Made to Love - John Legend;
Night in White Satin - The Moody Blues
'La prossima settimana saremo in Aprile. Mancano solo tre settimane all'annuncio di Brenton.'
Christian fissa il messaggio, gli occhi inespressivi mentre i raggi del sole esitano sullo schermo del telefono.
Sono solo parole. Può cancellarle. Può bloccare il telefono e silenziarlo e può distogliere lo sguardo tutte le volte che vuole.
Perché sono solo parole.
Ma comunque le fissa, il suo corpo immobile e stanco e veramente freddo nonostante il bel tempo, mentre sta sdraiato sul divano di Stan. O è da Luca? No... no, è da Stan.
A volte è difficile ricordarsi a casa di chi si trovi. Cose del genere diventano un po' complicate quando tutto quello che fai è essere ospitato perché sei un casino nomade e incostante. E diventa molto, molto stancante dopo un po'...
Un altro messaggio in arrivo.
Dice 'Chiamami stasera'.
Si acciglia, gli occhi che guizzano sulle parole più e più volte. È stufo di chiamare Alex.
Negli ultimi mesi, Christian ha adottato un nuovo approccio: comunica periodicamente con lui pur mantenendolo costantemente a debita distanza. Questo comporta chiamate sporadiche nel cuore della notte durante la settimana, solitamente quando Christian sta tornando da casa di Mattia, il vento che sussurra contro la sua pelle secca, il colletto tirato su. Si tratta principalmente di "Ti spiego dopo, Ale. Ma è tutto a posto" ed è accompagnato da una piacevole e ricolma porzione di senso di colpa e panico insieme, perché ha ancora addosso il profumo di Mattia e la sua immagine sul retro delle palpebre.
Lascia poco margine al sonno, non lascia spazio ai sorrisi sinceri, e spiana la strada per un sacco di ansia, un crudo tormento che in questi giorni sembra essere sempre presente nello stomaco di Christian. Quando fissa i libri senza vederli. Quando guarda fuori dalle finestre con occhi spenti. O, più frequentemente, quando conta i secondi nella sua testa come una condanna a morte mentre riempie i boccali di birra, apparentemente senza un motivo valido.
Ma. Ma non sa cos'altro fare. E sa che non gli resta molto tempo, vedete. Lo sa. Ne è consapevole. È solo che... è solo che non ha il coraggio di fare niente.
Sa che deve dirlo a Mattia. Ci ha anche provato. Non funziona mai, però. Se sia per colpa sua o di Mattia, non lo sa... Ma non funziona mai.
E quindi adesso, mentre fissa le parole di Alex, tutto quel che sente è solo un po' più di ansia, e tanta realtà.
È un modo di merda per iniziare la giornata, davvero.
Quindi Christian si limita a bloccare lo schermo mentre fa scivolare una mano fredda sugli occhi, ficcando il cellulare dove non può vederlo.
"Sei sveglio, amico?" lo chiama Stan dalla cucina. La voce suona molto alta nelle prime luci del mattino, quando tutto è immobile e inondato di giallo.
"Sì," risponde Christian mentre qualcosa, da qualche parte, scrocchia nel suo corpo quando si stiracchia.
"Figo. Ricordati di chiudere a chiave la porta quando esci, okay?" Stan appare all'improvviso, la giacca chiusa, mentre si avvia verso l'uscita. Lancia uno sguardo a Christian, un sorriso amichevole sul viso che Christian ricambia mentre sfrega via il sonno dai suoi occhi. E poi Stan posa la mano sulla maniglia, pronto ad uscire.
"Oi, aspetta," lo chiama Christian alzando una mano, mentre si alza dal divano, sbadigliando mentre cerca il suo portafogli nella tasca posteriore dei suoi nuovi jeans. (Ahah, sì, vi rendete conto? Nuovi jeans. Mattia l'ha letteralmente costretto a comprarli, insistendo che gli altri puzzassero di cane bagnato. Non aveva torto.) Si trascina verso Stan, tirando fuori un paio di banconote e posandole sul suo palmo ignaro.
Per qualche secondo, Stan rimane a fissarle, preso completamente alla sprovvista.
Quindi Christian scrolla le spalle con nonchalance, rimettendo in tasca il portafogli mentre si volta e si muove verso le sue scarpe. "Quelli sono per aver ospitato il mio culo per tutto questo tempo," mormora un po' in imbarazzo. Non è mai stato bravo a... ringraziare, o quel che è. Tipo, ringraziare a voce. "Io, uh, ti ringrazio per avermi lasciato dormire qui."
"Sì, amico, nessun problema," dice Stan lentamente, quasi sospettoso. Fa una pausa. "Ma Chri, davvero, non è necessario..."
"Sì, lo è," insiste Christian, fissandolo abbastanza a lungo per zittirlo. "È più che necessario. E, uh. Be', se non è un problema, stavo pensando..." si muove appena per la stanza, temporeggiando perché non è bravo a chiedere le cose. La sua nuca prude e le mutande cominciano a stargli strette. I suoi piedi sono freddi. La moquette sotto di lui ha una chiazza arancione sopra.
Stan attende, impaziente, le sopracciglia ancora perse tra i suoi capelli, i soldi ancora accartocciati sulla sua mano.
Christian si schiarisce la gola, assumendo una postura decisa. Sputa il rospo e basta, Christian. "Mi chiedevo, se, magari, questo potrebbe diventare un po' più regolare. Il dormire qui ogni notte, ecco. Se per te va bene. Inizierò a pagare metà dell'affitto, ovviamente..."
"Metà dell'affitto? Porca troia, Chri, non è..."
"Pagherò metà dell'affitto," continua Christian, più deciso, "e ti darò una mano con... lo sai. Quelle robe di casa. O quel che è. se vuoi. Decidi tu."
Cristo, fa schifo con le parole. Forse ha davvero bisogno di tornare a scuola, dopotutto...
Passano alcuni secondi di silenzio, trasportati dalla brezza all'esterno che scuote leggermente le finestre. Produce un suono che Mattia probabilmente insisterebbe a chiamare "il vento che fa le fusa" o qualche cazzata simile. Dice sempre cose come quella, dice tutte quelle piccole cose preziose. Christian le scrive tutte nel suo diario perché lo divertono un sacco. Il che è alquanto buffo, considerando il fatto che Mattia gliel'ha regalato affinché Christian potesse scrivere i suoi pensieri; e lo fa, non fraintendetelo – ma Mattia ne occupa gran parte al momento. Quindi il suo diario è tanto suo quanto di Mattia e pensa che probabilmente questo significhi tanto, significhi tutto, ed è qualcosa che stranamente non gli dispiace.
Alla fine, Stan parla.
"Va bene, amico. Va bene. Sarebbe figo, sì," annuisce, ancora palesemente scioccato, i suoi occhi più grandi di quanto Christian sia abituato a vedere. Gli fa sbuffare una risata il che, a sua volta, fa ridere anche Stan. "Va bene," dice di nuovo, questa volta un po' meno sconcertato. "Sembra divertente, Fra. Apprezzo l'aiuto, amico. Puoi rimanere per tutto il tempo che vuoi. Posso sgombrare la stanzetta che uso come armadio..."
"Nah, il divano andrà bene," gli assicura Christian, mostrandogli il pollice in su mentre si infila le scarpe. "Sul serio. Mi basta un divano. Dormo meglio lì dopo tutti questi anni, in ogni caso."
Ma Stan lo sta guardando con aria incerta. "Sei sicuro?"
"Assolutamente." Fa una pausa. "Ma ti ringrazio."
Stan sbuffa un'altra risata mentre si volta verso la porta. "Figurati." Scuote la testa, aprendola. "Sei diventato davvero un piccolo e nobile gentiluomo ultimamente, eh? Dev'essere la vita coniugale. Ti ha sistemato."
Vita coniugale, Cristo.
Ma Christian riesce con successo a buttare giù i suoi accenni di imbarazzo, adottando invece un sorriso sereno accompagnato da un cenno della testa. "Sono solo un noioso anziano adesso," sogghigna, proprio mentre Stan esce di casa.
Riceve una risata allegra in risposta prima che la porta si chiuda.
![](https://img.wattpad.com/cover/318686586-288-k876928.jpg)