiva. Come è potuto succedere?
Troppo, troppo nauseante. Questo è esattamente il posto dove Christian vuole stare ed è terribile. Sente come se la sua pelle sia stata tirata via, come se le sue costole si fossero frantumate. È probabilmente 'senso di colpa', di nuovo. È probabilmente un sacco di cose.
Basta, Christian. Cresci, cazzo.
"Ehm. Sì. Ma non per me," spiega velocemente, ignorando la sensazione sulla pelle. Porta gli occhi sinceri su Mattia, poi su Simone che è ancora in piedi di fronte all'entrata del retrobottega, dove le sottili linee di perline colorate ondeggiano nel silenzio, seguendo la base di "Bellbottom Blues" che fuoriesce a basso volume da uno dei giradischi. "Il pub mi tiene molto impegnato. Ma ho un amico, vedete."
E questo – questo è vero.
"È stato un po' irrequieto negli ultimi tempi. Si sente soffocato e cose così. Ha bisogno di qualcosa da fare," Christian spiega, e gli occhi di Simone si illuminano appena con vago interesse. "Posso proporglielo. Probabilmente farà un tentativo."
"Oh, davvero? Figo. Portalo qui domani. Non sembra male. Mi piace assumere in famiglia." Fa segno con le sue larghe mani, ruotandole in aria come per includere se stesso, Mattia, e Christian. È uno strappo pesante allo stomaco di Christian. Famiglia. "Tiene lontani gli imbecilli."
Imbecilli. Va bene allora.
Christian sorride come se avesse ricevuto un complimento.
Christian si limita ad alzare le sopracciglia.
"Scusa amico, ma non mi conosci. Non puoi definirmi 'famiglia'," dice in maniera piatta, e non gli sfugge il movimento sorpreso di Mattia. Riesce a percepire il suo sguardo, la confusione scritta sulle sopracciglia di Mattia e la piccola ruga tra esse.
Chiaramente, non conosce Christian così bene se quel comportamento l'ha colto di sorpresa.
Simone, d'altra parte, non potrebbe sembrare più tranquillo. "Col tempo, ragazzo. Col tempo." Decisamente il Nunzio Americano. Potrebbe funzionare. "Tutti gli amici di Mattia sono miei amici. Sono sicuro che andremo splendidamente d'accordo." È detto con un sorriso così sincero, l'intero corpo e l'atmosfera così rilassata e spontanea, che Christian si sente intrappolato tra il sentirsi infastidito e il non sentire affatto.
Ma comunque. Va be'.
"Touché," Christian commenta con un mezzo sorriso, ma gli occhi sono ancora cauti e Mattia sembra ancora confuso. Chi se ne frega.
"Ora devo andare. La cena mi aspetta, ragazzi. Chiudi tu stasera, Mattia?" Simone si avvicina, offrendo il pugno a Mattia per un rapido colpo che Mattia ricambia con un frastornato sorriso mentre annuisce.
È così adorabile.
"È stato un piacere conoscerti, Christian," osserva, alzando il pollice nella sua direzione. Christian ricambia. "Porta qui il tuo amico domani, okay?"
"Certo."
E con questo, Simone esce, a mani vuote e apparentemente di corsa. Ma dev'essere la norma perché Mattia si limita a sistemarsi dietro il bancone, spostando un paio di fitti ricci dal viso. Regola lo sgabello, controlla la cassa, mette in ordine un paio di penne e legge alcune note mentre Christian comincia lentamente a camminare avanti e indietro, gli occhi puntati sul ragazzo di fronte a lui.
Ma poi Mattia alza lo sguardo, incontrando quello di Christian, e sorride. Semplice come nessun altro.
"Perché ti sei comportato così con Simone?" domanda, più curioso che turbato.
"Non so." Alza le spalle. "Penso di essere semplicemente così con tutti."
"Con me non sei così."
Tu sei l'eccezione è quello che non dice.
"Questo è perché c'è un posto per un solo principe spocchioso in questa relazione," dice invece, le mani che si muovono furtivamente sui titoli degli album.
"Principe spocchioso?" Mattia ripete, incredulo.
Christian gli lancia semplicemente un sorriso di traverso, spostandosi verso la M.
Miburn. Moody Blues. Mumford and Sons. Muse.
"Mi hai sentito. Quindi. Hai intenzione di farmi fare quel tour, allora?" domanda, facendo il finto tonto. "Perché pretendo davvero di vedere questo posto nella sua interezza. Non tralasciare nulla. Voglio vedere i tubi che perdono, le assi scoperte del pavimento, i vinili di Billy Swan che so che avete, non provare a mentirmi..."
Mattia scoppia a ridere fragorosamente – probabilmente è il suono più forte fino ad ora. È così rumoroso e irritante e sinceramente contagioso, e punzecchia il corpo di Christian come piccoli stuzzicadenti. "Oh mio dio," continua a ridere, scuotendo la testa. Una delle sue grandi mani stringe appena lo stomaco. "Non ci posso credere che hai appena menzionato Billy Swan..."
"Lo conosci, quindi?" Christian domanda, sorpreso, un largo sorriso che inizia a formarsi, senza essere stato chiamato.
"Non posso neanche mentire," Mattia ricambia il sorriso, le parole che fuoriescono in deboli risatine, un riccio che ricade ostinatamente sulla sua fronte. Le sue spalle appaiono scarne e minute dalla sua postazione sull'alto sgabello, le ginocchia che praticamente sbattono sul bancone. Uno dei laccetti della sua felpa è infilato nel colletto della maglietta. "Lo conosco. E abbiamo il vinile in cui sta sulla copertina con quel cigno? Nella vasca da bagno? E tutto questo dovrebbe, tipo, essere molto normale?"
"Sì, perché stare in un campo con un cigno seduto su una vasca in porcellana è perfettamente normale, cucciolo insolente. Non capisco cosa stai insinuando." Ma Christian non può trattenersi dal ridere mentre lo dice, le risate di Mattia che lo contagiano ulteriormente. I suoi occhi sono socchiusi dal piacere, fermi sulla bocca di Christian. Non sembra sensuale, però, e sparge calore all'interno di Christian.
"Non posso crederci che conosci quel disco," Mattia dice alla fine, dopo che entrambe le risate si sono dissolte. Sta scuotendo la testa in modo affettuoso, le mani posate in grembo. "È assurdo."
"È memorabile." Fa una pausa. "Così come Star Castle."
Un'altra risata, forte come la precedente. Decisamente troppo forte per quel luogo tranquillo, ma a Christian non interessa. Vuole solo farlo ridere ancora di più, se ci riesce. Ricorda a se stesso che è perché Alex ne sarebbe felice. Alex.
"E poi ovviamente c'è Richard Harris," dice Mattia, e 'gioia' è probabilmente la miglior descrizione del suo comportamento generale. È così classico e allegro e... romanzesco. Sembra provenire da un romanzo. Se dovessero mai fare un film su un vecchio bardo inglese che gira il mondo e canta agli uccelli nella foresta, Christian ha intenzione di scrivere al direttore del casting.
"Ah, sì," dice Christian , serio. "L'uomo che ha lasciato una torta sotto la pioggia."
Questo scatena un altro accesso di risate da parte di Mattia, e Christian prova qualcosa di non ben identificato, le loro risa che si scontrano nell'aria, mescolate al ritmo della musica di sottofondo, alle gomme da masticare attaccate alla moquette, e alla polvere che giace sulle audiocassette abbandonate in un cartone del latte nell'angolo della stanza. È strano e nauseante e diverso ed elettrizzante.
Diventa ancor più strano quando la loro conversazione sembra non finire mai, sempre scandita dalle risate di Mattia.
Ma è piacevole.

gods&monsters [zenzonelli version]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora