Capitolo XIII - L'appuntamento

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Once In A Lifetime - One Direction

Arrivano al pub verso le sette, la porta sudicia che sbatte ripetutamente mentre i corpi entrano ed escono per le pause sigaretta, il rumore metallico delle borsette, i tacchi che strisciano sul marciapiede, jeans che si sfregano contro jeans.
Christian pensa di aver visto Luca sfrecciare tra i corpi, trasportando un vassoio di shot - è abbastanza sicuro che sia di turno stasera - e altre poche facce familiari. Non è insolito per tutti loro venire qui ogni volta che ci sono gli spettacoli live. Specialmente per questa band.
La piccola folla riunita all'esterno consiste principalmente in ragazzi popolari (quei tipi artistici con occhi grigi e annoiati che Christian odia e a volte osserva dall'alto, forse) e un paio di persone più grandi e impassibili con giacche sbiadite di pelle. Nel complesso, è un mare di schifosi tatuaggi, magliette sudicie e orrendi pantaloni alla moda, tutti con le bottiglie di birra in mano mentre si ammassano in piccoli gruppi, le risate che si confondono con il fumo riversato dalle sigarette schiacciate tra le loro dita.
Solo una serata come tutte le altre nella vita di Christian, davvero.
"Allora, questo è il posto dove lavoro," spiega mentre apre la portiera dalla parte di Mattia, sorridendo compiaciuto agli occhi spalancati del ragazzo che sembra che stiano assorbendo ogni dettaglio. "Lo so che non è tanto, ma ha una paga decente e richiede il minimo sforzo da parte mia, quindi. È proprio il mio campo, davvero. Eccomi qua, a servire gli ubriaconi d'Inghilterra."
"Sei abbastanza grande per lavorare in un pub?" domanda Mattia, sbattendo le palpebre come un gufo mentre sta lì in piedi, incollandosi immediatamente al lato di Christian, come se fosse naturale, e osservando l'ambiente di fronte a loro con aria meravigliata. Il calore del suo corpo è istantaneo, Christian lo sente scontrarsi immediatamente con il proprio e le loro giacche si sfiorano e i loro piedi sono puntati l'uno verso l'altro e loro due sono quasi accalcati e isolati nella loro bolla rispetto alla scena di fronte a loro, che davvero non significa nulla. Ma in qualche modo, Christian si sente pieno zeppo di qualcosa, si sente più accaldato e scosso dall'eccitazione, solo sentendo Mattia accanto a lui e osservando tutti gli altri. Non lo ammetterà mai alla luce del sole.
Ma la sensazione è abbastanza per Christian per poggiare la sua mano sulla schiena del ragazzo, un minuscolo fremito che gli sale per le gambe quando Mattia copia il suo movimento, quasi automaticamente, gli occhi ancora spalancati e curiosi.
"Ho quasi vent'anni, sai," Christian commenta divertito, osservando il profilo di Mattia. "Sono un po' più grande di te."
Mattia sbatte le palpebre, facendo scivolare il suo sguardo su Christian. "Io ne ho quasi diciotto. Non sei tanto più grande."
Christian fa spallucce, completamente a suo agio. "Sticazzi. In ogni caso, l'età diventa solo un numero dopo un certo punto. Quindi." Sogghigna, osservando l'estendersi di un sorriso luminoso sul viso di Mattia mentre si fissano, le voci e i rumori che giungono quasi ovattati. "Sei pronto a vedere questo concerto? Ti avviso Mattia, sono bravi. Molto bravi. Potresti essere travolto dalla mia incredibile perspicacia e dal mio buon gusto, quando li vedrai. Potrei diventare il tuo guru della musica." Cominciano a camminare; Christian lascia che la sua mano scivoli via dalla schiena di Mattia mentre si fa strada, sogghignando al ragazzo accanto a sé e ammiccando in confidenza, il suo petto molto più leggero di quanto lo sia stato tutta la sera, i polmoni riempiti con molta più aria. E fumo passivo.
Mattia ride, felice, mentre lo segue da vicino. "Ah sì? Mi corteggerai?"
"Ti sto già corteggiando, non fare il finto tonto," Christian lo sfotte, alzando gli occhi al cielo in modo teatrale.
"Finto tonto?" Mattia ride di nuovo. "Non pensavo di esserlo," mostra un sorriso, largo e reale e intimo, incrociando lo sguardo di Christian per un attimo prima che raggiungano finalmente l'entrata, superati gli ostacoli di corpi e gomiti, e Christian deve guardare da un'altra parte, sentendo improvvisamente troppa aria.
Quando apre la porta, sono immediatamente assaliti da fumo e un baccano esagerato e caotico, alcuni uomini sul retro che lanciano imprecazioni come fossero confetti e qualche adolescente che ride a crepapelle lì nell'angolo. Tutto ha un odore pungente e forte, come di birra amara.
Ah. Sa di casa.
È pieno zeppo, i corpi tutti ammassati vicino al minuscolo palco, le birre in mano mentre chiacchierano e si asciugano il sudore dalla fronte. Il bar è un macello, la gente ovunque in fila per i drink, stringendo impazientemente le banconote tra le mani sporche. Stan è lì, lavorando come un matto mentre ride e affascina la clientela, un asciugamano buttato sulla spalla mentre versa bitter schiumosi dalla spina da bravo professionista. Luca lo raggiunge poco dopo, girandogli intorno, il suo vassoio ora vuoto e il suo sorriso a riempire mezza faccia mentre dà del coglione a qualcuno nel tragitto. Splendido.
"Tutto bene?" grida Christian a Mattia, guidandolo attraverso la massa sudata.
Mattia sembra incantato, gli occhi che si spostano rapidamente, assimilando tutto, le labbra dischiuse nel respirare tra il fumo e i bassi dell'impianto stereo mentre viene montato il palco, grossi fili inseriti in amplificatori pesanti, i microfoni collegati. Tutto puzza con l'accenno di colonia inebriante ed erba e la pelle di Mattia brilla di oro e calore in mezzo a tutti, assorbendo ogni molecola, i suoi ricci a sfiorargli la nuca.
"Più che bene," grida di rimando, incontrando gli occhi di Christian per un attimo sincero prima di continuare ad esaminare la stanza.
Christian sorride.
E poi, improvvisamente...
"Oi! Ragazzi!"
Sorpreso, Christian sobbalza prima di voltarsi, le orecchie dritte, perché quella non è mica la voce di...
"Strangis?" Christian sbatte le palpebre, totalmente sorpreso, mentre Luigi e Nunzio sbucano dal nulla, sorrisi coordinati sul viso, le braccia attorno ai fianchi l'uno dell'altro. "Che cazzo ci fate voiqui, tra tutti i posti possibili??"
Luigi scrolla una spalla mentre guarda Nunzio, tutto lineamenti calmi e capelli luminosi.
"Volevamo sentire della musica live," spiega Nunzio, profondo e sincero, aggrappandosi a Luigi come se fosse una scialuppa di salvataggio, gli occhi che si spostano rapidamente su di loro, con circospezione. Non è poi così calmo, in effetti.
Tuttavia, Christian si scalda al pensiero - a Nunzio è sempre piaciuta l'idea di venire al pub per vedere un concerto ma, dato che la folla e gli aspetti sociali della situazione l'hanno sempre dissuaso, le uniche circostanze in cui ha finito per andarci è stato quando Alex e Nunzio l'hanno praticamente costretto. Non ci andrebbe mai di sua spontanea volontà neanche in un milione di anni.
Eppure, eccolo qui, esattamente al centro del bar affollato con Luigi luminoso e raggiante al suo fianco, sembrando esausto ma ben saldo al pavimento e un po' assonnato. Come se questo non fosse totalmente memorabile.
È piacevole. Fa sorridere Christian, lo fa sentire in qualche modo orgoglioso, forse? Comunque, a questo punto, Luigi potrebbe anche investire Christian con la macchina e farebbe comunque il tifo per il ragazzino. Cazzo, per come ha inculcato così tanta confidenza in Nunzio nel poco tempo in cui si conoscono, Christian probabilmente glielo farebbe fare più volte.
"Anche noi!" grida allora Mattia, strappando Christian dalle sue strane fantasie sentimentali. Il ragazzo accanto a sé è decisamente in fermento, un dito nell'orecchio, l'altro poggiato sulla bocca. È proprio un piccolo idiota. Un bellissimo piccolo idiota.
Alzando gli occhi al cielo (forse con affetto, forse), Christian distoglie lo sguardo da Mattia, solo per trovare Nunzio a fissarlo, la bocca inclinata in modo strano, un'espressione imperturbabile nei suoi occhi. Accanto a lui, Luigi dice qualcosa a Mattia, qualcosa di allegro ed efficace, e i due cominciano a chiacchierare, il tutto mentre Nunzio scruta Christian in silenzio, impassibile.
Christian non distoglie lo sguardo, nonostante la fitta di imbarazzo che sta cominciando a sentire man mano che Nunzio lo fissa.
"Pensavo che dovessi portarlo a cena fuori," afferma alla fine con sguardo inespressivo, ma c'è consapevolezza nel suo sguardo, qualcosa di mistico trascinato dalle parole.
Fa attorcigliare lo stomaco di Christian.
"Ehm, sì. Be'. Non mi piaceva il posto."
Nunzio annuisce, lento e principalmente a se stesso. Una ciocca di capelli gli pende sugli occhi, il viso inespressivo ma carico della conoscenza del mondo. È allora che invita Christian ad avvicinarsi con un dito, discreto e specifico, così Christian si china verso di lui, il naso che quasi sfiora la spalla di Nunzio. Sa di erba e lenzuola e della colonia di Luigi.
"Alex lo sa?"
Le parole strisciano bruscamente nel canale uditivo di Christian mentre sbatte le palpebre, spaventato, prima di lanciare uno sguardo verso Mattia in un attimo di panico, pregando che non abbia sentito nulla. Non è successo - è impegnato a parlare con Luigi, ridendo mentre Luigi
fa scorrere un braccio attorno alle sue spalle, trascinandoselo in direzione del bar.
"No," dice, più piano che può in mezzo al baccano, voltandosi nuovamente verso Nunzio. "Non lo sa."
Nunzio annuisce nuovamente a se stesso. "Bene," dice dopo una pausa. Deve cogliere la sorpresa negli occhi di Christian perché a quel punto si rilassa, la voce calma e vellutata mentre mormora le parole con tutta la saggezza di un antico Dio Romano. "Non ho intenzione di giudicarti. Ho capito cosa sta succedendo." Christian trattiene il respiro, quasi scostandosi, ma Nunzio lo blocca con una mano ferrea sulla sua spalla. "Non preoccuparti, il tuo segreto è al sicuro con me. Io credo in te, Chri." Christian si morde il labbro, l'amaro in bocca, il corpo rigido nell'ascoltare ogni parola. "Se deve funzionare, funzionerà. Troveremo un modo."
A quel punto Nunzio lo lascia, uno sguardo calmo e d'intesa, e Christian ha il desiderio imbarazzante e vagamente inquietante di abbracciarlo, ingoiando la pelle d'oca nella sua gola.
"Nu..." dice, sperando che il suo tono trasmetta la sua gratitudine per le parole, per la gentilezza immeritata, andando a scuotere la mano di Nunzio perché non sa cos'altro fare, improvvisamente sopraffatto da qualcosa che sembra terribilmente speranza e un po' sollievo. È una cosa pericolosa da sentire, ma con gli occhi fiduciosi di Nunzio a ricambiare lo sguardo... Christian si lascia andare. Solo per stasera. Solo per ora.
Nunzio annuisce in risposta. "Ti voglio bene, lo sai. Siamo connessi su questo pianeta."
Christian annuisce di rimando, le labbra appena piegate.
Poi, improvvisamente, un corpo con capelli biondi ed energia si scontra con loro, le braccia avvolte attorno ad entrambi i loro colli.
"Perché siete ancora qui?" arriva l'alito alla birra di Luigi, e Christian strizza gli occhi mentre agita una mano per scacciare l'odore; lo sguardo di Nunzio si trasforma in adorazione sdolcinata, facendo scivolare il suo braccio attorno alla vita del ragazzo. Lo sguardo di Luigi si addolcisce nell'incontrare i suoi occhi, il sorriso goffo. "Ehi," dice, già probabilmente dimentico dell'esistenza di Christian.
Christian sogghigna, scuotendo la testa mentre osserva Nunzio illuminarsi a rilento, guardando dentro l'anima di Luigi con l'intensità del suo sguardo a mezza luna. Solo Nunzio può riuscirci.
"Ehi," mormora di rimando, lento e rilassato. E i due si incontrano in un bacio breve e casto, sorridendo entrambi troppo per niente più di un incontro di labbra e un paio di suoni singolari e acuti trasportati sottovoce, e Christian si libera dalla presa di Luigi.
"Vi lascio soli," sorride, ma loro paiono non sentirlo, optando invece per avvolgere le braccia l'uno attorno all'altro, Luigi che ride silenziosamente per qualcosa (o niente), gli occhi negli occhi che fluttuano sulle labbra. È disgustoso.
Muovendosi verso il bar, Christian assottiglia gli occhi, cercando un ammasso di ricci e gambe lunghe. Per un attimo, individua solo i soliti clienti, nessuno di questi somigliante a Mattia, neanche un po', e un cipiglio comincia a formarsi tra le sue sopracciglia, la gente attorno a lui che sembra tutta uguale. Ma poi... poi lo vede, una visione nella sua morbida camicia bianca con i suoi ricci da cherubino (e le guance pure), buttando giù un bicchiere di qualcosa schiumoso e ambrato in un colpo, usando una mano per tenersi al bancone, un piede sollevato sullo sgabello accanto.
Oh, cazzo. Sta bevendo. Dannazione, Luigi.
Contraendo le labbra e spingendo via qualsiasi giudizio romantico e disturbante sui suoi capelli, Christian va dritto verso di lui, strappando il bicchiere - ora vuoto - dalle mani di Mattia con poche difficoltà. Mattia sbatte gli occhi umidi rapidamente, per un attimo sorpreso, fino a che non realizza che è Christian, le sue labbra molto rosse e molto lucide a distendersi in un largo sorriso prima che ripulisca il liquido in eccesso con il retro della manica. I suoi polsi sono sottili e sembrano caldi. Una macchiolina di schiuma giace sul suo mignolo.
"Chri," sorride, tutto luminescente ed etereo, assomigliando ad un bicchiere caldo di Rum Chata, e il suo respiro è pungente come quello di Luigi.
E dai, cazzo. Sono rimasti da soli per due minuti, al massimo. Come cazzo sono riusciti a trovare e consumare tutto l'alcool di questo dannato posto? È con un autocontrollo sincero che Christian resiste all'impulso di lanciare un'occhiataccia in direzione del Lepricano; cosa stava dicendo sul lasciarsi investire da lui con la macchina? Che idiota.
"Vacci piano, ragazzino," dice Christian, annusando i resti del bicchiere con il naso arricciato. E, oh, meno male - è solo una roba scadente, più annacquata che altro.
Ciononostante. Considerando il fatto che Mattia pesa quanto una piuma e che probabilmente non ha mai bevuto prima, potrebbe comunque causare qualche danno. Merda, Mattia è probabilmente il tipo da glicemia alta - sentirà sicuramente gli effetti dell'alcool.
Dannazione, Luigi. Sia dannato l'irlandese.
Sospirando, Christian appoggia il bicchiere sul bancone graffiato prima di spostare nuovamente la sua attenzione su Mattia che, per fortuna, sembra sobrio, nonostante il sorriso sgangherato e rinvigorito sulla sua faccia. Inclinando in maniera civettuola la testa, allunga le braccia, aggrappandosi ai bicipiti di Christian con le dita piegate, avvicinandosi di un passo e guardandolo con la pelle accaldata e le ciglia a ventaglio. Grazioso, grazioso ragazzo.
"Mi piacciono i tuoi amici," Mattia sorride, le parole trasportate in piccoli sbuffi che si imprimono sulle guance di Christian. Il suo alito alla birra è mischiato con il profumo della sua colonia (o qualsiasi cosa sia che gli dà quel lieve e magnifico odore - è quasi troppo delicato e unico per essere artificiale) e improvvisamente le linee nette del suo corpo sembrano più confuse, tutto soffice e ambrato mentre i suoi polpastrelli dirottano il flusso sanguigno nel braccio di Christian.
Christian ride in uno sbuffo, gli occhi che scattano sul rossore delle guance di Mattia, trascinandosi verso la ciocca di ricci aggrovigliata vicino al suo orecchio destro. "Mi dispiace deluderti, ma hai già incontrato i miei amici un sacco di volte, tesoro."
"Lo so," Mattia fa un gran sorriso, alzando le spalle e tirando le maniche di Christian, stringendo il jeans tra le dita mentre lo osserva, dondolando a ritmo di musica, solo un pochino. La sua testa è ancora inclinata e un riccio dopo l'altro continua a scivolare davanti ai suoi occhi. "È che mi piacciono davvero tanto. E mi piace questo posto. Mi piace che tu lavori qui. E mi piaci tu. Mi piace la tua vita."
Be', questa è una novità.
Aggrottandosi, Christian rimuove con gentilezza le mani di Mattia, i suoi lineamenti morbidi che si induriscono nuovamente. "Credimi, non diresti così se conoscessi la mia vita."
A quello, Mattia rimane in silenzio, il sorriso eccitato che svanisce, gli occhi che diventano seri. Non dice niente per un po', si limita a guardare Christian, dondolando ancora leggermente, le mani lungo i fianchi, sembrando vuoto e insicuro. "Allora parlamene," dice con calma, per niente preoccupato. "Ti ho parlato della mia vita. Voglio conoscere la tua. Voglio conoscere te."
La pelle di Christian si tende a quelle parole, un perfetto mix di ansia e mancanza di respiro che si fanno strada, cercando di ricucire le parti allentate. Le parole rimangono nell'aria.
Nah, no grazie. Stanotte non si parlerà di questo. Niente di serio. Solo divertimento. Solo Mattia. Solo lui e Mattia. Nient'altro.
"Forse un giorno," giunge a un compromesso prima di permettersi un piccolo sorriso, la mano a sfiorare il braccio di Mattia. "Ma adesso andiamo verso il palco. Stanno per iniziare."
Per fortuna, Mattia annuisce, lasciando cadere l'argomento senza difficoltà mentre il suo volto esplode in un altro sorriso a trentadue denti, afferrando la mano di Christian e lasciandosi condurre nella mischia. Saluta con una mano Nunzio e Luigi mentre gli passano accanto; loro, ovviamente, neanche se ne accorgono.
"Sei pronto?" gli domanda Christian non appena raggiungono la parte più interna della folla, ammassati contro il bordo del palco improvvisato. Mattia è di fronte a lui, protetto dal corpo di Christian che gli si avvolge attorno, la schiena premuta contro il suo petto, e nonostante Christian sia solo un pochino più basso, (sebbene non gli piaccia soffermarsi su quel dettaglio, grazie), avvolge comunque un braccio protettivo attorno al ragazzo, inclinando leggermente il mento per evitare di sbattere contro le sue spalle mentre spinge le parole nel suo orecchio.
Sente Mattia annuire ancor prima di vederlo, voltandosi verso di lui con l'eccitazione ad imbrattargli i lineamenti. "Pronto," dice senza un briciolo di esitazione, proprio mentre la band comincia a salire sul palco, birre e bacchette in mano, lanciando saluti alla folla.
Il braccio di Christian si stringe attorno a Mattia mentre assemblano gli strumenti, fanno vibrare le corde delle chitarre e aggiustano i microfoni.
"Bene," dice, un po' senza fiato, un po' in fiamme mentre la folla si fa silenziosa e le luci si abbassano. Mattia è caldo contro il suo petto, solido e delicato e profumato. Christian sente come se il sangue stia scorrendo più velocemente, misto a trepidazione e, forse, eccitazione. Si sente lontano chilometri rispetto a come si sentiva appena due ore fa. Ma spinge via il pensiero, muovendo invece la testa a tempo con il conto alla rovescia delle bacchette. "Bene."

gods&monsters [zenzonelli version]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora